Capolavoro Allegri, che lezione a Jardim. Gli dà scacco con la mossa Dani Alves
Allegri non sbaglia una mossa. La nona doppietta in stagione di Higuain, Pipita mai così preziosa per la Juve, è solo la punta più luccicante di un iceberg che arriva da lontano. Il tecnico disegna una squadra dal multiforme ingegno, che cambia ogni modulo possibile adattandosi alle oscillazioni del match. Una Juve che come contro il Barcellona spacca la partita con Dani Alves (28 scambi con Dybala in 90′). L'ex blaugrana mette in crisi Sidibé, adattato a sinistra per l'esclusione di Mendy. Il resto è una difesa che evolve da quattro a tre e viceversa, con Barzagli formalmente quarto a destra e la BBC a tamponare Falcao e Mvappé. Dove non arrivano loro, poi, ci pensa un grande Buffon.
Ma è tutta la Juventus a scandire la sua superiorità con una prestazione matura, brillante, solida. Pjanic, che pure rischia su qualche appoggio un po' distratto, e Marchisio cancellano Bakayoko e Fabinho. Alex Sandro e Dani Alves aprono la difesa monegasca. Così Mandzukic, fondamentale per il bilanciamento della squadra, e un Dybala ancora in versione toda Joya toda bellezza, vedere per credere il colpo di tacco che avvia l'azione capolavoro del vantaggio, godono di quella libertà fra le linee che fa la differenza e avvicina i bianconeri alla notte di Cardiff.
Juve flessibile, Barzagli parte a destra
Sorpresa nelle formazioni. Jardim esclude Mendy, secondo la versione ufficiale per problemi muscolari, e sposta Sidibé, a tre settimane dall'operazione di appendicite, titolare a sinistra, lui che è un destro naturale. Disegna un 4-4-2 bilanciato, con Fabinho e Bakayoko in mezzo a reggere il peso del centrocampo. Cambia anche Allegri che schiera, almeno in partenza, Barzagli terzino destro in un 4-2-3-1 con Alves più alto, insieme a Dybala e Mandzukin alle spalle di Higuain, e Cuadrado in panchina. Di fatto, però, in non possesso Barzagli stringe molto diventando un terzo centrale aggiunto per non lasciare al resto della BBC il confronto uomo contro uomo di fronte alle due punte del Monaco, la prima squadra francese in semifinale di Champions dal 2010 (l'attesa più lunga dai nove anni passati tra gli exploit del St-Étienne nel 1976 e del Bordeaux nel 1985).
Capolavoro Buffon, la Juve si sveglia
Nei primi minuti, la Juve spinge soprattutto sull'out di sinistra, contro un Monaco, avanti 2-0 dopo mezz'ora contro Borussia Dortmund e City, che si limita a contenere e chiudere gli spazi nella propria metà campo. Da quel lato insiste Sandro, cercato in avvio anche da un'apertura significativa benché sbagliata di Barzagli, e al 9′ fugge Dybala "in versione Mandzukic". La Joya, che tiene Firrar in pressione costante, tenta il tocco a rimorchio come Higuain, con uno schema a ruoli invertiti simile all'azione del 2-0 al Barcellona, ma il Pipita scivola. Comunque, il 4-4-2 di Jardim inevitabilmente scopre spazi fra le linee alle spalle dei mediani, che non si abbassano per evitare l'inferiorità numerica. Troppo timido Sidibé, si lamenta anche Subasic, che ha sempre un uomo almeno in grado di superarlo.
Nelle partite chiave, la Juve ricorre a quel che sa fare meglio. Cambiano gli interpreti, ma l'antico schema dei successi di Conte, Pirlo che pesca il taglio in area di Lichtsteiner, rivive con Marchisio a dipingere per Dani Alves che crossa al volo per un Higuain attento a seguire l'azione, meno nel trovare la palla. Il ritmo sale e il ritardo in copertura di Higuain porta al cross che consente a Mvappè, sempre in gol contro Borussia e City, 18 reti nelle ultime 18 partite, di saltare da solo (il colpo di testa però è centrale). Lo schema si ripete, con Mvappè che sul primo palo brucia un Bonucci troppo largo in marcatura (era avanti, si fa superare, Barzagli non accompagna in raddoppio), e la gira al volo, frustrato da un super Buffon.
