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Caro Ventura, vinci lunedì sera. Ma da martedì, grazie e arrivederci

Comunque andrà a finire, lunedì sera a San Siro dovrà essere l’ultima di Ventura da ct. Se vincerà, lascerà avendo svolto il compito per cui era stato chiamato: qualificarsi. Dovesse perdere, l’esonero sarebbe automatico. Il solo pensare di andare ad un Mondiale con chi non sa dove far giocare Verratti e Insigne farebbe rabbrividire anche il più spartano sostenitore della causa azzurra.
A cura di Alessio Pediglieri
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Non se ne può più. L'Italia vista contro la Svezia ha colmato il classico vaso delle fiducia e della pazienza di tutti. Adesso bisogna solamente arrivare a San Siro, lunedì sera, per vincere e ribaltare il risultato di 1-0 rimediato all'andata. Il resto, tutto il resto non conta più. Nella convinzione che questi siano gli ultimi novanta minuti di un commissario tecnico che alla fine riuscirà a traghettare la Nazionale ai Mondiali in Russia 2018. Per poi levare il disturbo e guardarseli comodamente in televisione da una comoda poltrona.

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Alla vigilia della sfida con la Svezia, Gian Piero Ventura aveva detto, tra l'altro: "Il mio desiderio? Poter allenare questa Nazionale per 20 giorni di seguito". Ad oggi, dopo l'1-0 di Johansson si potrebbe rispondere con un'altra domanda al ct: "Per farci cosa?". Di tempo e di occasioni Ventura ne ha avute tante, quante ne hanno avute i suoi predecessori: è la Nazionale, signori e queste sono le regole del gioco. Conosciute a tutti, ancor prima di firmare un contratto milionario con la Federcalcio e sedersi sulla panchina più prestigiosa – e scomoda – d'Italia.

Purtroppo – o per fortuna, dipende se sul baratro si sia di fronte o di spalle – Ventura si è giocato anche l'ultimo jolly. In Svezia avrebbe potuto scacciare i fantasmi dei polemici e dei detrattori con 90 minuti di prestigio: l'avversario, il momento, la posta in gioco apparivano l'asset perfetto per cambiar pagina e dimostrare che nei momenti clou non solo le parole ma anche  – e soprattutto – i fatti dicono che l'Italia è un gruppo unito, compatto, vincente. Invece, è andata in scena la solita farsa con il ct che cambia le carte in tavola scontentando tutti, per una Nazionale che si ritrova oggi con l'acqua alla gola.

Per forza di cose, a San Siro, comunque andrà a finire, dovrà essere l'ultima partita di Ventura in azzurro. Indifendibile anche da chi lo ha voluto ct. Se dovesse trionfare e strappare la maledetta qualificazione ai Mondiali in Russia, sarebbe il palcoscenico perfetto per salutare tutti, uscire comunque a (mezza) testa alta e dare spazio ad altri in vista di giugno. Dovesse fallire, l'evidenza farebbe il resto esonerando automaticamente Ventura per manifesta incapacità. Nessuno, in ogni caso, se ne dispiacerebbe anzi. Il solo pensare di giocarci un Mondiale in Russia con chi non sa dove far giocare Verratti e Insigne farebbe rabbrividire anche il più spartano sostenitore della causa azzurra.

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