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Chi non rispetta i morti e il dolore di una madre fa schifo

I cori e gli striscioni apparsi all’Olimpico contro la madre di Ciro Esposito hanno sporcato la memoria del tifoso ferito a morte e calpestato il ricordo di una mamma che porterà per sempre la morte nel cuore. Com’è stato possibile che quelle scritte siano comparse in Curva? Perché nessuno è intervenuto subito?
A cura di Maurizio De Santis
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Senza fare troppi giri di parole, quegli idioti (beceri e improvvisati ‘moralisti' della domenica de noantri) che hanno esposto gli striscioni contro la madre di Ciro Esposito andrebbero restituiti alla terra, ad arare campi, a spezzarsi le reni raccogliendo pomodori, spaccando pietre, ripulendo le strade, le aiuole. Braccia sottratte all'agricoltura, si diceva una volta. Manovalanza intelligente, anche se il cervello lo hanno mandato in fumo da un pezzo: può essere socialmente utile (e, magari, recuperabile) anche un reietto. Perché solo chi non ha più (o, forse, non ne ha mai avuta) dignità e rispetto per se stesso può scrivere frasi di quel tipo e poi mostrarle fiero al mondo intero. E così ‘Daniele con noi', alias ‘Gastone', l'ex capo-ultrà accusato dell'omicidio del tifoso partenopeo, fa il paio con ‘Che cosa triste… lucri sul funerale con libri e interviste!". Che schifo, davvero. Perché da quel libro nel quale ha raccontato il dramma vissuto la signora Leardi non ricaverà soldi: i proventi andranno in parte al Gemelli – dov'è morto suo figlio – in parte a una clinica pediatrica di Posillipo (a Napoli). 

Senza fare troppi giri di parole, chiudete l'Olimpico e buttate la chiave. Fatelo anche con buona parte degli altri stadi italiani nei quali all'eco di certe bestialità è stata messa la sordina da tempo. Fate qualcosa, date un segnale che non sia una resa. Che non sia la solita presa per i fondelli di una Federazione che alza la voce, mostra i muscoli, gonfia il petto e poi si perde in chiacchiere nell'attesa che la buferi passi. E tutto cada nel dimenticatoio.

Senza fare troppi giri di parole, com'è stato possibile – considerati i controlli serrati (?) che c'erano per una gara blindata – che in Curva sia entrato uno striscione del genere? Che la Roma non abbia preso posizione? Che nessuno abbia mosso un dito, sia intervenuto subito perché quell'infamità venisse immediatamente rimossa? Che sia stato permesso a pochi di calpestare il dolore di una madre che porterà per tutta la vita la morte nel cuore? Invece, è possibile. Ed è solo l'ennesima dimostrazione di come i ‘cattivi maestri' che siedono nelle stanze del Palazzo abbiano impartito cattive lezioni e altrettanto biasimevoli esempi.

Quali? Per la Uefa nel novero delle prescrizioni sono considerati "gravi atteggiamenti discriminatori" gli ululati e i ‘buu' rivolti ai calciatori di colore, gli epiteti contro gli ebrei o le minoranze etniche. E se il governo del calcio europeo ha adottato la linea della fermezza in Italia il primo atto della gestione Tavecchio – l'attuale presidente della Figc – è stato derubricare a illecito disciplinare (edulcorando la responsabilità oggettiva che non piaceva ai club), quella condotta discriminatoria che veniva considerata (direttamente oppure indirettamente) di ‘origine territoriale'. E già, perché nel sabato alla vigilia di Pasqua, oltre agli insulti alla memoria di un ragazzo morto, sono rimbalzati sulle tavole degli italiani all'ora di pranzo quei soliti cori che inneggiano al Vesuvio perché lavi i napoletani col fuoco, quelli che ‘Odio Napoli' per molti è solo uno sfotto'. Cosa hanno fatto? Chiuso la Curva per una giornata… sai che ridere.

Senza troppi giri di parole, se a un idiota/delinquente/pseudo-tifoso lasci intendere che la tolleranza zero nei confronti di certi atteggiamenti non esiste e la severità è solo uno spauracchio non c'è da stupirsi se agirà come sempre da impunito. Chi non rispetta i morti e lo strazio di una madre fa schifo e basta. Rinchiudeteli da qualche parte che non sia uno stadio e buttate la chiave.

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