Chelsea, Sarri diventa pompiere: “Premier League? Meglio City e Liverpool rispetto a noi”
Maurizio Sarri è al centro dell'attenzione in Premier League. Sono bastati una manciata di partite vinte e qualche mese di lavoro perché non solo Londra e il Chelsea si innamorasse dei suoi modi di lavoro e della sua filosofia calcistica. Tanto che, in Italia, il termine "sarrismo" è entrato ufficialmente nella nostra lingua, come un neologismo con un significato ben preciso.

L'Inghilterra, da sempre restia a dare meriti agli stranieri, ci metterà qualche tempo in più ma la strada al momento appare segnata: Sarri piace, il suo concetto di calcio diverte, affascina, stimola la fantasia. Il Chelsea è a punteggio pieno, vola in alto in classifica, si candida per il titolo senza molti giri di parole. Eppure, l'ex Napoli non si discosta dal suo personaggio schivo anche Oltremanica: tuta, sigaretta, poche parole e un "vedo favorite altre squadre".
Insomma, il solito Sarri che nemmeno Londra e la Premier League sono riusciti a cambiare. Non ce la fanno, i principi su cui fonda il proprio pensiero sono cardini che non si scuotono. Quattro partite, quattro vittorie e adesso l'abbordabile Cardiff: tanto basta per parlare di titolo, per tutti ma non per lui.
Noi abbiamo bisogno di un altro step per essere allo stesso livello. Penso sia troppo presto in questa stagione. Vedo meglio equipaggiati altri avversari, come il Manchester City o il Liverpool.
Per Sarri non è pretattica: mentre tutti sono soddisfatti, per lui è solo l'inizio, si può e si deve migliorare ancora e in fretta. Perché così non è sufficiente. Lo sguardo è a lungo termine, le quattro vittorie sono per i ragazzini, riuscire a costruire una mentalità vincente è per gli uomini veri: "Il gap era di 30 punti all'inizio dell'anno: rimontare 30 punti in una sola stagione è molto difficile. Sento che al momento non siamo una squadra molto solida a livello difensivo. Ma sento durante gli allenamenti che questa squadra può crescere."
Vincere contro il Cardiff sarebbe un ulteriore segnale, alla vigilia della ripresa anche delle competizioni europee. Un segnale di forza, robustezza anche mentale e di autostima per un gruppo che si è già scrollato di dosso i problemi avuti nella seconda gestione Conte: "se vogliamo fare punti, servirà una grande prova".