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Calciopoli, la sentenza della Cassazione: condanna annullata, reato prescritto

Il pronunciamento della Cassazione è arrivato attorno all’1.30 di notte dopo oltre 6 ore di Camera di Consiglio. Si è così chiuso il processo penale su Calciopoli con la Corte che ha accolto la richiesta del Pg Mazzotta. Annullata la condanna di 2 anni e 4 mesi per l’ex d.g. della Juve per avvenuta prescrizione.
A cura di Maurizio De Santis
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La sentenza della Cassazione su Calciopoli, il ciclone che nel 2006 squassò l'Italia del calcio, è arrivata nella notte verso l'1.30 dopo oltre 6 ore di Camera di Consiglio."Il reato è oggi prescritto", è stata la motivazione dei giudici che hanno così accolto le richieste del procuratore generale, Gabriele Mazzotta. La Suprema Corte ha annullato così la condanna di secondo grado di 2 anni e 4 mesi a carico di Luciano Moggi nell'ambito del processo penale su Calciopoli. Prescritta anche l'associazione a delinquere contestata a un altro dei protagonisti dell'epoca, l'ex amministratore delegato Antonio Giraudo. Prescritti l’ex designatore, Pairetto, e l'ex vice-presidente della Federcalcio, Mazzini. Assolti perché il fatto non sussiste e quindi scagionati da ogni capo d'imputazione gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo. Rigettato invece il ricorso dell'ex ‘fischietto' Massimo De Santis che, pur avendo rinunciato alla prescrizione, ha visto confermata la condanna a 10 mesi di reclusione (con sospensione della pena). "Abbiamo scherzato per nove anni: il processo si è risolto nel nulla e ha portato solo tante spese", queste le prime parole di Luciano Moggi, subito dopo il pronunciamento della Corte.

Una sentenza che farà discutere ma che ha messo la parole fine alla vicenda processuale con la lettura del dispositivo che lascia intatte questioni, rivalità, acredine sportiva mai superate. Come spargere sale su ferite mai sanate: quelle degli scudetti tolti ai bianconeri – uno revocato, l'altro assegnato all'Inter – e della retrocessione in B della Juventus. La Suprema Corte poteva muoversi lungo due direzioni: la prescrizione che incombeva sul reato di frode sportiva, sulle condanne pronunciate in appello nei confronti di Moggi, Mazzini, Pairetto, De Santis, Dattilo, Lotito, Mencucci, Bertini e Giraudo (in tal caso verrebbero cancellate); oppure l'annullamento del giudizio con rinvio a un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Napoli per chi ha rinunciato alla prescrizione (gli ex arbitri De Santis, Dattilo e Bertini). Un verdetto unico dal quale è rimasto escluso l'altro ex designatore, Paolo Bergamo, che vedrà ripetere il processo in primo grado per il quale era stato condannato a 3 anni e 8 mesi.

E' andata com'era ampiamente opinabile alla vigilia e nel solco delle richieste avanzate nell'ultima fase del dibattimento dal Pg della Cassazione, Mazzotta: prescrizione del reato di associazione per delinquere contestato a Luciano Moggi (ex direttore generale bianconero) e ad Antonio Giraudo (ex amministratore delegato); prescrizione per l’ex designatore degli arbitri Pierluigi Pairetto e per l’ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini; da respingere il ricorso per l’ex arbitro Massimo De Santis (condannato a un anno in Appello assieme Paolo Bertini e Antonio Dattilo, aveva rinunciato alla prescrizione); assoluzione per gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo perché il fatto non sussiste. Cosa era accadut0 in Appello? Moggi era stato condannato a 2 anni e 4 mesi, mentre a Giraudo, che era stato giudicato previo rito abbreviato, era stato era stato inflitto in secondo grado 1 anno e 8 mesi.

Dispositivo letto, adesso si attendono le motivazioni della sentenza che rischiano di rinfocolare il fronte dello scontro tra la Juventus e la Federcalcio con il ricorso presentato al TAR dalla ‘vecchia signora' corredato da una richiesta di risarcimento per 443.725.000 euro: una sorta di grimaldello per far saltare la Figc e il banco del calcio italiano. Come si è arrivati al calcolo di questa somma? A Torino hanno messo in conto una serie di voci che avrebbero scandito il collasso a livello economico determinato dalla retrocessione in B e dallo tsunami (mediatico, oltre che giudiziario) abbattutosi sulla società: immagine del club (110 milioni) lesa; perdite in Borsa (133); introiti sfumati per la mancata partecipazione alla Champions League (79); una porzione di diritti televisivi inferiore (41) considerata la dimensione della serie cadetta; ritardi nel progetto per la costruzione dello Juventus Stadium (20); infine, fattore tutt'altro che trascurabile, anche il depauperamento della rosa semi smantellata a causa degli addii di campioni del calibro di Zlatan Ibrahimovic e Fabio Cannavaro (60) e altri elementi di spicco di quella squadra.

Cosa accade ora? La prescrizione che ha prosciolto (ma non assolto dalle accuse) Moggi e Giraudo, ovvero i vertici della Juventus, ha segnato una linea spartiacque e spuntato un po' le armi alla voglia dei bianconeri di dar battaglia. In caso assoluzioni totali o anche parziali, oppure di annullamento con rinvio dei ricorsi di Moggi e Giraudo, la Juventus avrebbe potuto a testa bassa: il processo celebrato a Napoli aveva già esclusa sia in primo sia in secondo grado la responsabilità oggettiva e civile del club che – appellandosi all'articolo 39 del Codice di Giustizia sportiva  avrebbe potuto chiedere con maggiore determinazione la revisione dell'intero processo del 2006 e riportare le lancette indietro a quella lunga estate calda di circa dieci anni fa. Fino ad avanzare anche la restituzione dei due scudetti (quello revocato della stagione 2004-2005 e l'altro assegnato all'Inter del campionato 2005-2006) cassati nelle aule dei Tribunali ma non dai conteggi della Juventus. E quel '30 sul campo' che qualche anno fa divenne lo slogan di una comunità che reagiva, con orgoglio fideistico, all'accerchiamento mediatico, sarebbe divenuto una sorta di ‘embateria', per scandire la marcia dei bianconeri alla guerra con la Figc.

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