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Che fine ha fatto Andriy Shevhcenko, il fenomeno venuto dall’est (VIDEO)

E’ stato uno dei giocatori più amati dalla tifoseria milanista. Oggi, alla soglia dei 40 anni, Sheva è passato dal pallone alla pallina (da golf).
A cura di Alberto Pucci
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Arrivò a Milano con la stessa faccia spaesata di Ricardo Kakà. Esattamente come il brasiliano partì tra le lacrime di molti tifosi e tornò qualche anno più tardi quando, ormai, la sua storia era già ai titoli di coda. Andriy Shevechenko da Kiev, figliol prodigo del mitico Lobanowsky, fu uno dei pochi giocatori che, alla Scala del calcio milanese, lasciò un segno indelebile. Molti dei successi rossoneri, tra il 2000 ed il 2006, portano la firma inconfondibile del "fenomeno" ucraino: l'unico attaccante degno (in quell'epoca) di essere citato come l'anti Ronaldo.

Dal colonnello di Kiev al Napoleone di Meldola – La storia di Sheva nasce in un freddo sobborgo di Kiev. E' sul quel campetto gelato che il ragazzo si fa le ossa e comincia a farsi conoscere. Tra gol e scatti fulminanti, Andriy entra nelle grazie di Valeriy Lobanovskyi che lo "forgia" e lo fa diventare un campione. Il tecnico della Dinamo Kiev, chiamato da tutti "il colonnello", diventa quasi un secondo padre per Shevchenko. Sotto la sua guida, segna valanghe di gol (con il club e con la nazionale) e firma serate rimaste nella storia come quella, ad esempio, del 5 novembre 1997 a Barcellona. Grazie ai suoi tre gol (la partita finì 4 a 0 per la Dimano Kiev) diventò il primo giocatore ucraino a realizzare una tripletta in questa competizione, nello stesso giorno del compleanno di Oleg Blokhin. Alla squadra catalana Shevchenko segnò anche con la maglia del Milan: colori che indossò nel 1999 quando, a guidare i rossoneri, c'era Alberto Zaccheroni. Con il Diavolo, Sheva vinse tutto: Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa italiana ed europea, Pallone d'oro e, soprattutto, la Champions League del 2002/2003 vinta in finale contro la Juventus, grazie al suo rigore decisivo.

L'illusione inglese e i due ritorni – Nel maggio 2006 si trasferisce in Inghilterra, al Chelsea di Mourinho. Pagato a peso d'oro, l'ucraino non riesce a legare con l'ambiente e con lo "Special One" e, complice una serie di infortuni, finisce spesso in tribuna. Intristito e ferito nell'orgoglio, Sheva due anni dopo torna, in prestito, al Milan. Nonostante l'affetto di Milano e della dirigenza rossonera, l'ex pallone d'oro non riesce a tornare sui livelli degli anni precedenti e viene rispedito al mittente nell'estate successiva. Tempo di disfare le valigie che il Chelsea lo cede definitivamente alla Dinamo Kiev. Con la maglia della sua ex squadra, Andriy chiude degnamente la carriera realizzando 23 reti in 55 partite.

Palla in buca – Oggi Andriy Shevchenko, dopo aver tentato l'avventura politica con il partito Social Democratico Ucraino e aver rinunciato alla panchina della sua nazionale, è un felice giocatore di golf. Come, e più di molti altri suoi colleghi, è passato dai gol alle buche, dalle aree di rigore ai green. Una passione irrefrenabile, diventata una vera e propria seconda vita sportiva, al punto di sognare di partecipare alle Olimpiadi 2016 di Rio in Brasile come giocatore di golf. Che Sheva faccia sul serio è dimostrato dalla sua recente apparizione alla Kharkov Superior Cup, challenge con un montepremi di 200 mila euro e avversari di livello come Nick Dougherty e Oliver Wilson.

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