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Calciopoli, la Procura di Napoli ricorre contro le assoluzioni degli arbitri e Lanese

L’impugnativa in Cassazione del sostituto procuratore Esposito verte anche sulla mancata contestazione dell’aggravante di promozione di associazione per delinquere ad Antonio Giraudo, ex dirigente Juventus, riconosciuta invece a Luciano Moggi.
A cura di Maurizio De Santis
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luciano moggi in aula a napoli

Un'azione clamorosa che, dovesse essere accolta dalla Cassazione, riaprirebbe Calciopoli e con essa il corredo accessorio di veleni, sospetti, accuse incrociate e sentenze d'appello stipate nel ‘vaso di pandora' dallo scorso 5 dicembre. Un ciclone che la Procura generale di Napoli, con il sostituto Carmine Esposito, scatenerebbe qualora la Corte ritenesse fondato il ricorso di 95 pagine contro le assoluzioni dei ‘fischietti', Tiziano Pieri, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini, e dell'ex presidente dell'associazione italiana arbitri Tullio Lanese. La vertenza tocca anche un altro aspetto della vicenda: il pg Esposito ha presentato ricorso anche per la mancata contestazione dell'aggravante di promozione di associazione per delinquere ad Antonio Giraudo, ex dirigente Juventus, riconosciuta invece a Luciano Moggi. Le assoluzioni di Dondarini, Pieri e Lanese erano state pronunciate in Corte di Appello attraverso il rito abbreviato mentre Rocchi era stato assolto già col processo di primo grado.

La genesi del ricorso. Tutto nasce dall'impugnativa da parte dell'avvocato Bruno Catalanotti di Bologna che, in qualità di difensore del Brescia Calcio, e dunque di parte offesa, aveva chiesto alla Procura generale partenopea di presentare ricorso contro le assoluzioni di cui avevano beneficiato Dondarini, Pieri e Lanese (avvenute in appello con rito abbreviato) e anche quella di Rocchi (assolto pure in primo grado).

Vorrei sottolineare l'importanza del ricorso per Cassazione della Procura Generale di Napoli – ha affermato Catalanotti all'Ansa – poiché frustra il tentativo di far passare in giudicato le sentenze di assoluzione degli arbitri Pieri, Dondarini e Rocchi e del loro presidente Lanese. Che dovranno accontentarsi di una prescrizione, i cui termini stanno per scadere, del tutto compatibile con la mia tesi che l'assenza del segmento tecnico fu un'idea bizzarra del presidente della Caf Cesare Ruperto (agevolmente superabile, peraltro, con il ricorso alla prova logica) e che proprio gli arbitri furono nel nostro caso il ventre molle della organizzazione criminosa.

Il nocciolo della contestazione.

Va anche ‘a gambe all'aria' l'assunto casoriano – conclude l'avvocato -, fondato sull'assoluzione degli arbitri che in quel campionato non vi fu alcuna alterazione di risultati e classifica finale, assunto sul quale fervono le interessate speculazioni demolitorie del processo.

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