Champions, il flop di Balotelli è lo specchio del crollo del nostro calcio
La partita giocata da Mario Balotelli al Vicente Calderon contro l'Atletico Madrid è lo specchio del nostro calcio a livello internazionale: inesistente. Da quel maggio 2010 dove l'Inter di Josè Mourinho alzò al cielo la Coppa dalle ‘grandi orecchie', le orecchie l'Italia del pallone le ha sempre abbassate e tanto. Non c'è traccia di un club italiano da quattro stagioni a questa parte nelle fasi finali di Champions League. Anche il Milan, ieri, martellato da un avversario forte e in salute, ha rimediato una delle più brutte figure della sua storia in Coppa. E a vedere umiliata la società che sulla spalla orgogliosamente mostra la Champions con il numero "sette" (le Coppe vinte) – ma non più la scritta del ‘club più titolato al mondo' – fa capire quanto in basso è scivolato l'intero movimento, ingolfato adesso in Europa League dove Juventus, Fiorentina e Napoli sono obbligate ad arrivare fino alla fine per non far parlare dell'ennesima stagione fallimentare.
Manifesta inferiorità – Con il senno del poi, maledetto fu quello 0-0 a San Siro contro l'Ajax che permise al Milan di salire a 9 punti (uno in più del Celtic) e strappare la seconda piazza per la qualificazione dietro al Barcellona. Se non fossero arrivati gli ottavi, il club rossonero sarebbe scivolato in Europa League com'è successo per Juventus e Napoli e oggi sarebbe ancora in Coppa. E' vero, il passaggio del turno e le due partite contro l'Atletico hanno permesso nuove entrare economiche (che in tempi di carestia sono sempre ben accette) ma è pur vero che sportivamente parlando si è assistito ad uno stillicidio calcistico. I colchoneros hanno giocato con il Milan come il gatto fa col topo. All'andata hanno permesso ai rossoneri di disputare anche una buona partita, ma alla fine il risultato pieno se lo sono portati a casa a 5 minuti dal termine con il loro uomo migliore, Diego Costa. Al ritorno, però, hanno messo subito le cose in chiaro segnando dopo soli 3 minuti e infilando il povero Abbiati ogni qualvolta decidevano di andare in gol: il 4-1 finale è una condanna esemplare.
Una china pericolosa – Il paragone, poi, diventa impietoso se si confronta il nostro miglior giocatore a disposizione, Mario Balotelli con l'attuale stella della Liga, Diego Costa. Lo spagnolo ha segnato all'andata proprio dopo qualche istante che SuperMario si era infortunato alla spalla, uscendo dal campo e a Madrid ha firmato una doppietta (al 3′ e all'85') mentre l'attaccante del Milan per 90 minuti non ha fatto nulla, rimediando l'ennesimo cartellino giallo, il quinto in 10 partite. L'emblema evidente di come stia (male) il nostro calcio quando l'asticella degli incontri si alza. Siamo bravi a fare i campioni in casa nostra e anche la storia recentissima della Juventus che è naufragata più per le proprie mancanze che per il pantano di Istanbul, in un girone tutt'altro che impossibile, ne è evidente esempio. Seedorf alla vigilia della sfida di Madrid aveva detto: "Milan, ricordati: anche nel 2007 tutto era avverso…". Un po' come i pensieri di Antonio Conte relegato in Europa League: "La finale a Torino? Forse è un segno del destino". Amare consolazioni e chimere cui aggrapparsi con fragili unghie. I dati dicono che ci vuol ben altro per dimostrare il contrario e che il nostro calcio attuale non esprime nè gioco nè giocatori all'altezza di confronti seri. Citando un terzo tecnico che proprio in Italia sta dimostrando di essere un fuoriclasse, Rudi Garcia, si potrebbe parafrasarlo così: sarà anche vero che i migliori non vincono sempre ma che i peggiori arrivino alla fine è imposibile.