Il gol: quattro (p)assi di un colore solo
La partita va a ondate, rispetto al Camp Nou il ritmo è alto ma non ci sono le sfide a specchio, uno contro uno, a tutto campo. Punti di forza e di debolezza però si saldano, e la Juve entra meglio "sotto pelle" nella struttura avversaria. E' splendida l'azione dell'1-0. Tacco di Dybala largo per Marchisio che vede Alves a occupare il corridoio interno di centro-destra, il brasiliano con un altro tacco vede Higuain che ha seguito sul secondo palo e centra il trentesimo gol in 48 presenze in stagione. "Dal tikitaka al tikitacco" twitta il giornalista di Eurosport Dario Puppo, ed è difficile non condividere. Perfetto il tempo dell'inserimento da dietro del Pipita che esacerba il punto debole di ogni squadra schierata col centrocampo in linea contro una squadra che porta almeno un uomo se non due ad agire sulla trequarti. I mediani non possono abbassarsi troppo, i difensori restano presi nel dubbio se chiudere lo spazio e rischiare l'infilata alle spalle o rinculare per proteggere la porta.
Juve, tutti i moduli in un tempo
La fluidità della Juve, capace di cambiare volto e modulo senza modificare gli interpreti, rende più semplice ai bianconeri adattarsi alle varie fasi del match. Allegri chiede a Mandzukic e Sandro, cercato 7 vollte nel primo tempo da Chiellini che tocca 36 palloni (solo due in meno di Pjanic) di non concedere troppo spazio nel corridoio da quella parte a Bernardo Silva. Nel finale, in copertura i bianconeri difendono di fatto con un 4-4-2 e all'occorrenza i due esterni alti che raddoppiano all'altezza della linea difensiva e il Monaco, con un possesso palla più basso e meno della metà dei duelli aerei vinti che fatica a immaginare spazi fra le linee.
Alves-Higuain, il raddoppio nasce qui
Un'altra gran parata di Buffon, su Falcao, inaugura il secondo tempo che si apre con Mvappé più spostato verso il centro-sinistra. Un'occasione che nasce da un rinvio deconcentrato di Pjanic, protagonista di 44 passaggi nei primi 45′, più di ogni altro bianconero in campo. Una gran copertura di Marchisio nel semi-spazio destro permette a Marchisio di sognare il 2-0, Subasic respinge di piede e il Monaco vola in contropiede su quello stesso lato. Falcao converge e cerca Mvappè, Chiellini chiude la linea di possibile passaggio in area. L'azione conferma l'importanza delle transizioni negative per evitare di farsi trovare scoperta sui ribaltamenti. Il pericolo sveglia la Juve.
Alves recupera palla, Dybala accompagna e restituisce in verticale all'ex Barcellona. Il triangolo taglia fuori la difesa di casa, il cross è perfetto per Higuain, che sguscia al vertice dell'area piccola, oltre le possibilità di copertura di Glik, e fa da preludio alla nona doppietta stagionale del Pipita, la più importante.
Dominio finale
La Juve aggredisce, pressa più alta, occupa le linee di passaggio e spacca la difesa ancora sull'asse Marchisio (o Dybala)-Dani Alves. La difesa del Monaco tende a non occupare il campo in tutta la sua ampiezza e il brasiliano può aprire le maglie della difesa
Cambia Jardin, dentro João Moutinho per Bakayoko e Germain per Lemar. Ma non muta la sostanza, la Juventus controlla il match fino al 91′. Poi una punizione dalla destra sorprende la difesa in linea bianconera un po' scoperta. Chiellini si perde Germain che salta in anticipo sul primo palo e solo la splendida parata di Buffon, la più difficile della serata, mantiene completa la festa della Juventus. Una squadra da 146 gol in stagione, con un portiere e una difesa così, può sognare molto in grande.