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Cassano, uomo vero. Paga per sé, altri baciano la maglia e poi tradiscono

FantAntonio ha il pregio (e non è un ossimoro) di essere trasparente. Ha fatto una scelta di testa quando ha capito che a 35 anni non basta più la voglia matta di giocare al calcio per essere un calciatore. Ha fatto una scelta di cuore, restare con la propria famiglia. Rispettiamolo. Lasciamolo stare. Nessuno lo può giudicare.
A cura di Maurizio De Santis
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ritiro cassano

Lasciamolo stare. Faccia della propria vita quel che ritiene più giusto per sé e per la propria famiglia. FantAntonio, testa matta, campione inesploso, talento sprecato, genio e sregolatezza, ragazzo di Bari Vecchia… chiamatelo come volete, lui farà spallucce e vi rivolgerà un sorriso leggero poi tirerà diritto per la sua strada. Come ha sempre fatto, nel bene e nel male. Senza che altri pagassero per lui, al massimo avrà loro strappato qualche sincero ‘vaffa…' e un contratto finito a carte e quarantotto. Cassano è sempre stato così, anche nel momento migliore della carriera era scritto nel suo destino che si dovesse fermare un gradino più sotto la grandezza: è successo all'Europeo (quello del biscotto scandinavo) e al Mondiale (lui e Balotelli, che coppia di ‘fenomeni' in Brasile), scontando sulla propria pelle le marachelle da bambino innamorato del calcio e mai cresciuto abbastanza.

Un pazzo, non ce la fa con la testa. A stargli appresso si rischia di ammattire. Questo che vuole, è ancora in giro? E' la media dei commenti (impietosi) che hanno scandito prima il giorno del suo addio al Verona – che gli dà pochi stimoli – ma non al calcio, poi il dietrofront, infine la decisione di appendere le scarpette al chiodo. Tutto attraverso il profilo Twitter della moglie, Carolina, parlando in terza persona. Proprio come ha vissuto l'avventura di calciatore: sempre lì a guardare altri fare faville e lui a contemplare il ricordo di sé stesso tra la strada e quel numero da prestigiatore che i tifosi dell'Inter ancora ricordano.

Non è mai uscito da quel vicolo, e allora? Non è riuscito a guardare oltre la punta del proprio naso, e allora? E' rimasto vero, verace e cafone fino a mandare a quel paese il presidente della Samp, Mantovani, schietto e paradossale, sincero e grottesco, leggero (anche troppo) nel dispensare battute ignoranti (ricordate quella sui froci in Nazionale?).

Cassano è sempre stato così, ha messo la faccia in tutto ciò che ha fatto. Nell'estate dei ragazzi che a 18 anni baciano la maglia e poi lasciano che gli agenti mercanteggino contratti milionari, in questo calcio senza bandiere al punto da confondere traditori e traditi, FantAntonio ha il pregio (e non è un ossimoro) di essere vero. Ha fatto una scelta di testa – e anche questo non è un ossimoro – quando ha capito che a 35 anni non basta più la voglia matta di giocare al calcio per essere un calciatore. Ha fatto una scelta di cuore, restare con la propria famiglia. Rispettiamolo. Lasciamolo stare. Nessuno lo può giudicare. Non è mai troppo tardi per mettere la testa a posto.

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