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Cinque cose da sapere su Aubameyang, il gioiello d’Europa

E’ il primo nella classifica della Scarpa d’Oro. Il suo viaggio è iniziato a Laval, dove continua a tornare 4-5 volte l’anno. E’ un rimpianto, ricambiato, del Milan. Corre i 30 metri anche più veloce di Bolt, e potrebbe sfidarlo a Dortmund.
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Un attaccante non porta mai pensieri pesanti, che sarebbero già da soli troppo carico in più. Il gol, per Aubameyang, è istinto e velocità, è la maschera di Spiderman per esultare, è volontà di precisione e senso dell'anticipo. Il gol è una sfida, una conferma, è una rivincita, cercata e trovata 100 volte al Borussia Dortmund. La conferma del più prolifico attaccante d'Europa, del primo candidato alla Scarpa d'Oro.

Potrebbe sfidare Bolt

Prima era solo il giocatore più veloce di FIFA e PES. “Vorrei essere ricordato come il giocatore più matto del mondo” diceva, “e perché no come il più veloce”. “Faceva tutto a grandissima velocità” raccontava Orlandi, suo ex compagno di squadra al Milan, al magazine So Foot. “Se ti puntava uno contro uno, non c'era niente da fare”. Per il tecnico che l'ha lanciato al Saint-Etienne, Cristophe Galtier, “cammina sull'acqua”.

Nel 2013 corre i 30 metri in 3,7 secondi. Ai campionati del mondo di Berlino Bolt, che però non è un fulmine in partenza, ha corso i primi 30 nella finale dei 100 otto decimi più lento. L'uomo più veloce del mondo si allenerà proprio col Borussia Dortmund alla fine della prossima stagione, ha spiegato a novembre, grazie a un accordo con Puma. “Non so se riuscirei a batterlo” ha detto Aubameyang, “ma voglio correre con lui, voglio questa sfida anche per capire quanto davvero solo veloce: magari scopro che sono pessimo”.

Primo del Gabon in Bundesliga

Di madre spagnola e padre africano, nato in Francia, Aubameyang gioca per la nazionale di papà Pierre, il Gabon. Ha debuttato in Bundesliga il 10 agosto 2013 contro l'Augsburg. È un esordio di quelli che non si dimenticano. Segna col suo primo tiro di sempre in campionato. L'influenza di Klopp aiuta, Schmelzer, Lewandowski e Reus lo mettono nelle condizioni di firmare una tripletta all'esordio nel campionato tedesco: un impresa riuscita solo ad altri sei giocatori nella storia della Bundesliga.

Aubameyang, primo giocatore del Gabon a giocare nei campionati professionistici tedeschi, nel pieno della maturità si è dato obiettivi ambiziosi ma chiari. Vuole segnare tanto, come Messi e Cristiano Ronaldo. A Dortmund ha toccato i 100 gol, uno ogni 123′. È cambiato tutto dalla seconda stagione in Westphalia. “All'inizio non capivo quello che Klopp mi chiedeva perché non capivo il tedesco” ha raccontato. “Era un mondo completamente nuovo per me”.

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Il forte legame con Laval

Dietro le creste bizzarre e i look stravaganti, infatti, il suo è ancora l'orizzonte di un piccolo mondo antico, di un cuore che batte sempre lì dove tutto è cominciato, a Laval. Nel capoluogo del Mayenne, nella regione della Loira, Pierre-Emerick ha iniziato a cinque anni nell'Husserie, una piccola società alla periferia sud della città. Concittadino di Coquelin, è poi entrato nelle giovanili dello Stade Lavallois dove suo padre aveva espresso il miglior calcio della sua carriera. E a Laval continua a tornare, ogni volta che può, per stare con la famiglia e gli amici, o per supportare progetti di beneficenza. “Sento il bisogno di tornare quattro o cinque volte all'anno” ha dichiarato a Ouest-France. “Qui mi sento a mio agio. Una volta sono andato in vacanza da un'altra parte: non riuscivo a starci. Invece, ogni volta che riparto da qui torno a Dortmund pieno di energia, fisica e mentale”.

Il padre lo portò al Milan

Papà Pierre, ex difensore, ha lavorato come osservatore al Milan. Tutti i suoi figli, Pierre-Emerick e i fratelli Catilina e Willy hanno giocato nelle giovanili rossonere. Aubameyang arriva in Italia giovanissimo, alla Pro Patria a 13 anni. Poi dopo quattro anni passa al Bastia: il padre gli promette che se avesse segnato tanti gol gli avrebbe fatto sostenere un provino al Milan. Le reti arrivano, il provino anche. Quell'esperienza rimane un fiore non colto. Segna tutti e sette i gol del Milan alla Champions Cup del 2007, il torneo precursore della UEFA Youth League, contro Flamengo, Ajax, Arsenal, Bayern Munich e Juventus: è il capocannoniere della squadra che spinge quasi da solo fino alla semifinale. “Pierre era un giocatore molto utile da avere a disposizione, un attaccante di grande potenziale, sempre motivato e rapido ad imparare” ha raccontato il suo coach di allora Filippo Galli, che aveva in gruppo anche Darmian e Paloschi.

Eppure, come spiegava alla Gazzetta dello Sport, Aubameyang mantiene ricordi positivi dell'Italia. È stata “una bella esperienza, anche perché ero con i miei fratelli. Una gran crescita, specie a livello tattico. Dopo aver giocato in Italia si può andare ovunque. È stato un periodo di formazione, 4-5 anni fa ero troppo giovane, era difficile trovare spazio. Ora se mi dessero la chance me la giocherei anch’io e bene. Non ho rimpianti però, mi rendo conto che nel 2008 era presto per la serie A. In fondo, la loro sfiducia è stato uno stimolo a far bene. Voglio ancora far vedere che sono da Milan”.

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Ha indossato un paio scarpette con 4 mila Swarowski

Presto, potrebbe diventare il gioiello pregiato del mercato. Il noto sito specializzato Transfermarkt lo considera un giocatore da 45 milioni di euro. L'anno scorso il Manchester United sembrava pronto a pagarne 60 milioni. E di gioielli qualche esperienza l'ha già. Nel 2012, quando giocava al Saint-Etienne, si è fatto fotografare prima del match con un paio di scarpini personalizzati prima del derby contro il Lione (che i Verts avrebbero perso 1-0): una creazione della società parigina Orravan Design con 4 mila cristalli Swarowski applicati in cinquanta ore di lavoro, oltre al nome di Aubameyang, al suo numero di maglia e allo stemma della squadra, che sul mercato varrebbe 3mila euro. Un'epifania per il candidato numero 1 alla Scarpa d'Oro. Un gioiello che brilla di luce propria.

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