Buffon e la ferita di Cardiff: “Real fortissimo, noi abbiamo sbagliato gara”
"A Cardiff abbiamo sbagliato", parole come grani di sale strofinati sulla pelle. Bruciano e fanno male. Poche parole che Gigi Buffon pronuncia nell'intervista al quotidiano sportivo ‘Marca' e – come se non bastasse la batosta del ‘Bernabeu' in Nazionale – fanno da corredo accessorio alla sconfitta nella finalissima di Champions contro il Real Madrid. Gli spagnoli, sempre loro. Furie Rosse e bestia nera. Prestigiatori col pallone. Geometri dell'azione. Letali e spietati quando c'è da prendere la mira e colpire a bruciapelo.
La Juve ne sa qualcosa, al ‘Millennium Stadium' la rete di Mandzukic – spettacolare e premiata dalla Uefa – fu una scarica di adrenalina pazzesca. Poi arrivarono Cristiano Ronaldo e Asensio e il buio (assieme alla sconfitta) calò come una sentenza sul match, sulle ambizioni, sul sogno rimasto in bianco e nero.
Autocritica
Il chiacchiericcio sulla lite nello spogliatoio l'ha fatta da padrone. Bonucci non c'è più, Dani Alves nemmeno. I ‘ribelli' hanno preso altre strade ma quell'esperienza di dolore comune (per le quattro sberle sul muso) ha lasciato il segno nel profondo.
Il Real Madrid si è rivelato più forte di noi – ha ammesso Buffon – e ha vinto meritatamente. Ci servirà da lezione, perché se dovessimo incontrarlo di nuovo cambieremmo il modo in cui abbiamo giocato in finale. La compattezza e la solidità difensiva sono tra le migliori caratteristiche delle squadre italiane e invece abbiamo giocato a viso aperto.
Il tonfo del Bernabeu
Juventus presuntuosa? Buffon non lo dice, a 39 anni e con una carriera alle spalle può anche permettersi il lusso di avanzare dubbi sull'interpretazione di una gara, soprattutto se è una finale. Soprattutto se è la seconda che perdi nel giro di 3 anni (dal 2015 al 2017, sempre per mano di una spagnola… prima il Barça poi i blancos). Però, è singolare come le sue riflessioni si riverberino anche nella brutta prestazione degli Azzurri contro la Furie Rosse (3-0 a Madrid, gara di qualificazione al Mondiale di Russia 2018).
La Spagna è una grande squadra ormai da dieci anni, è cambiato qualche interprete, ma la filosofia di gioco è inalterata, se non la prendi con molta attenzione e con i dovuti accorgimenti può fare male.
Un colpo al cerchio e un altro alla botte (Ventura)
Identità snaturata. Il 4-2-4 non è un modulo che si addice alla Nazionale. E gli interpreti erano sbagliati. Le critiche al ct Ventura per le scelte operate contro la Spagna sono state pesantissime, alimentate dal timore dello spareggio che a novembre metterà l'Italia in cammino su un ponte tibetano: al di là c'è la Coppa del Mondo, sotto lo sprofondo del burrone. E allora è meglio non guardare in basso, meglio guardare avanti con ottimismo.
Da un anno a questa parte molte cose sono cambiate e l'Italia sta facendo un percorso nuovo di crescita. Abbiamo mostrato che possiamo proporre anche un calcio diverso rispetto alla nostra tradizione. Le gratificazioni non sono mancate.
Da Gigi a Gigio
Donnarumma è stato designato quale suo erede in Nazionale. la Juve lo avrebbe voluto anche a Torino ma il Milan è sceso a patti con Raiola e ha fatto sì che il ragazzo del '99 restasse ancora in rossonero. Le voci sul suo futuro si rincorrono e rimbalzano ancora dalla Spagna, laddove il Real ha solo attenuato la luce dei riflettori.
Il Real ha sempre preso giocatori forti.Credo abbia già un grande portiere (Navas ndr) con cui ha vinto due Champions di fila, non ne ha bisogno di un altro.