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Che fine hanno fatto? Cinque nazionali ‘cancellate’ dal tempo e dalla storia

Dal Lander del Saar alla potente Urss, ecco le “Atlantidi” del calcio che hanno avuto un passato glorioso nel mondo del pallone.
A cura di Salvatore Parente
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Saarland

Il calcio si è trasformato nella la coscienza sociale e civile di molti, moltissimi tifosi che hanno spesso associato i vari eventi calcistici al corso della loro esistenza. Un fenomeno sportivo che invece di restare nei binari della semplice disciplina ludica ha assunto la forma di un autentico agente della storia con diversi eventi che hanno condizionato il futuro e la vita di tante persone con epiche compagini che si sono adeguate alla foggia stessa che la storia ha voluto dare agli svariati confini nazionali dell'Europa e del mondo. In questa, enorme mole di situazioni, trasformazioni, racconti e mutazioni geografiche del "Secolo Breve", vediamo le cinque nazionali scomparse negli anni nel panorama calcistico internazionale.

Il Saarland e l’Uefa

Nel 1950 il Saarland uno dei 16 Lander della Germania passati, per la seconda volta nel giro di trenta anni, sotto il protettorato francese al termine della seconda guerra mondiale, decise di mettere insieme la sua personalissima selezione nazionale. Una compagine discreta che, in appena 6 anni riuscì a disputare 19 partite complessive (qualificazioni ai mondiali del 1954 in Svizzera comprese), con 6 vittorie, 3 pareggi, 10 sconfitte, 36 gol fatti e 54 subiti. Un’avventura comunque interessante che portò la nazionale con capitale a Saarbrucken ad affiliarsi fin da subito alla Fifa per poi passare alla storia per essere nel novero delle federazioni fondatrici dell’Uefa, l’organo amministrativo e di controllo del calcio europeo tuttora esistente.

EstOk

La Germania Est di Sparwasser

La seconda guerra mondiale era finita da qualche anno e la Germania era divisa in due sfere d’influenza dopo il Trattato di pace di Parigi: da una parte, la Germania dell’Ovest sotto il giogo americano e, dall’altra (col muro di Berlino costruito nel 1961), la Germania dell’Est (DDR) sotto quello della Russia sovietica. Nel 1952, la parte orientale dell’attuale patria di frau Merkel, organizzò la propria formazione nazionale con una storia lunga e poco proficua durata fino all’ottobre del 1992. Una serie di deludenti partite (ben 221) con nessuna qualificazione ai campionati europei ed una sola partecipazione ai mondiali nel 1974. Un’avventura non troppo esaltante ma che, nella world cup del '74, generò un grande moto d’orgoglio, quando, proprio nella rassegna iridata organizzata dai cugini dell’Ovest, con una rete al 77’ minuto di gioco di Sparwasser, i proletari della DDR sconfissero i ricchi borghesi della parte occidentale del paese.

urssOk

L’Urss di Lev Jašin

Una lunga storia (67 anni di vita) per la nazionale della Russia nata nel 1924 e “morta” nel 1991 con la dissoluzione del blocco sovietico che ha vissuto un’esistenza piena a partire dall’esordio ufficiale avvenuto, nonostante la fondazione negli anni ’20, dopo la seconda guerra mondiale. Una serie cospicua di partite che ha condotto l’Urss a dominare il calcio europeo nel 1960, quando, gli uomini di Gavrili Kachalin vinsero il titolo continentale in Francia contro la Jugoslavia del triumvirato Tirnanic, Lovric e Nikolic. L’Armata Rossa (così denominata al tempo la formazione russa), inoltre, fu una autentica fucina di talenti con ragazzi come Blochin, Daseav e l’unico pallone d’oro in porta della storia Lev Jasin. Una fucina di calciatori che, alla fine della loro lunga epopea in maglia rossa, riuscirono a conseguire, oltre al successo continentale nel ’60, un quarto posto ai mondiali inglesi del ’66 e tre finali perse nel torneo europeo (1964, 1972 e 1988).

JugoOk

Jugoslavia, il Brasile d’Europa

La "perla dei Balcani" o anche il "Brasile d’Europa", erano due dei tanti appellativi affibbiati alla Jugoslavia che, dal 1920 al 1992, ha deliziato il palato di tantissimi amanti del calcio con talenti straordinari e formazioni che hanno fatto la storia del calcio. Da Anversa ai Paesi Bassi, dal 1920 al ’92, la Jugoslavia raggiunse un terzo posto nel 1930 ed un quarto posto nel 1962 nei campionati del mondo, due secondi posti nella rassegna continentale (con una finale persa proprio contro l’Italia dopo la prima contesa terminata 1-1 a causa dell’assenza nel regolamento dei calci di rigore) ed un argento olimpico a Londra nel 1948.

CecoslovOk

Panenka e la Cecoslovacchia del ‘76

Giugno 1976, una data che sia in Repubblica Ceca che in Slovacchia nessuno potrà mai dimenticare. La Nazionale di Jezek, infatti, vince per la prima volta nella sua storia il campionato europeo compiendo la difficile impresa di battere a Belgrado, con il famoso rigore (cucchiaio ante litteram) di Antonin Panenka (17 reti e 59 partite in nazionale), l’incredibile squadrone di Sepp Maier, Vogts, Beckenbauer, Beer, Schwartzenbahc, Hoenhess della Germania Ovest, dopo il risultato di 2-2 ai tempi regolamentari. Un sussulto rimasto nella storia del calcio mondiale con una squadra di talenti provenienti dal paese, ora diviso, e che è stato accompagnato, dal 1920 (esordio vincente con un 7-0 alla Jugoslavia) al 1993 (0-0 contro il Belgio), da due titoli di vice campioni del mondo nel ’34 (sconfitta contro l’Italia di Pozzo) e nel ’62 e, oltre al predetto successo nel ’76, anche due terzi posti nella manifestazione continentale del 1960 e del 1980 in Italia.

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