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Buon compleanno Ibra, come te nessuno mai

Il campione svedese compie oggi 35 anni, ma non ha alcuna intenzione di smettere col calcio giocato. Anzi, la sua ultima avventura in Premier sembra il preludio di nuovi straordinari successi di chi da 20 anni a questa parte ha saputo vincere ovunque abbia giocato, dall’Olanda all’Italia, dalla Spagna alla Francia. E oggi, in Inghilterra.
A cura di Alessio Pediglieri
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E' il re indiscusso del calcio moderno. Forse ancor più di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, che sono sì campioni ma ognuno a casa propria, il portoghese tra Manchester e Real, l'argentino al Barça.  Lui, Re Zlatan dall'alto della sua nuova avventura inglese ha girovagato negli ultimi 20 anni in giro per l'Europa, vincendo ovunque e oggi compie 35 anni. Ma non li dimostra: "Sono nato vecchio, morirò giovane" disse una volta a chi gli domandava quando pensasse di ritirarsi vista la carta d'identità che non lascia scampo. Capace di vincere campionati in ogni dove, di essere capocannoniere con qualsiasi maglia indossata, indifferentemente, lasciando un segno indelebile nelle squadre in cui ha militato.

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Amato e odiato, ha sempre spaccato in due l'opinione pubblica ma sempre unito sotto la bandiera della vittoria, tecnici e compagni che hanno avuto la fortuna di essergli accanto.

Globetrotter vincente del calcio moderno

Per Ibrahimovic parlano i gol, le frasi, gli atteggiamenti di uno svedese che di svedese ha ben poco, figlio di un calcio mittleuropeo di cui è divenuto ben presto rappresentante. Dai suoi primi calci (e gol) in Olanda con la maglia dell'Ajax all'avventura italiana tra Juventus, Inter e Milan (con altrettanti scudetti sul petto), fino alla parentesi (vincente) al Barcellona con l'odiato Guardiola, fino all'epopea parigina al Psg e all'attuale avventura inglese con i colori dei Red Devils. Tutto all'insegna di una carriera d'oro, in cui si contano 397 reti in 687 partite con l'apogeo la scorsa stagione francese, la sua ultima, siglando 50 reti in 50 partite tra campionato e Coppe.

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Ibracadabra, mister Scudetto

Ibrahimovic, oltre a smuovere gli equilibri della squadra verso il successo, a segnare e a far segnare, è un uomo vincente. In carriera ‘Mister Scudetto' ha alzato i trofei nazionali in Olanda, Italia, Spagna e Francia. Ovunque abbia giocato, ogni anno ha portato il club d'appartenenza sul tetto nazionale. E' capitato con l'Ajax (2 campionati, una supercoppa e una coppa nazionale), con la Juve l'Inter e il Milan (5 scudetti complessivi e 3 supercoppe nazionali) , col Barcellona (1 Liga e 1 Supercoppa), infine con il Psg (4 scudetti di fila, 3 supercoppe nazionali, 3 coppe di Lega e 2 coppe di Francia). In attesa di vincere la Premier col Manchester United dove, intanto, ha già collezionato una Community Shield.

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L'universo di Ibrahimovic: tatuaggi, risse, gol epici

Re Zatlan è stato campione in tutto. Nei suoi atteggiamenti fuori dal campo, quando nel novembre 2015 si fece tatuare i nomi di chi pativa la fame nel mondo per il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP); nelle sue esuberanze con i compagni, celebre la sua rissa in allenamento nel 2010 ai tempi del Milan con l'americano Onyewu dopo uno scontro di gioco ("Mi ruppi una costola nella rissa ma non dissi nulla a nessuno"). Fino alle sue gesta in campo, come lo strepitoso gol con la maglia della nazionale svedese quando nel match contro l'Inghilterra nel 2012 si inventò il capolavoro fuori area, spalle alla porta, con una rovesciata che ha fatto il giro del mondo.

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L'ego immenso, quanto la Torre Eiffel o una Ferrari

Ma Ibrahimovic è anche un personaggio a tutto tondo che ha fatto sempre parlare di sè anche senza la palla tra i piedi. Celebri alcune sue frasi che ne hanno delineato personalità e carattere trasformandolo in un rispettato e temuto uomo sia dagli avversari che dai giornalisti di giornata. Personalità che non gli è mai mancata come quando alla richiesta di restare a Parigi gli chiesero cosa potesse fargli cambiare idea: “Se Parigi rimpiazzasse la Tour Eiffel con una mia statua rimarrei di sicuro. Qui mi vogliono bene. Certo, ma non credo che possano rimpiazzare la Tour Eiffel con una mia statua” . Lingua avvelenata, polemiche sempre accese, mai tirandosi indietro come ai tempi del Barça dell'odiato Guaridola: "Se prendi me, compri una Ferrari. Se guidi una Ferrari, devi metterci la benzina migliore, poi prendi l’autostrada e affondi il gas. Guardiola invece in questa macchina ha messo del diesel e l’ha usata per un giretto in campagna. Avrebbe dovuto comprare una Fiat"

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Le cinque frasi che hanno creato il mito Ibra

1 – Ibrahimovic, arrivato allo United quest'estate dopo una lunghissima trattativa, giunto alla corte di Mou, ricevette anche il ‘benvenuto' di Eric Cantona  che gli ricordava che a Manchester c'era solo un Re, lui. Ecco la risposta dello svedese: "L'ho sempre ammirato però deve sapere che io non voglio essere il re, ma il dio di Manchester"

2 – Dopo il rigore sbagliato a Cesena, con la maglia del Milan (2010): “Rientrai in spogliatoio incazzato nero. Spaccai un tavolo nello stanzino dell’antidoping. L’addetto mi disse qualcosa e io risposi: “Buono o fai la fine del tavolo”.

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3 – Ai tempi del'esordio in Olanda, ad un giornalista che provò a intervistare un giovanissimo Ibrahimovic per sapere come intendesse presentarsi ai suoi nuovi compagni, rispose senza pensarci: “Io sono Zlatan, e voi chi diavolo siete?

4 – Al suo arrivo all’Inter nel 2006, racconta: “L’Inter era divisa in gruppetti, argentini di qua, brasiliani di là. Li odiai fin da subito. Mi rivolsi a Moratti parlando chiaro: “Dobbiamo rompere questi dannati clan. Non possiamo vincere se lo spogliatoio non è unito”.

5 – Infine, la frase che racchiude in un solo atto, l'universo Ibrahimovic: ”Wenger mi aveva offerto un provino all’Arsenal. All’inizio volevo farlo, ma alla fine dissi di no. Zlatan non fa provini”.

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