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Cinque calciatori che hanno rischiato la carriera per gravi problemi fisici

Storie di alcuni protagonisti del nostro calcio che non hanno mai abbandonato la speranza di scendere in campo nonostante alcuni problemi di salute che ne hanno messo a serio rischio la carriera. Fra loro anche due top player assoluti come Cristiano Ronaldo e Leo Messi.
A cura di Fabrizio Rinelli
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“Mister, io gioco nonostante l’infortunio”. Una frase che spesso gli allenatori svelano dopo una partita, per evidenziare la forza e la volontà, di alcuni calciatori, di scendere in campo nonostante un piccolo problema fisico. In effetti, ad oggi, sono tanti i calciatori, che attualmente, sono regolarmente in campo nonostante alcuni acciacchi che ormai li accompagnano durante i loro allenamenti e le partite. Scopriamo chi sono, fra loro anche dei veri e propri top player che hanno raggiunto ormai l’apice della carriera calcistica.

CR7, cuore matto e ossicino nella caviglia

E’ stato premiato, giusto qualche settimana fa, con un prestigiosissimo riconoscimento tanto ambito dai calciatori di ieri e di oggi: il Pallone d’Oro. Stiamo parlando ovviamente di Cristiano Ronaldo, uno dei più grandi interpreti e protagonisti del nostro calcio che, fra tante difficoltà vissute da bambino, è riuscito a raggiungere l’Olimpo del calcio professionistico. Di lui, ricordiamo la grande velocità, l’elasticità nel cambio di posizione, la precisione e la potenza nel tiro, ma soprattutto i gol, una marea, che gli hanno permesso di conquistarsi la fama di bomber indiscusso del calcio spagnolo e in Europa.

Non tutti sanno però, che CR7, gioca con diversi problemi fisici che, nel corso della sua carriera, lo hanno messo davvero in difficoltà. Il portoghese infatti, ha un ossicino in più nella caviglia destra. Un tratto comune al 10% circa della popolazione mondiale. Un piccolo problema fisico che però non gli ha mai negato di scendere in campo. Ma non solo. Cristiano Ronaldo ha rischiato di dover addirittura abbandonare il calcio quando aveva appena 15 anni a causa di una disfunzione cardiaca. È stata la mamma, Dolores Aveiro, a rivelarlo.

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Messi, ormoni per la crescita e conati di vomito

Al pari di Cristiano Ronaldo, c’è sicuramente Leo Messi. Il bomber e fantasista del Barcellona, ha raggiunto, anche in questa stagione, un numero di gol incredibile che tiene stabilmente, come orami da anni, la sua squadra nelle zone alte di classifica, sia in campionato che in Champions League. Nel corso della sua carriera, fin da piccolo, il Barcellona si è preso cura della Pulce, curandolo con degli ormoni della crescita. Ma, oltre alle sue prestazioni, sia in Liga, che in Champions League o ai Mondiali, le apparizioni di Messi sono ormai quasi sempre segnate da misteriosi attacchi di vomito. "Ne soffro anche quando sono a casa, ho fatto molti controlli ma non sappiamo cosa sia", ha ammesso qualche tempo fa la Pulce. Adesso, però, il mistero sulle sue condizioni potrebbe finalmente essere stato svelato.

Una otorinolaringoiatra infatti, si è lanciata in un'accurata diagnosi medica che non lascerebbe spazio a dubbi di sorta. Messi, dunque, soffrirebbe di una rinosinusite cronica, malattia che consiste in un'eccessiva produzione di muco che il corpo non riesce ad eliminare sputando o soffiando. Nulla di grave, ma la patologia in questione alla lunga risulta sicuramente parecchio fastidiosa. Specie per chi, come Messi, è impegnato in una continua attività fisica a livello agonistico.

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Rivaldo e la sua gamba asimmetrica

Entrambi brasiliani, entrambi fortissimi e dotati di una tecnica sopraffina, sono stati delle colonne della nazionale di calcio verdeoro. Di Rivaldo e Garrincha però, oltre al grande talento, che per il primo siamo riusciti ad apprezzare anche in Italia durante la sua militanza al Milan, c'è una piccola leggenda. Una curiosità riguardava il dribbling. Così come Garrincha, che per colpa di una grave malattia che lo colpì da bambino si ritrovò con una gamba più corta dell'altra, e per giunta piegata verso l'interno, anche Rivaldo riscontrò lo stesso problema.

Proprio questa malformazione delle gambe però, pare aver conferito, soprattutto a Garrincha, il dribbling che lo ha reso famoso, che a detta dei difensori dell'epoca non sarebbe stato così imprevedibile se le gambe fossero partite da una posizione normale. Da tutti era considerato una specie di Forrest Gump del calcio.

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La malformazione cardiaca di Thuram

Come dimenticare la sua esultanza dopo i gol, pochi realizzati, con le maglie di Parma e Juventus. Ma soprattutto come dimenticare quella coppia di centrali difensivi fortissima con Fabio Cannavaro. Lui, Lilian Thuram, nel 2008, a trentasei anni vissuti al massimo, scoprì una scomoda compagna di viaggio: una malformazione cardiaca. Cresciuta col tempo, fino a diventare pericolosa ora che Lilian Thuram si preparava a firmare un comodo contratto di fine carriera al Paris Saint Germain.

I medici mi hanno scoperto una malformazione cardiaca. Sembra che sia la stessa malattia che è costata la vita a mio fratello qualche anno fa su un campo di basket.

Queste le sue parole a margine della conferenza stampa che sarebbe dovuta essere di presentazione del suo nuovo contratto con il club francese. In tutti gli anni in cui ha giocato, uno dei calciatori più conosciuti al mondo sapeva che il suo cuore non era di dimensioni normali, che il problema cardiaco era congenito, ma spiegò che le cose si sono evolute e che avrebbe corso davvero un rischio. Restano, ancora oggi, seri dubbi sulla veridicità, negli anni, delle sue visite mediche svolte nei vari club.

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Acerbi dal tumore alla rinascita

Al Sassuolo, Francesco Acerbi, si sta affermando come uno dei difensori più sicuri e di spessore dell’intera Serie A. Ha attirato le attenzioni anche del Ct della Nazionale italiana Giampiero Ventura. Il possente centrale ex Chievo e Milan scoprì infatti, quasi in maniera casuale, nel clou della sua carriera, di avere un tumore ai testicoli. Una notizia spaventosa per un ragazzo giovane come lui, nel pieno della sua crescita e maturazione calcistica. Il difensore del Sassuolo si sottopose a intervento chirurgico e a cicli di chemioterapia: la malattia sembrò debellata, ma si ripresentò, 6 mesi dopo.

Altro ciclo di cure per debellarla, questa volta, in maniera definitiva. Una battaglia coraggiosa ma a lieto fine che Acerbi ha voluto raccontare in un libro “Tutto bene – La mia doppia vittoria sul tumore” nel quale invitò chiunque si trovasse ad affrontare questo calvario a non mollare. Una forza che gli ha consentito di non abbandonare mai il calcio e di tornare presto a farsi notare in Serie A per le sue ottime prestazioni.

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