Chinese Super League, nuove norme per limitare il mercato: l’obiettivo è ridurre le spese

Sembrava dovesse essere la nuova frontiera del calcio mondiale ma tutto si è sgonfiato in un batter di ciglia. Pochi mesi fa tanti calciatori volavano in Cina a suon di stipendi milionari ma ora questo non accadrà più. "È finita la pacchia", tanto per parafrasare un'espressione molto utilizzata in questo periodo. Niente più spese pazze nella Chinese Super League, il massimo campionato cinese, visto che nei giorni scorsi sono state ufficializzate alcune nuove misure per limitare i costi dei club tra mercato e stipendi, che erano arrivate alle stelle in maniera molto pericolosa negli ultimi anni. Il tetto massimo di spese per i club della Serie A cinese sarà pari a 1,2 miliardi di yuan (circa 150 milioni di euro) nel 2019, l'anno successivo scenderà a 1,1 miliardi di yuan (circa 140 milioni di euro) e nel 2021 arriverà a 900 milioni di yuan (circa 115 milioni di euro). Verranno effettuati dei cambiamento anche nel rapporto tra salari e fatturato, che potrà essere al massimo al 65% nel 2019, al 60% nel 2020 e al 55% nel 2021.
Verrà introdotta anche una salary cap per i giocatori dato che i calciatori cinesei non potranno guadagnare oltre 10 milioni di yuan annui (1,2 milioni di euro) esclusi bonus, con la possibilità per chi è sarà convocato alla Coppa d’Asia o nelle qualificazioni verso i Mondiali 2022 di salire a 12 milioni di yuan annui (1,5 milioni di euro).
Ci saranno alcune limitazioni che riguarderanno anche i bilanci dei club: non saranno consentite perdite maggiori a 320 milioni di yuan (circa 40 milioni di euro) nel 2019, 290 milioni di yuan (circa 37 milioni di euro) nel 2019 e 270 milioni (circa 34 milioni di euro) nel 2021. Per quanto riguarda le iniezioni di capitale saranno limitate a 650 milioni di yuan (circa 80 milioni di euro) nel 2019, 560 milioni di yuan (circa 70 milioni di euro) nel 2020 e infine a 300 milioni di yuan (circa 38 milioni di euro) nel 2021.