Bufera Lazio: Reja si dimette via fax e Lotito non trova sostituti
In principio fu ad inizio anno. In quel periodo, ancora quasi a palla ferma e a giochi tutti da fare, Edoardo Reja, classe'45, allenatore della Lazio da 10 febbraio 2010, presentò alla società di Claudio Lotito le proprie dimissione. Era il 18 settembre 2011 e vennero rifiutate dalla dirigenza e dal presidente che si strinsero attorno al proprio allenatore confortandolo in un momento in cui vean parte della tifoseria, stufa di non avere una squadra dai risultati soddisfacenti e individuando nel tecnico il problema principale. Poi arrivò la vittoria nel derby contro la Roma, umiliata sportivamente in campo, vincendo in rimonta e all'ultimo minuto con la corsa sotto la Curva per abbracciare la tifoseria, e tutto si riassestò con Edi Reja che ritornò ad essere considerato un tecnico capace e perfetto per laLazio.
Contraddizioni, classiche, del calcio e chi è abituato a vivere di pallone oramai se n'è fatto una ragione, come in questo caso i protagonisti della vicenda: Reja, Tare, Lotito.
Altre dimissioni, tempo cinque mesi, con alle spalle un'esclusione anzitempo in Coppa Italia, un campionato che mai decolla sembre ai bordi delle Zone che contano, una campagna acquisti invernale che è stataniva fortemente osteggiato da gr più una cammpagna cessioni, una sconfitta pesantissima alla Favorita contro il Palermo per 5-1, una oramai annunciata eliminazione in Europa League dopo l'1-3 dell'Atletico Madrid all'Olimpico, ed ecco che il problema delle dimissioni ritorna prepotentemente.
Ma questa volta non è la tifoseria ad esserne il grimaldello che fa scattare la serratura, bensì il rapporto con la società che si è incrinato fino a rompersi, domenica dopo domenica. Nella riunione-fiume del dopo Palermo, Edi Reja si è confrontato personalmente con Igle Tare, ds laziale e lo stesso presidente Claudio Lotito. Un faccia a faccia dal quale non è fuoriuscita nessuna indiscrezione ma che deve essere stato un muro contro muro se poi, mercoledì, proprio a qualche ora prima della partenza per la trasferta di Madrid, Reja ha formalizzato le proprie dimissioni via fax alla propria società. Da un lato Reja che rivendicava un calciomercato che non c'è stato, dall'altro la società che gli rimproverava formazioni senza senso sia contro l'Atletico sia contro il Palermo.
Davanti al fax delle dimissioni improvvise di Reja, Claudio Lotito è volato letteralmente al Formello per parlare di persona con il tecnico e intervenire su una situazione a dir poco imbarazzante con la squadra che stava per essere data in mano dal giorno alla notte al secondo in carica, Bollini, allenatore della Primavera.
La società Lazio ha rifiutato le dimissioni del tecnico ‘obbligandolo' al suo compito di guidare la squadra in Europa. Reja ha acettato, mal volentieri, e per lui quella di questa sera sarà semplicemente un canto del cigno perchè quando ritornerà in Italia la squadra verrà affidata a un suo sostituto. Anche nella conferenza prepartita di Madrid c'è stata la tacita conferma di un ‘dead man walking' alla guida della Lazio, con Edi Reja che ha sottolineato la "differenza di vedute, contrapposte, una divergenza di opinioni" tra lui e la società che ne hanno comportato le dimissioni e ne comporteranno la fine del rapporto da qui alle prossime ore. Anche perchè, Reja ha semplicemente anticipato e messo fuori gioco lo stesso Lotito che dietro le quinte stava ‘lavorando' ad un sostituto da presentare entro il fine settimana.
Che questa volta si tratti di una rottura definitiva con la società e solamente con la società è dato anche dalla notizia secondo la quale una delegazione di tifosi laziali sarebbe a Madrid pronta ad incontrare Reja nell'hotel dove è ospitata la squadra per convincere il tecnico a non mollare proprio ora, in un momento caldissimo per la Lazio. Da primi dettrattori ad ultimi, estremi sostenitori dell'allenatore in pochissimi mesi: il calcio è anche questo.
E non c'è nemmeno una fronda interna alla squadra perchè i giocatori sarebbero tutti ancora con il tecnico. Eppure, nulla sembra questa volta poter far ripensare il tecnico tanto che Claudio Lotito ha dato il via a cercare un sostituto e i nomi – e i relativi sondaggi – non sono mancati ad arrivare. Si è parlato di Luigi Delneri e soprattutto dell'ingaggio di Gigi De Canio, attualmente liberi, ma anche di Mauro Tassoti il vice di Max Allegri sulla panchina del Milan. Nel primo caso ci sarebbe la disponibilità del tecnico, nel secondo qualche titubanza di troppo di chi sta già lavorando bene e in un club che si sta giocando tutto: Coppa Italia, scudetto, Champions League e subentrare in corsa in una società turbolenta come quella di Lotito non è di certo nè facile nè piacevole.
E poi c'è il solito Walter Zenga, l'eterno promesso sposo del calcio italiano che però in Serie A ha fatto qualche apparizione solo il provincia e per pochi mesi, prima a Catania e poi a Palermo. Dell'Uomo Ragno si ritorna a parlare ogni volta che salta una panchina, soprattutto quella nerazzurra dove però non gode dell'incodizionata stima del presidente Massimo Moratti. Adesso, spunta il suo nome anche per quella della Lazio e c'è da crederci che Zenga farebbe subito le valige lasciando Dubai per tornare nel nostro campionato.
Per la società di Claudio Lotito è questa l'ultima pesante tegola di una stagione che riserverà grandi sorprese negative anche a fine anno. C'è la spada di Damocle del calcioscommesse con l'inchiesta "Last Bet" che coinvolge direttamente la società capitolina per responsabilità oggettiva e che prevede quasi certamente una penalizzazione in Serie A già nella classifica di quest'anno o – al massimo – con un handicap pesante ad inizio della prossima stagione.
Una tegola che si aggiunge a quella del deferimento dello stesso Lotito da parte del propcuratore Stefano Palazzi per il trasferimento ritenuto irregolare di alcuni calciatori.
L'inchiesta è partita due anni fa, dopo che la Covisoc presentò denuncia proprio alla luce di alcuni affari effettuati dai due club nella compravendita dei giocatori. Le trattative che fecero scattare l'indagine, in particolare, furono quelle che portarono Mauro Zarate e Cruz in biancoceleste e per le quali vennero fuori cifre di mediazione ritenute esagerate. Lotito, adesso, rischia una squalifica non inferiore a 3 mesi, una multa o l'inibizione temporanea, mentre per la Lazio la pena dovrebbe essere solo economica.
Non solo, sulla testa di Lotito pesa anche la condanna di Calciopoli dopo le sentenze del tribunale di Napoli che l'ha punito con una inibizione di 4 anni e 3 mesi che in teoria l'ha sollevato dal suo incarico di presidente della Lazio e di Consigliere di Lega, anche se si è aperto un dibattito – con conseguente eterno litigio – tra i vari presidenti, la stessa Lega Calcio e la FIGC per capire come uscire dall'inghippo salvando capra e cavoli. Con una soluzione all'italiana, ovviamente.