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Calcio italiano in crisi, Del Piero: “Momento difficile, ma ci riprenderemo”

Dalla delusione del Mondiale in Brasile alla mancanza di talenti e successi internazionali, il Pinturicchio descrive il disagiato panorama attuale e poi confessa: “Potrei iniziare l’avventura da allenatore”
A cura di Alessio Pediglieri
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Tra talenti che scappano, società che falliscono, risultati che non arrivano, il nostro calcio sta attraversando una crisi strutturale che i più hanno previsto ma che oggi si presenta come un vero e proprio tsunami che travolge tutto e tutti. Rischiando di lasciare dietro di sè solo disastri e macerie. E se dall'interno è forse difficile comprendere fino in fondo quale sia la reale situazione del nostro movimento, chi la vede dall'esterno ha ben presente la consistenza di un'involuzione senza precedenti. Soprattutto se in passato ha vissuto ben altre esperienze di gloria e successi. Come Alessandro Del Piero che in un'intervista a Fifa.com, racconta la storia recente del nostro pallone, dall'eliminazione nell'ultimo Mondiale per analizzare ammettendo che "sta attraversando un periodo difficile, non e' ai livelli che vorrebbe e non abbiamo le squadre che avevamo 10 o 15 anni fa".

Il Mondiale infatti potrebbe essere indicato come l'emblema della nostra involuzione e se in Brasile la Nazionale di Prandelli poteva far bene, il crollo e la disfatta riassume alla perfezione il nostro movimento del "vorrei ma non posso". Del Piero è d'accordo: "La Nazionale era partita bene e aveva dimostrato di avere una squadra di qualità. Poi è sembrata farsi cogliere di sorpresa e lo ha pagato a caro prezzo. Ma è il calcio moderno, anche le cosiddette piccole, come il Costa Rica, sono ben organizzate e con calciatori di qualià, senza dimenticare le enormi motivazioni".

Dalla Nazionale delle delusioni al campionato sotto tono il passo è breve. Anche perché il pensiero esterofilo di importare giocatori di altre nazioni – spesso mediocri – a discapito dei nostri vivai ci si sta ritorcendo contro: "La gente parla di crisi di talenti anche perchè i nostri club faticano in Europa e personalmente credo ci sia una grossa differenza fra l'Italia e gli altri Paesi, sia in termini di gioco che di organizzazione. Ma detto questo, l'Italia ha sempre trovato il modo di reagire e sono sicuro che vedremo presto i club italiani competitivi in Europa e la nostra nazionale tornare al successo".

Infine il futuro del Pinturicchio che, archiviata anche l'avventura in India, non esclude un futuro in panchina, in giacca e cravatta. "Fino a 3-4 anni fa l'idea di fare l'allenatore non mi passava neanche per la testa perchè ero concentrato sul mio ruolo di calciatore. Ma dopo aver lasciato l'Italia e con le esperienze fatte, viaggiando e guardando le cose fatte in modo diverso, ho cominciato a pensare di diventare allenatore. E' un ruolo duro da svolgere ma senza dubbio affascinante. Non so, forse, diciamo che è una piccola porta che prima era chiusa e ora è leggermente socchiusa".

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