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Cari calciatori del Napoli raccontatelo agli operai della Whirlpool perché ‘scioperate’

L’ammutinamento dei calciatori del Napoli contro il presidente, De Laurentiis, e la decisione di disertare il ritiro rappresentano il punto più alto di una crisi che ha diversi responsabili, a cominciare dalla squadra che in campo ha un rendimento al di sotto delle attese. Non è in discussione quale decisione prenderanno, o hanno già preso per il futuro. Lo facciano da uomini e da professionisti ben pagati. Non da disertori.
A cura di Maurizio De Santis
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Andatelo a raccontare ai lavoratori della Whirlpool che il ritiro vi dà fastidio, il ‘padrone ha un atteggiamento da caporale' e volete tornare a casa al calduccio. Andatelo a raccontare alla signora di Cosenza, che dorme su una panchina e sbarca il lunario con 300 euro al mese, che il posto di lavoro dove state non vi piace. Andatelo a dire ai rider, che pedalano per pochi spiccioli, senza diritti e alcuna copertura sindacale, che non tollerate la ‘voce del capo'. Andatelo a dire alle migliaia di ragazzi che fanno la fila davanti ai centri d'impiego, tengono botta e sbottano, cercano un santo in paradiso, fanno i bagagli e vanno via, s'arrangiano e si fanno un ‘fegato così', che fate fatica ad accettare il modulo di un allenatore. Andatelo a dire a chi fa le notti in corsia, ai turnisti, ai tassisti a chi null'altro ha se non il proprio lavoro che l'atteggiamento del vostro presidente non vi va a genio e così correte dal vostro procuratore perché si faccia sentire. Andate a baciare le maglia altrove e non fatelo dinanzi a chi la suda per davvero.

Cari calciatori del Napoli, andate a lavorare. È retorico dire queste cose? È populista e qualunquista? Sì, e allora? Anche dire ‘pappone caccia i soldi' è retorico e populista. Indubbio che il presidente abbia le sue colpe, commesso errori di valutazione e più ancora abbia trascurato quanto l'esperienza di chi è giovane di anni ma vecchio di ore in campo (e nello spogliatoio) non è solo zavorra ma un valore aggiunto. Quanto mancano in questo gruppo calciatori della personalità di Albiol, Pepe Reina, Hamsik lasciati andare con troppa sicumera. Quanto stanno mancando ‘senatori' come Callejon e Mertens che avrebbero meritato un trattamento differente rispetto all'affronto pubblico delle ‘marchette da fare in Cina'. E quanto è mancata la determinazione da parte della stessa società nell'accettare che un ciclo s'è chiuso ma ha continuato a vivacchiare quando sarebbe servito un atto di coraggio per riaprirne un altro chiudendo col passato, piuttosto che lasciare questioni irrisolte.

Si può discutere su tutto, sull'orizzonte limitato di questa proprietà (ma le possibilità del fatturato sono cose note da tempo) come dei limiti strutturali nonostante i quali è riuscita a crescere abbastanza in questi anni fino a mettere il naso tra le prime venti d'Europa (vincendo poco). Una cosa è certa: non è accettabile che un gruppo di calciatori ben pagati, che ha sempre goduto della benevolenza dei tifosi, scateni questa gazzarra considerate anche le responsabilità dirette che ha per come (non) gioca, per i risultati che non arrivano, per i gol che non segnano, per gli errori clamorosi e le mezze figure. Sul rettangolo verde ci vanno loro. Se hanno deciso di andar via perché hanno offerte migliori, se hanno più nulla da dare, vadano pure ma senza sputare nel piatto in cui hanno mangiato finora facendo passare interessi egoistici anche legittimi (guadagnare di più altrove) come questioni di principio. Vadano via da uomini e da professionisti. Non da ammutinati.

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