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Calcioscommesse, Dirty Soccer: tariffe e vademecum per truccare le partite

L’inchiesta sul calcio minore di Lega Pro e Serie D svela la struttura organizzata del gruppo criminale che aveva basi operative nell’Europa dell’Est, a Singapore e a Malta. Si avvaleva della ‘classica’ corruzione dei giocatori (con tariffario) ma anche attraverso minacce e violenze, fino a recuperare informazioni dalle stesse società. Tra le carte spunta anche il nome di Lotito ma non c’entra col Calcioscommesse, a farlo è un dirigente coinvolto che, ragionando di questioni federali, afferma: “Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti…in mano a Lotito, che li ricatta”.
A cura di Alessio Pediglieri
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"Con il metodo della corruzione dei calciatori e dei dirigenti sportivi delle società coinvolte" – si legge nell'ordinanza – tutti i campionati minori dalla SerieB (una gara tra Sassuolo e Pescara poi uscita dall'inchiesta) alla serie D erano entrati nel vortice malavitoso del calcioscommesse. Una vera e propria metropoli del malaffare con direttive da seguire, elenchi precisi di chi corrompere e come ottenere le informazioni utili per sapere l'esito di un incontro e un tariffario con i costi della corruzione suddivisi per ruoli e competenze. L'inchiesta "Dirty Soccer" prevedeva una connivenza con gruppi dell'est europeo e basi logistiche tra Singapore e Malta. Il tutto, dicono gli inquirenti, era nato e si era sviluppato attorno alla società Neapolis che avrebbe dovuto vincere il proprio campionato, facendo guadagnare migliaia di soldi ai trafficanti del calcioscommesse

I Signori delle scommesse da Singapore a Malta – Oltre mille pagine che riportano dettagli impressionanti delle partite, società, dirigenti e calciatori coinvolti. Pochissimi si salvano, tutti – vuoi per costrizione, vuoi per puro interesse – erano a conoscenza del giro illecito di affari che ha rami che si dilungano fino all'inchiesta di Cremona non ancora conclusa. La struttura era ben radicata e a impressionare è che a muoversi era una vera organizzazione criminale internazionale, che va oltre i confini dell'Italia e delle serie minori del calcio italiano. Il denaro per corrompere e combinare le partite  proveniva anche da "signori delle scommesse" internazionali, dei personaggi criminali che vivono in Kazakhstan, nell'Est Europa (Serbia e Slovenia) e in Russia.

Il tariffario, le minacce, i dirigenti corrotti – L'organizzazione aveva un vero e proprio tariffario: circa 150mila euro per comprare l'informazione di una partita sicura, 40mila invece da dare ai calciatori per "convincerli" a essere collaborativi. Nell'inchiesta non mancano minacce visto che viene contestato anche il sequestro di persona, dirette o a familiare, qualora non si fosse rispettata l'indicazione del gruppo. E poi, con gli ingranaggi ben oliati e il sistema metabolizzato dall'ambiente spesso non si passava nemmeno più dai giocatori, bensì ci si rivolgeva alle stesse società che avevano interesse ad ottenere determinati risultati e si accordavano per ottenerli informando i malavitosi. "Attraverso la mediazione di dirigenti sportivi disonesti e avventurieri in cerca di facili profitti  –  dicono oggi i magistrati – i finanziatori stranieri irrorano le casse delle organizzazioni criminali oggetto d'indagine fornendo denaro ai criminali "nostrani", che lo usano in primis per "corrompere" i calciatori in modo da avere, sia gli stranieri che i criminali di casa, partite combinate su cui scommettere e realizzare ingenti guadagni.

Il caso Aversa Normanna-Barletta. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso che, relativamente alla partita del 12 aprile, il tecnico dei pugliesi, Ninni Corda (anche lui in stato di fermo), aveva rischiato la vita per l'esito della gara differente da quanto concordato. Esito che aveva fatto perdere la somma di 52mila euro a due investitori maltesi e uno cinese: "Se non lo paghiamo domani io vengo lì per quello allenatore" avrebbe raccontato il maltese a un dirigente della Vigor Lamezia, Felice Bellini. Per rimediare all'affare mancato i due decisero che avrebbero combinato la partita successiva, Barletta-Vigor Lamezia del 19 aprile. Pareggio con gol, fu il risultato concordato: tant'è che l'esito del match fu di 3-3.

Moxedano e il Neapolis. Sul capo di una decina di indagati pende anche l'aggravante di aver collaborato con una organizzazione criminale. Contestazioni che scaturiscono dall'indagine condotta relativamente al Neapolis, a Pietro Iannazzo (consulente di mercato del club), Mario Moxedano (presidente) e Antonio Ciccarone (direttore sportivo), tutti coinvolti – secondo i documenti prodotti dagli inquirenti – nell'associazione criminale "operante a livello nazionale e finalizzata all'alterazione delle partite del campionato di calcio di Lega Nazionale Dilettanti". Il movente? Assicurare la vittoria del campionato al Neapolis e capitalizzare le scommesse "con il metodo della corruzione dei calciatori e dei dirigenti sportivi delle società coinvolte".

Spunta il nome di Lotito ma non c'entra col Calcioscommesse. Nell'incartamento che ingrossa i faldoni dell'inchiesta è contenuta anche una telefonata intercettata all'interno della quale viene fatto il nome di Lotito, presidente della Lazio. Ma il numero dei biancocelesti non è legato alla vicenda. "Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti…in mano a Lotito, che li ricatta", sono queste le parole del direttore sportivo de L'Aquila Ercole Di Nicola a colloquio con Vittorio Galigani, ex direttore sportivo di diverse squadre dalla serie A alla C.

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