Champions League, il Milan si prepara al Celtic in totale emergenza
Non è certo un bel momento per i rossoneri. In campionato sono (quasi) solo dolori con la sconfitta di Verona all'esordio, il successo interno col Cagliari e il pareggio in extremis e tra le polemiche con il Torino all'Olimpico. Quattro punticini, molte perplessità, tanti infortuni. E una Champions League che oramai è alle porte.
Per Allegri più gioie che dolori, più grattacapi che convinzioni. Anche perchè quello sfogo maldestro dopo la vittoria-qualificazione con il PSV a San Siro è pronto a riversarglisi contro come un boomerang infernale. Sì, perchè se il trend non cambia, la fortuna continua a voltare le spalle al Diavolo e il Celtic riesce nel grande sgambetto, le "minacce" di dimissioni si trasformerebbero un una "richiesta" perchè lo si dimetta.
Come l'anno scorso, come l'anno prima – Non c'è da dormirci la notte se ci si ferma a pensare. Il gioco latita, i tifosi sono in fermento, l'infermeria è stracolma e riuscire a mettere insieme pranzo e cena è sempre più complicato. Anche l'anno scorso l'inizio di anno fu orribile, poi arrivò il rush finale che salvò tutto. Ma se solo l'avesse lontanamente subodorato, Max Allegri avrebbe cavalcato l'onda berlusconiana che lo portava verso Roma ad inizio estate invece di saldar le redini e domare il puledro recalcitrante per dimostrare a tutti chi comanda. Con la Champions League alle porte (nessuno lo dice ma l'obiettivo minimo sono i quarti) l'acqua è già salita ad altezza gola e l'ultima trasferta di Torino ha portato ulteriori tensioni di cui non si sentiva per nulla la necessità oltre che nuovi infortni.
Mezza squadra out e Kakà non è pronto – Agli ‘storici' out come Bonera, Silvestre, Abate e De Sciglio che hanno sgretolato un'intera difesa titolare obbligando il tecnico ad inventarsi un reparto accrocchiato per difendere il povero Abbiati, da sabato notte si sono aggiunti anche Poli e Montolivo che hanno fatto saltare il banco del centrocampo. Per loro niente Europa, in attesa di capire i tempi di recupero. Un problema nel problema perchè Allegri avrebbe in questo istante bisogno di tutti, nessuno escluso e se solo si ferma l'ultimo della rosa, oggi son grattacapi. Anche perchè chi c'è – malgrado l'entusiasmo e l'ostentata sicurezza – non sta convincendo. Primo tra tutti Kakà, insufficiente contro i granata. Tanto da chiedere di essere sostituito. Lento, macchinoso, lontano dalla forma migliore con i piedi che non seguono la velocità delle idee e creano qualche imbarazzo di troppo. Così, i rossoneri oggi si ritrovano indifesi e con un bel po' di fantasia in meno (mentre Boateng in Bundesliga brinda al suo primo centro).
Errori in lista e il Faraone rotto – Poi, il problema attacco. El Shaarawy si è fermato e ne avrà per settimane. Poco male, si potrebbe dire, per il contributo che stava dando. Eppure, in questi tempi di vacche anoressiche anche il giovane Faraone sperduto sarebbe stato glassa sulla torta. Invece, out anche lui e in Europa conta il doppio visto che per quell'errore pacchiano sulla lista non può esserci nemmeno il giovane Niang. Tutto sulle spalle del solito Balotelli (e poi non si dica che non sappia gestire le pressioni) e su Matri, pupillo sbiadito dell'Allegri di Cagliari. Un po' poco, forse troppo poco. Anche per affrontare un Celtic che altrimenti non farebbe paura ma che oggi si presenta come uno spauracchio nel debutto continentale del "club più titolato al mondo".