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Cambia modulo, aggiustatutto: sono mister Ranieri, risolvo problemi. E vinco in Premier

Ha portato il Leicester in testa alla Premier League. Tattica italiana e spirito inglese i segreti del Ranieri-pensiero. James Vardy, entrato nella storia del calcio inglese, e Riyad Mahrez l’arma in più del Tinkerman. “Sono un innovatore” spiega anche se agli antipodi del tiki taka e del ‘guardiolismo’.
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Claudio Ranieri autore del miracolo Leicester in Premier League
Claudio Ranieri autore del miracolo Leicester in Premier League

Lo chiamano The Tinkerman. L'aggiustatutto, nella versione italiana. Il “manager cambia modulo” nell'accezione inglese. “Mi riconosco in entrambi” ha ammesso Claudio Ranieri, la volpe che sta ringiovanendo i sogni dei Foxes a Leicester. “Mi soprannominarono così al Chelsea perché cambiavo spesso modulo. Nel 2000 quando arrivai a Londra non c'era la cultura di ruotare i giocatori, ora è consuetudine”. Dopo il fallimento con la Grecia, anche se dice "ho fatto 14 allenamenti e mi hanno cacciato dopo quattro partite", non tutti hanno accolto positivamente la scelta del Leicester di andare contro la moda di privilegiare tecnici con un passato glamour e recente da calciatore in ossequio a un ‘guardiolismo' imperante ben oltre i confini catalani e bavaresi. “Io non vado dietro le mode. Il calcio italiano ha vinto tanto e sempre, non vedo perché dobbiamo rinnegarlo. Oggi si dice che il futuro del calcio è cambiare modulo in corsa. Bene io lo facevo già quando ero a Cagliari" ha dichiarato. "Non sono bollito, evidentemente sono il futuro”.

"Due inglesi fanno un popolo, 57 milioni di italiani no" – Mourinho gli diceva che aveva impiegato cinque anni per imparare a dire good morning. Adesso può rinfacciarglielo dall'alto. Il suo Leicester, in testa al campionato più ricco del mondo, ha doppiato il Chelsea ormai triste, solitario e molto finale di uno Special One costretto all'inchino, alla resa anche contro il piccolo Bournemouth e all'addio, travolto da lotte e da fazioni interne più forti di ogni senso di squadra e di ogni sogno di gloria. L'eccezione che conferma la regola, questo Chelsea così diverso dai Blues che proprio con Ranieri hanno iniziato a seminare verso una strada diversa dalla storia della squadra operaia di Londra, anche se i frutti saranno raccolti da altri con i miliardi di Abramovich. “A Londra ho imparato che due inglesi fanno un popolo, 57 milioni di italiani no” ha detto il tecnico romano che ha conquistato l'Inghilterra, e non solo per quegli occhiali che tanto piacciono sulle copertine delle riviste di moda. “A Leicester ho dimostrato che non sono finito” ha detto al Corriere della Sera. Ma il cuore rallenta, e la testa cammina. Gli obiettivi, nonostante tutto, restano gli stessi. “Pensiamo a fare 40 punti, una volta raggiunti possiamo cambiare registro e puntare in alto”. E lo ha fatto… "volare oh oh", cantano i tifosi quando pensano al manager italiano.

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Ogni secondo come l'ultimo – Visione solida, piedi ben piantati a terra, ma libertà di pensare in grande per i tifosi. “Il calcio è sogno, è sorprendere, è dare gioia. Noi che lavoriamo nel calcio dobbiamo essere realisti, gli altri possono sognare” ha spiegato al Guardian. Tifosi come Tom, che lavora al banco di frutta al Leicester Market. "All’inizio non ero convinto che Ranieri fosse l’allenatore giusto per noi, ora lo adoro. Allo stadio cantiamo questo coro, ripetendolo tre volte Ranieri, Ranieri, Ranieri, has taking us to Europe, that’s the way we like it” ha raccontato alla Gazzetta dello Sport. Un italiano che conquista gli inglesi con la tattica, col meglio che il calcio tricolore abbia mai avuto da offrire, e se si chiama calcio all'italiana ci sarà anche una ragione.

