Chi è Donnarumma, storia di un predestinato (nel segno di Raiola)
Freddo. Maturo. Precoce. Predestinato. Ogni ritratto di Gigio Donnarumma pare non possa prescindere da questi quattro capisaldi. Ha bruciato le tappe, come Gigi Buffon, di cui è ormai l'erede designato. Ha già alle spalle 72 presenze, e 79 gol subiti, al Milan. Tra profili hackerati e più o meno veri messaggi d'amore, il suo futuro rimane fumoso. Ma la sua storia racconta di un capitale da non disperdere, per il calcio italiano tutto.
Gli inizi
Gianluigi, nomen omen, inizia alla Scuola Calcio Club Napoli. È lo zio Enrico che lo indirizza, nel ruolo di portiere, al Campania Club Napoli, la scuola calcio a due passi dagli scavi di Stabia. Castellammare ha una notevole tradizione di numeri 1. Donnarumma, alto già un metro e novanta a 10 anni, attira l'attenzione di Ernesto Ferrara, un punto di riferimento che ha già lanciato in passato Gennaro Iezzo e l'amico Antonio Mirante. Presto, il suo nome finisce sui taccuini della Juve, della Roma e dell'Inter che presenta un'offerta decisamente allettante.
L'accordo (fallito) con l'Inter
Il suo ex agente, Giocondo Martorelli, racconta a TMW Radio di un accordo praticamente già trovato con i nerazzurri. "Una sera a Napoli ho visto questo ragazzino parare e ho chiamato subito Ausilio all'Inter; da lì per tre anni e mezzo, fino al 2013, è iniziato un rapporto importante all'Inter, con cui ha fatto degli stage. È una storia lunga, fino al momento dell'accordo scritto con la società: il pomeriggio, con il papà, la mamma e lui che hanno trovato l'accordo dopo quattro anni intensi, di vicissitudini". Ma Gigio va a scuola con la tuta del Milan, ha l'adesivo dei rossoneri sul diario e un fratello, Antonio, che ha vinto lo scudetto con gli Allievi e la Coppa Italia Primavera nel 2010, anche se era squalificato nella finale di ritorno a San Siro contro il Palermo.
L'arrivo al Milan
Antonio Bianchessi, scout del Milan, individua le qualità di Donnarumma. Mino Raiola, su suggerimento anche del cugino, Enzo, va a vederlo e segna il suo nome sulla sua lista. A luglio del 2013 arriva la chiamata del Milan. Per la firma e la foto con Galliani nella sala dei trofei basta davvero poco.
Inzaghi lo portò in prima squadra a 15 anni, grazie a una deroga e a un certificato medico, nella sua ultima partita da tecnico del Milan contro l'Atalanta. Alla fine, però, giocò Abbiati, che stava ancora valutando se continuare o chiudere col calcio, e il tecnico si limitò a far esordire Davide Calabria. In quei primi periodi, Gianluigi “ vive in convitto e studia Ragioneria al Sant’Ambrogio. Quando gli allenamenti non gli permettono di andare a scuola arriva il tutor” si legge sulla Stampa.
Il più giovane portiere titolare in Serie A
In Cina, in un torneo amichevole dell'estate 2015, para un rigore a Toni Kroos. Altri due ne seguono, a Berardi e Acerbi, durante il trofeo Tim. È un segno del destino. Proprio contro il Sassuolo, a 16 anni e 8 mesi, debutta in Serie A, il 25 ottobre 2015. “Mihajlovic mi ha chiamato il giorno prima negli spogliatoi – ha ricordato ai Gazzetta Sports Awards, premiato da Teo Teocoli -. ‘Domani ti faccio giocare, hai paura?' Mi ha chiesto. ‘No, no sono pronto'. Ho risposto. Ma non ci credevo. Sono uscito dagli spogliatoi che ero incredulo”.
Non è il più precoce né in assoluto (Pacchiarotti ha 16 anni e 192 giorni quando gioca gli unici 10′ di tutta la carriera in A con il Perugia) né al Milan. Per 13 giorni non batte il primato rossonero di Giuseppe Sacchi che in un altro 25 ottobre, del 1942, disputò la sua unica partita al Milan (1-3 con la Fiorentina) a 16 anni, 7 mesi e 24 giorni. Nessun portiere, però, ha mai giocato dal 1′ in Serie A così giovane.
Diventato il portiere titolare, il 31 gennaio 2016 viene schierato contro l'Inter e diventa diventa il più giovane titolare di sempre nel derby di Milano. Conclude la sua prima stagione da professionista disputando la finale di Coppa Italia, all'Olimpico di Roma, persa 0-1 contro la Juventus ai tempi supplementari.
Cinque rigori parati in A
La Juve però torna nella sua storia. Il rigore parato a Dybala nella finale di Supercoppa al Jassim Bin Hamad Stadium di Doha gli vale il primo trofeo in rossonero. E conferma la sua fama di para-rigori. Nell'ultima stagione, nel 3-2 sul Torino, ferma dagli undici metri Belotti. È il secondo minorenne a parare un penalty nella storia della Serie A dopo Armando Fiorini, portiere del Modena che a 17 anni e 3 mesi respinse il rigore del difensore della Triestina Lorenzo Gazzari. Dopo quello che evita il pari dei granata di Mihajlovic, il tecnico che l'ha fatto esordire in prima squadra, seguiranno altri quattro penalty parati: a Icardi, Ilicic, Ljajic, Berardi.
In azzurro: miglior portiere all'Europeo U17
Nel 2015, Donnarumma viene eletto miglior portiere dell'Europeo Under 17 insieme al figlio d'arte Luca Zidane, portiere della Francia che avrebbe poi vinto il titolo con la tripletta in finale del capocannoniere del torneo, Edouard. A Waterford, contro l'Irlanda, Di Biagio lo fa esordire in Under 21. è il 24 marzo 2016, l'Italia vince 4-1 e Donnarumma diventa il più giovane di sempre a fare il suo debutto con la maglia degli azzurrini.
Arriva Ventura, altro record
Il 1° settembre 2016, invece, fa il suo esordio nella Nazionale maggiore contro la Francia all’età di 17 anni e 189 giorni. Ventura, alla sua prima da ct, lo fa entrare nel secondo tempo al posto di Buffon. Donnarumma è il più giovane portiere in nazionale e il terzo esordiente più giovane di sempre dopo Renzo De Vecchi che il 26 maggio 1910 debuttò a 16 anni, 3 mesi e 23 giorni contro l’Ungheria e Rodolfo Gavinelli che avrebbe esordito a 16 anni 3 mesi e 8 giorni in una selezione “sperimentale” a Parigi nel 1911 (ma non c'è sicurezza sulla sua effettiva data di nascita).
Nell'amichevole con l'Olanda, poi, lo scorso 28 marzo Donnarumma, è diventato il più giovane numero uno azzurro titolare. Più precoce anche di Buffon che aveva giocato per la prima volta dal 1′ in un match di qualificazione per gli Europei: Italia-Svizzera 2-0, il il 10 ottobre 1998. Più giovane anche di Zoff, che invece aveva dovuto aspettare i 26 (2-0 alla Bulgaria il 20 aprile 1968).
Lo stile: l'idolo è Neuer
“Tra fondamentali e maturità caratteriale, è come se avesse dieci anni in più” dicono a Milanello. Gli hanno insegnato a partecipare all'azione, a giocare anche con i piedi, come il suo idolo Neuer. Ora ha mezza Europa che lo desidera. La calma, si dice, è la virtù dei forti. A Gigio, ora più che mai, tocca dimostrarlo di nuovo.