Buffon e Cuadrado i jolly di Allegri a Lione
Tre punti che valgono doppio. La Juve concede 12 tiri e un calcio di rigore, gioca quasi tutto il secondo tempo in 10 (ma totalizzano comunque 130 passaggi negli ultimi 30 metri) ma torna dal nuovo Stade des Lumieres con tre punti che illuminano il percorso in Champions. I bianconeri dominano un primo tempo giocato con un assetto altissimo, ma la sbloccano con Cuadrado già con l'uomo in meno.
Le formazioni – A sorpresa Allegri arretra Patrice Evra nel terzetto difensivo, e non sceglie Mehdi Benatia. In mezzo preferisce Mario Lemina a Hernanes, per dare uno scudo protettivo in più alla difesa, ma conferma l'ex Pjanic che con la maglia del Lione segnò un fondamentale gol al Bernabeu che valse la qualificazione alla semifinale, miglior piazzamento di sempre dei francesi in Champions. Bruno Génésio, contestato dopo lo 0-2 di Nizza, cambia cinque uomini. Dal primo minuto ci sono il recuperato Lacazette, Darder, Rafael, Nkoulou e Mouctar Diakhaby, alla prima in Champions.
Sbilanciare il 3-4-1-1 – Interessante il confronto fra il 32enne Jérémy Morel, ormai più a suo agio da centrale, e Dani Alves. Contro il 3-4-1-1 francese, è fondamentale il contributo di Dybala che viene incontro a creare profondità. Nonostante la densità in mezzo, infatti, gli attaccanti bianconeri godono di una certa libertà in caso di rapida verticalizzazione (qui Higuain che può vedere la porta e creare la prima occasione del match).
Pressing alto – La Joya sviluppa il suo match in ampiezza, per allargare la difesa e favorire gli inserimenti da dietro di Khedira. Il Lione rimane troppo bloccato e preoccupato della fase di contenimento: Gonalons e Rafael ci provano a tenere palla ma il pressing alto dei bianconeri appare difficile da arginare per i francesi, che si fanno vedere solo su calcio piazzato (Bonucci si perde Diakhaby su punizione).
La Juve attacca al centro – Genesio chiede a Fekir di giocare dietro Lacazette, anche per contrastare la circolazione, di muoversi di più nel contesto di una partita che comincia a prendere forma nei primi 20′. La Juventus (in giallo nel grafico) attacca sfruttando i semi-spazi e il corridoio centrale, il Lione prova a variare e ad aprire la difesa bianconera sul fronte sinistro dell'attacco.
Higuain, prima chance – Dietro, però, i francesi faticano a coprire gli spazi, a scivolare quando Dani Alves taglia verso il centro. Diakhaby, incerto se alzarsi o chiudere le linee di passaggio, permette a Higuain di vedere lo spazio e inserirsi a 25′ per un diagonale troppo stretto (fondamentale, comunque, in avvio dell'azione, il lavoro di Alex Sandro dalla parte opposta che costringe Nkolou a ritardare l'aiuto sul compagno).
Buffon miracoloso – Anche da questa azione emerge quanto la Juve sia alta e quanto, di conseguenza, il Lione faccia fatica a far uscire il pallone dalla difesa. Troppo spesso l'Olympique ricorre a cross o lanci lunghi fuori misura per un sempre più frustrato Lacazette. E il morale non migliora dopo il rigore che si fa parare da Buffon (molto ingenuo il fallo di Bonucci su Diakhaby, non grave ma troppo visibile sotto gli occhi dell'arbitro).
I numeri del primo tempo – La Juve, comunque, nonostante i 10 tiri a 6 e gli 86 passaggi negli ultimi trenta metri a 36, deve aspettare il 43′ per forzare Anthony Lopes alla prima parata, sul colpo di testa di Higuain. Emerge chiaro, comunque, dallo sviluppo del primo tempo, come la Juve voglia insistere a coinvolgere tutti i giocatori nella circolazione del pallone, a manovrare con insistenza dalla difesa per far salire e aprire gli avversari.
Ripresa di sofferenza – La ripresa, però, si apre su uno scenario del tutto diverso. Il Lione si alza e pressa, uno spento Dani Alves perde una palla molto pericolosa e spalanca la porta a Fekir che vede la porta, fermato solo da uno straordinario Buffon: saltano, però, tutte le coperture preventive bianconere sul settore di sinistra.
Rosso a Lemina – E' il preludio di una ripresa di sofferenza, che si esacerba con l'espulsione di Lemina. Allegri non rinuncia alle due punte, ma passa alla difesa a quattro con Barzagli e Bonucci centrali che dovranno giocare più stretti avendo a protezione adesso un regista classico come Pjanic, meno a suo agio nelle mansioni di interdizione. Allegri insiste sull'importanza del possesso palla, ma adesso la densità fra le linee dei francesi può fare la differenza: bravo Bonucci al 63′ a chiudere su un Lacazette nervoso e arrugginito dopo un primo controllo poco preciso.
Allegri cambia – Con gli esterni più bassi, però, la Juve tende a subire di più. I francesi vogliono costringere i bianconeri al lancio lungo ma anche Buffon coinvolge sempre i difensori nell'uscita bassa del pallone. Chiaro che, in inferiorità numerica, Allegri cerchi dinamismo sulla trequarti: dentro Cuadrado, per Dybala, e Sturaro per Khedira, con Pjanic più basso e più a suo agio.
Il gol di Cuadrado – La Juve continua a concedere qualcosa di troppo sui calci piazzati. Stavolta l'errore è di Alex Sandro che si preoccupa troppo di chiudere su Diakhaby e si dimentica di Tolisso: Buffon, di nuovo, salva tutto.
Ma quando riparte, anche con l'uomo in meno, riesce a sbilanciare la difesa del Lione, troppo lenta a scivolare sull'appoggio per Cuadrado. Il colombiano è troppo libero di partire dalla destra, senza opposizione nei primi metri, e piazzare il diagonale che spezza l'equilibrio.
Matura così una vittoria cruciale, di intelligenza e carattere, una vittoria da Juve, da squadra europea.