Un romano dallo stile e dal pensiero British: l'Union Claudio. “Dico sempre ai miei calciatori: giochiamo ogni secondo come se fosse l'ultimo, come se fossimo disperati. Possiamo vincere, possiamo perdere, ma voglio sempre vedere la stessa mentalità, lo stesso carattere”. Lo stesso che ha visto nelle ultime partite della gestione Pearson. Una base in cui ha gradualmente insufflato la sua filosofia, i suoi principi guida. “Chiedo sempre molto ai miei giocatori, voglio vedere in allenamento la stessa concentrazione, la stessa intensità che c'è in partita. Se rallentiamo, non siamo più il Leicester, siamo un'altra squadra”.

Spirito di squadra – Quando è arrivato, ha spiegato, “ho guardato i giocatori negli occhi. Mi è piaciuta la fame che ci ho visto. Ho detto loro: non impiegherete molto a capire la mia filosofia. Voglio migliorare la parte tattica, ma mi interessa lo spirito. La mia idea è che dobbiamo cercare di giocare bene. Ma anche quando non dovessimo riuscirci, voglio soprattutto vedere il vostro spirito di squadra. È l'unica cosa che posso chiedervi”.

La stella Vardy – La risposta è andata ben oltre ogni ottimistica previsione. Questo Leicester di concentrazione e di intensità ne trasferisce eccome. Le Volpi volano spinte da un James Vardy in versione “io sono leggenda”. La favola dell'attaccante passato dal lavoro in fabbrica alla storia della Premier League è il miglior simbolo, la miglior epifania dell'atmosfera tra palco e realtà che si respira da quelle parti. Ma niente paragoni con Batistuta, a segno per 11 giornate di fila nella stagione 1994-95 con Ranieri in panchina alla Fiorentina. “Bati era un giocatore potente, Vardy è più uno che ti va a pressare e a dare fastidio” ha detto il tecnico del bomber, che in caso di cessione farebbe la fortuna della sua ex squadra, il Fleetwood Town (il club otterrebbe il 25% della cifra).

Gli altri protagonisti – È tutta la squadra, comunque, che funziona con un senso comune di rivalsa e di riscatto. A far scattare l'estro di Vardy è la sfrontatezza dell'esterno destro algerino Riyad Mahrez, un creatore di palle gol tanto difficile da inquadrare quanto da fermare. Carneadi, finora, almeno nel calcio di vertice, come Marc Albrighton, 26 anni e una carriera in chiaroscuro tra Wigan ed Aston Villa. "Ranieri mi ha insegnato tantissimo: la mia crescita tecnica la devo essenzialmente a lui", ha detto dopo il pareggio contro il Manchester United e la festa per il record di Vardy, a segno per l'undicesima partita di fila in Premier.

Roma è lontana – Gli resta il dispiacere per lo scudetto solo sfiorato con la sua Roma. “Se vinci e fai bene sono tutti meravigliosi, se vai male l'ambiente di Roma è uno dei più difficili. E' un modo di vivere il calcio differente. Quando arrivai io, la Roma aveva 0 punti. A Trigoria ci furono le bombe carta, un'altra cosa rispetto alle carote”. Sta bene in Inghilterra, adesso, dove vittoria e sconfitta, come nei versi di Kipling che sormontano la porta d'ingresso di una delle cattedrali dello sport mondiale, il campo centrale di Wimbledon, si vivono e si trattano allo stesso modo. “Qui ci sono i soldi, quando parlano di progetto sanno quel che dicono. E io adoro quando mi si parla di progetti, quando ho la pressione di gestire una squadra sento di avere l'equilibrio giusto nella vita. In Italia esonerano gli allenatori…”.

C'è adrenalina nell'aria, per le strade di Leicester. C'è un tecnico che non aveva ancora mai vinto un titolo, cui a inizio settembre in tanti pronosticavano la retrocessione in Championships. Un tecnico che ha aggiustato e ha cambiato, fedele a un principio ma aperto alle idee. Un allenatore gentiluomo. Lo chiamano Tinkerman. E ci sarà un perché.

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