Capuano del Catania, la maglia 33 è questione di Fede

Sulla maglia c'è stampato il numero 33. Lo stesso numero che compare accanto al nome indicato dal profilo twitter @cirocapuano33. E non è casuale. Per Ciro Capuano è molto di più: è un atto di Fede. "Credere in Cristo mi ha aiutato". Napoletano di Portici, trent'anni, una carriera che ha raggiunto l'acme in Sicilia, sull'asse Palermo-Catania. In maglia rossoblu ha trovato Legrottaglie che s'allena, sgomita in difesa ma conosce (e predica) il valore della catechesi. Anche questo è un segno. "Il percorso di Fede ha inciso tantissimo sulla mia carriera – afferma Capuano ai microfoni delle agenzie -. Prima ero un uomo diverso, il calcio finora mi aveva portato a essere la persona che non avrei mai voluto essere. Cedevo spesso alle tentazioni che mi si presentavano e non sapevo resistere. La Fede, però, mi sta aiutando tantissimo". Lo senti parlare e ti chiedi se non venga da un altro mondo, perché nel mondo del calcio di oggi è come farsi pecora in mezzo a un branco di lupi. Lui, però, non corre pericoli. La diritta via non l'ha smarrita. Anzi, l'ha ritrovata. "Spero che tutti voi accettiate Gesù, non ho imbarazzo a dirlo: può cambiarvi la vita. Un giocatore sembra abbia tutto, soldi, successo, invece non è così. Ed io solo in questi mesi ho capito come in realtà tutto sia diverso da come appare".
Catania nel cuore. "All'inizio è stato difficile stare in panchina e cedere il posto – racconta Capuano -. Devo fare i complimenti a Marchese, ma se molla un attimo io sono pronto a conquistare nuovamente il posto. Nei primi sei mesi non sono stato importante in campo, ma sento di aver comunque dato il mio contributo fuori dal campo". Sul suo futuro Capuano si esprime così: "Desidero restare a Catania. Ma prenderei in considerazione qualsiasi offerta potesse arrivare. Significherebbe che il Signore mi ha messo davanti a una possibilità nuova".