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Ciao Moro, “saluta Dio per noi”

“Andarsene a neanche ventisei anni su un campo di calcio. Perchè?” La domanda se l’è posta anche Luciano Ligabue, uno degli artisti preferiti da Piermario Morosini. Abbiamo provato a giocare con le parole del rocker di Correggio, per ricordare ancora una volta, e in maniera “particolare”, lo sfortunato giocatore del Livorno.
A cura di Alberto Pucci
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Piermario Morosini

Quando tutte le parole sai che non ti servono più, allora provi ad esorcizzare la tristezza in altri modi.

“ Andarsene a neanche ventisei anni su un campo di calcio. E in quei pochi anni di vita avere perso il padre, la madre e un fratello. Perché? ”
Luciano Ligabue
Magari rimanendo in silenzio e cercando di anestetizzare il giorno di dolore che uno ha. La musica è un'ottima medicina, e tu lo sapevi. Specialmente quella di Luciano Ligabue: canzoni che che ti hanno accompagnato nei momenti felici e tristi della tua vita. Una colonna sonora, interrotta nel giorno della tua tragica scomparsa. Eri come noi, un ragazzo semplice che amava sfogare i propri sentimenti urlando contro il cielo e ascoltando la forza della banda. Quella del Liga! “Era con noi a Campovolo. Aveva addirittura la tessera del Bar Mario, il nostro fan club ufficiale”, ha ricordato il rocker di Correggio. Ora che, nessuno se lo spiega perché sia successo a te, siamo tutti qua a ricordarti caro “Moro” e, insieme a noi, ci sono tutte quelle facce lì: quelle che hai conosciuto nella tua, purtroppo, breve carriera.

Il ricordo dei tifosi
Il ricordo dei tifosi

Nel calcio avevi trovato una famiglia, quella che il destino ti aveva tolto, un pezzo alla volta. Correndo dietro ad un pallone avevi trovato amici veri. Quelli che, adesso, ti ricordano via Facebook o Twitter. Come i ragazzi delle giovanili dell’Atalanta che, sotto lo sguardo attento di Delio Rossi, coltivavano il sogno di arrivare pronti al “giorno dei giorni”, quello del debutto in prima squadra, della serie A, del primo gol davanti a migliaia di tifosi. Un sogno condiviso da molti. Da tutti quelli che pensavano: " fino a quel giorno, voi non svegliateci". Qualche anno a Bergamo, nel posto giusto per diventare calciatore, e poi via, da dove fermano i treni, con la convinzione che il meglio doveva ancora venire. Un viaggio in “prima” verso Udine dove, nel 2005, Serse Cosmi ti svegliò dal sogno: “vai, ragazzo, da adesso in poi tocca a te”, indicandoti il centro del campo. L’esordio in A, contro l’Inter. L’emozione europea dell’ottavo di finale contro il Levski Sofia. Sono stati giorni che hanno lasciato il segno, come quelli di Bologna, Vicenza, Reggio Calabria e Padova: un giro d’Italia, tra palco e realtà, ringhiando sempre verso gli avversari. “Se entri, chiedimi permesso”. Un po’ come a dire: “se vuoi segnare, dovrai prima vedertela con me”. Esperienze che, di canzone in canzone, di casello in stazione, ti avevano portato fino a toccare il cielo con un dito e a vestire la maglia della nazionale Under 21 nel 2009, durante gli europei di categoria in Svezia.

Mario e la sua fidanzata Anna su Twitter
Mario e la sua fidanzata Anna su Twitter

Hai fatto tutta questa strada per arrivare fino a Livorno e, ad ogni sosta, c’era sempre qualcuno. Di sicuro c’era lei, Anna, che da cinque anni condivideva con te la tua vita da mediano e che ti spronava a dare sempre il massimo. Le donne lo sanno, c’è poco da fare, caro Mario. Sanno sempre che cosa ci vuole e lei lo sapeva fare bene. In maglia amaranto avevi trovato il tuo spazio e stavi cominciando a cantare forte la tua canzone. Tutto procedeva alla grande fino a quel maledetto momento: un colpo all’anima, per tutti quanti noi. Abbiamo perso le parole, caro Moro e anche se vivere è un atto di fede, da oggi ci sentiamo comunque un po’ più soli senza di te. Grazie per le botte d’allegria e ora che sei lassù, facci sapere se passano gli Who e chi comprerà l’Inter. Ah, dimenticavo: di che colore è quel famoso gilet?

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