Capitale in Coppa: Roma e Lazio alla sfida per l’Europa
Nuova era, vecchi squilibri. La prima stagione con il nuovo accordo più ricco per i diritti tv e con la limitazione delle rose si apre con la solita sperequazione nella distribuzione delle risorse. La Juventus passerà da 96 a 110 milioni (fino ai 116 del 2018), 40 in più della Roma (71,4 quest’anno, 75,2 allo scadere del triennio), il doppio rispetto alla Lazio terza forza dell’ultimo campionato (da 59 a 62,1 milioni nella stagione 2017-2018). Con una differenza economica simile non si possono fare miracoli. A meno di accelerare sugli stadi di proprietà e diversificare le fonti di ricavo. E sono proprio queste le strade scelte da Pallotta e Lotito per riportare il calcio della capitale al centro della geografia italiana e non solo.
Roma: più rosso che giallo – Al 31 marzo 2015, la Roma ha un rosso, prima delle imposte, di 10.6 milioni e una posizione finanziaria netta consolidata negativa per 118.6. Eppure, nonostante gli indicatori facciano pensare che i giallorossi chiuderanno il bilancio col segno meno, anche se con perdite più contenute rispetto all’anno scorso, Pallotta non demorde dal piano che prevede di superare, per la prima volta nella storia del club, i 200 milioni di ricavi nel 2017. L’obiettivo è raddoppiare gli introiti da sponsor e merchandising, e farli salire dai circa 25 milioni attutali a quasi 48 nel giro di due anni, anche se da due anni, dopo la fine del contratto con Wind (che garantiva 6 milioni a stagione), la Roma non ha un logo sulle maglie. A monetizzare gli accordi futuri e le royalties sul merchandising sarò la newco ASR Media e Sponsorship, la nuova società creata, come ha già fatto Thohir all’Inter, per gestire ricavi commerciali e sfruttamento della library, il cui capitale è dato in pegno alle banche a garanzia del rifinanziamento del debito. In quest’ottica rientra il blitz in Turchia del ceo della Roma, Italo Tanzi, e del direttore marketing Giorgio Brambilla per tentare di chiudere con Turkish Airlines, che ha aperto nuove tratte da e su Roma e sarebbe molto interessata a una presenza nella capitale. Secondo fonti vicine alla compagnia di Istanbul, la Roma avrebbe proposto un accordo a breve termine, due o tre anni, anche perché contemporaneamente ha avviato trattative con Etihad per i le pretese adesso sarebbero minori anche perché la Roma, che ha già intrecciato un discorso per il futuro con Ethiad per i naming rights del nuovo stadio a Tor di Valle.
Lo stadio – L’impianto da 400 milioni, in travertino e vetro, è stato pensato dalla Meis Architects, che ha in cantiere anche lo Sports City Stadium a Doha, come una rilettura moderna del Colosseo. Ma i consiglieri comunali del M5S hanno criticato il progetto: mancano i sondaggi geologici sull’area di costruzione, sottolineano, e ritengono che dietro la costruzione ci siano solo interessi privati e questo potrebbe far lievitare i costi. Nodi che il Comune deve sciogliere prima di ultimare la relazione alla Regione per la conferenza dei servizi. Secondo quanto rivelato da Milano Finanza, nel capitale della società che realizzerà il nuovo impianto, e le nuove sedi di Eni e Wind, potrebbe entrare il colosso finanziario Starwood Capital, che controlla un portafoglio da 44 miliardi. Luca Parnasi di Parsitalia-Eurnova, sviluppatore dello stadio, starebbe definendo il piano che lascerà la sua società come co-investitore di minoranza e gli consentirà di ridurre l’esposizione con le banche. Starwood, che ha oltre mille proprietà immobiliari in 100 nazioni, sarebbe interessata anche alla costruzione di tre hotel di lusso nell’area.
Lazio: cemento e nuvole – Terreni e costruzioni sono al centro anche del presente e del futuro della Lazio di Lotito che si avvia, almeno in base alla tendenza emersa dalle prime tre relazioni trimestrali, a chiudere il bilancio con 15 milioni di perdite. Ma l’anno prossimo, oltre agli 8 milioni in più per i diritti tv, se ne aggiungeranno 13 garantiti dalla partecipazione al preliminare di Champions League (potrebbero diventare 40 in caso di ingresso alla fase a gironi o una ventina se i biancocelesti dovessero perdere e passare in Europa League) e quasi 2 per la Supercoppa Italiana l’8 agosto a Shangai. Un incremento, rispetto al bilancio attuale, che può andare da 20 a 50 milioni: un tesoretto non da poco per Lotito che attraverso la Snam Lazio Sud e la Lazio Events, ha visto entrare nel bilancio della Snam Lazio Sud anche quasi 4 milioni di acconti futuri legati alla Academy, presentata lo scorso maggio, di cui però non è mai stata avviata la costruzione. Il cemento attira il presidente biancoceleste, che non ha messo nel cassetto il sogno di poter costruire sui terreni di proprietà della Agricola Alpa sulla Tiberina per cui, non avendo il via libera per realizzarci l’impianto di proprietà, ha fatto più volte naufragare l’approvazione della legge sugli stadi. La società è controllata al 99% da Cristina e Marco Mezzaroma, moglie e cognato di Lotito. La FIGC di Carlo Tavecchio, però, potrebbe realizzare proprio lì il megacentro federale, una seconda Coverciano. Anche se quei 25-30 ettari, in parte a rischio idrogeologico, del valore di oltre 20 milioni, sono sottoposti a vincoli storici perché sulla tenuta restano le costruzioni del XVI secolo usate come residenza estiva da papa Clemente X. Al vaglio, comunque, anche altre zone come Ponte di Nona-Lunghezza, Fiumicino (che dovrebbe ospitare una cittadella dello sport, tra i progetti per la candidatura olimpica di Roma, ed è stata indicata, tra serio e faceto, come sede futura degli Internazionali d’Italia di tennis) e la zona commerciale-residenziale del Parco Leonardo. Tutto ruota intorno a Federcalcio srl, cassaforte immobiliare della FIGC di cui è presidente lo stesso Tavecchio, di fatto controllore di se stesso, legatissimo a Lotito, suo principale elettore. E il presidente della Lazio può contare sull’appoggio di Sergio Scibetta, il suo commercialista di fiducia, nel collegio sindacale di Federcalcio srl. Infine, resta da verificare se, dopo la rinuncia di Coni Servizi e Federcalcio, sarà proprio Infront Italia, la società che gestisce i diritti tv in Italia passata in mani cinesi, che cura i diritti di marketing di mezza serie A, manterrà l’interesse per il recupero dello stadio Flaminio.
Olimpico, i lavori scontentano tutti – L’orizzonte più immediato, però, vede Roma e Lazio unite per affrontare i disagi dovuti ai lavori all’Olimpico. Il prefetto ha imposto di dividere le due curve, spaccate in due, con meno posti (dagli attuali 8400 ai 7000: i biglietti in meno semplicemente non saranno venduti), più disagi, e campagne abbonamenti da ripensare in extremis. Per i tifosi delle due curve sarà aggiunta anche un’altra zona di controllo, con l’obiettivo di identificare più facilmente gli eventuali tifosi violenti e un vantaggio: eventuali squalifiche future riguarderanno solo lo specifico settore, non l’intero stadio. L’intervento costerà circa 700 mila euro, interamente a carico delle due società, anche se sarà il Coni a guidare i lavori. La sostanza è chiara: è l’alba di una nuova stagione. Sarà un’altra serie A. Sarà un altro Olimpico.