Buon compleanno Maradona, 51 volte Diego: la storia e i successi del più grande di tutti i tempi (VIDEO)
Un giorno un amico mi disse: “ Ieri all’aeroporto ho incontrato Maradona. Gli ho fatto una foto, poi gli ho stretto la mano. E dopo ho pianto”. Gli chiesi perché hai pianto?. La sua risposta fu: “ non lo so”. Il mio amico è argentino, ha 24 anni e non ha mai visto giocare dal vivo Diego Armando Maradona. Chi ama non dimentica. Nel giorno del 51esimo compleanno di Diego Maradona, in tanti non hanno dimenticato le gesta de "la mano de dios".
Un intero libro non basterebbe a descriverne il carattere e le mille sfaccettature di un uomo che ha cambiato per sempre l’immaginario collettivo del mondo del pallone, con le sue magie, con la sua classe, con i suoi eccessi e le sue grandi debolezze. E’ stato il più grande di tutti, con buona pace di Pelè. Un campione umano, forse anche troppo, lontano dalla regale altezzosità di “O Rey”, diverso dalla lucida follia di George Best, o dalla glaciale classe di Johan Cruyff. La sua umanità, è la caratteristica che gli ha permesso di diventare prima icona, poi leggenda, infine mito. Amato dal popolo, perché è uno del popolo. Se sei il migliore di tutti tempi non lo decidono gli esperti, i tecnici, ma la gente, e Diego è per acclamazione il miglior calciatore di tutti i tempi. Da Villa Fiorito, quartiere povero alla periferia di Buenos Aires, ad entrare nella storia, il passo non è breve. E’ un cammino costellato dalla conquista di vette irraggiungibili, e di cadute pesantissime, dal quale sarebbe (il condizionale è d’obbligo) stato difficile per chiunque rialzarsi. Il tutto accomunato da un unico filo conduttore: un talento pazzesco mai visto prima in nessun giocatore. Si è liberi di credere o meno nell’esistenza di un Dio ordinatore dell’Universo, ma non si può mettere in discussione che in quel sinistro ci sia qualcosa di divino. Dagli inizi con l’Argentinos Juniors, al passaggio al Boca Juniors, all’approdo in Europa con il Barcellona, ai trionfi Mondiali con l’Albiceleste, all’arrivo a Napoli, nella città che attendeva il suo Messia. Lui insofferente al potere imposto (amico di Fidel Castroe Chavez, oppositore dei privilegi della Chiesa Vaticana), diventa subito il simbolo del riscatto partenopeo verso le caste calcistiche del Nord.
Genio e follia, opulenza e decadenza. Maradona e Napoli. Gli scudetti, la Coppa Campioni, i gol impossibili, il pazzo amore della gente. La cocaina, i comportamenti da star capricciosa, la fuga, la squalifica. Cambiare il destino di una città, senza riuscire a cambiare il proprio. La tossicodipendenza, la depressione, i problemi di salute, insorti nella parte finale della sua carriera, ne modificano il profilo, in particolare per le nuove generazioni, che hanno avuta la sfortuna di non vederlo all’opera, e che possono rivedere il genio di Diego solo attraverso immagini, e filmati di repertorio. Ma i racconti di quelli che c’erano riescono a far rivivere il mito, anche a chi non c’era più quando Maradona era all’apice della sua carriera a Napoli. “ Che vi siete persi”, è una scritta che ancora campeggia sul muro di un cimitero di Napoli, dopo la conquista del primo Scudetto nel 1987. Non veder giocare dal vivo Maradona, e come non aver visto giocare Michael Jordan nel basket, o combattere Mohammed Alì nel pugilato. “Se non mi fossi drogato, Pelè non sarebbe arrivato nenche secondo…”
Maradona è vittima del suo mito. Conseguenza inevitabile. Se è riuscito a sconfiggere la dipendenza dalle sostanze stupefacenti, non riuscito a fare a meno di quel dal pallone. Una dipendenza che lo ha portato a credere di poter essere un allenatore, di club, e Nazionale Argentina, quando in cuor suo sa benissimo di non esserlo, perché la tattica non gli apparteneva neanche da giocatore, perché se sei un dio non puoi allenare i comuni mortali. Quando si segnanogol che ha segnato lui, quando si è simbolo di riscatto di città (Napoli) e nazioni (Argentina), non si può scendere a patti con nessuno, tranne che con se stessi. E a 51 anni el “Pibe de oro”, nel giorno del suo compleanno, ancora deve vincere la sua partita più importante, che non è quella con la cocaina o l’efedrina. E’ una partita che continuerà forse all’infinito: Diego contro Diego. In attesa del risultato, ti rendiamo omaggio così. Buon compleanno Diego, danza per noi ancora una volta.
Maradona nel riscaldamento di Bayern-Napoli
Diego balla con il pallone nel prepartita