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Chiamami Bomber, la vita di Vieri tra donne, gol e sciabolate morbide

L’ex calciatore si racconta in un libro autobiografico e svela particolari di carriera e vita privata tra il rettangolo verde e la pista del Pineta, tra un gol e una conquista, tra Melissa ed Eli Canalis.
A cura di Maurizio De Santis
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Tacchi, tacchetti e mezze tacche in campo. Cosce, lenzuola e culi di bottiglia perché non si vive di solo calcio. In parole, opere e (poche) omissioni è la vita spericolata di Bobo Vieri, che in carriera ne ha viste (e combinate) di tutti i colori. Ha perfino ballato sul mondo, in tv come al Casinò. L'ex attaccante della Nazionale che alla Gazzetta dello Sport concede in anticipazione pillole del libro ‘Chiamami bomber', un caleidoscopio di pallonate che rotolano tra rettangolo verde e la pista di una discoteca, tra una quinta di reggiseno e il fedele bastone (per i selfie), una pinta al bar con gli amici perché "certe notti somigliano a un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai". Perché se il mister ti rompe le scatole – tanto per restare in gergo – e proprio non ti riesce di buttarla dentro allora capita che "c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà".

L'ex calciatore ricompone i pezzi del mosaico e offre, attraverso le sue ‘bomberate', il periodo in cui il calcio italiano conosceva (ed esaltava) gli splendori lasciando le miserie nel sottoscala, come si fa con la polvere che prendi e spazzi sotto il tappeto convinto che tutto sia pulito. Era il tempo delle ‘sciabolate morbide' e delle conquiste fatte a bordo campo come fosse il bordo piscina, tra un drink e un'occhiata malandrina, una botta e via, flirt come se non ci fosse un domani perché, in fondo, il meglio deve ancora venire.

Il Pineta, Melissa ed Eli Canalis "che menava di brutto"

Bobo ricorda così l'età in cui si diventa grandi e la sua ‘prima volta'. "A diciott’anni si diventa maggiorenni, si può finalmente guidare l’automobile, si può votare e tutta una serie di altre cose – racconta l'ex calciatore -. Ma i miei diciotto li ricordo soprattutto perché fu in quel periodo che varcai per la prima volta la soglia del Pineta di Milano Marittima, che negli anni a venire sarebbe diventato per me un appuntamento fisso… Elisabetta Canalis? Me la passò al telefono Iacchetti. Menava di brutto Eli quando la facevo arrabbiare… Melissa Satta la conobbi quando aveva 18 anni, era bellissima. Le dissi: ‘Ascolta Melissa, adesso sei troppo giovane, ma mi prenoto per diventare tuo fidanzato appena avrai compiuto vent’anni…". 

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Ciao Juve, me vado all'Atletico (che paga di più)

Gossip a parte ("mi hanno spesso attribuito relazioni che non ho mai avuto"), Vieri svela anche il retroscena del suo addio alla Juventus e all'Italia, quando decise che Madrid e l'Atletico sarebbero stati la prossima meta della sua carriera. "Un giorno Moggi mi chiama a rapporto. Il direttore, con i suoi modi tranquilli e gli occhi semichiusi, dice che è pronto ad aumentarmi l’ingaggio, ma che non può andare oltre i 2 miliardi di lire a stagione. L’Atletico Madrid offre 3 miliardi e mezzo. “Si va in Spagna”, dico. E la riunione finisce all’istante. Lo ammetto, decisi guardando solo il portafogli. Potendo tornare indietro, sarei rimasto".

"Presidente, Ronaldo deve restare"

Così disse Vieri nel 2002 quando il presidente dell'Inter, Moratti, gli spiegò che Ronaldo – il ‘fenomeno' – avrebbe potuto lasciare i nerazzurri per contrasti con il tecnico Cuper. "Una notte di luglio, alle tre e mezza del mattino, io sono al Pineta a fare serata. Vedo la tasca dei pantaloni che si illumina. È il telefonino. Moratti!! Mi disse: Bobo, Ronaldo vuole andare via. E io risposi… non ci pensare nemmeno, non possiamo venderlo, se fai così sfasci tutto". Bomber vero, nel bene e nel male.

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