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Brescia femminile, Elisa Mele lascia il calcio a 21 anni: andrà in Africa da missionaria

La giovane centrocampista lombarda ha deciso di appendere le scarpette al chiodo, salutando il calcio giocato con una lunga lettera. “Voglio essere voce di chi non ha voce, voglio mettere la mia vita a disposizione degli altri”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il mondo del calcio femminile "perde" con largo anticipo rispetto alla previsioni una delle sue calciatrici migliori: Elisa Mele. La centrocampista del Brescia e della Nazionale italiana ha infatti annunciato, ad un mese ormai dall'inizio degli Europei femminili, il suo addio al calcio giocato a soli 21 anni. Una notizia che era stata in parte preannunciata dopo la finale di Coppa Italia persa contro la Fiorentina, ma che solo oggi ha avuto un seguito. Con una lunga lettera d'addio al Brescia ed al calcio, Elisa Mele ha annunciato di partire volontaria per il Mozambico ad agosto come missionaria. E rinuncerà al calcio anche dopo il suo ritorno, nel quale vede per lei solo lo studio e la voglia, per usare le sue parole, "di voler mettere la mia vita a disposizione degli altri", e di "essere voce di chi non ha voce ed un aiuto per gli altri".

Undici anni da "Leonessa"

Elisa Mele, cresciuta nel vivaio del Brescia fin dall'età di dieci anni, vivendo undici stagioni con la maglia delle Rondinelle tra settore giovanile e prima squadra, dove era entrata ormai in pianta stabile negli ultimi anni, arrivando anche nel giro della Nazionale maggiore guidata da Antonio Cabrini. Uno Scudetto, una coppa Italia e due Supercoppe italiane il suo palmarés, oltre agli storici quarti di finale della Women's Champions League raggiunti con il Brescia. Un palmarés di tutto rispetto per la giovane centrocampista lombarda, alla quale la società lombarda ha dedicato anche un tributo video con le sue giocate e reti più belle.

La lettera di addio al calcio

"Appesa in camera ho la foto della mia prima squadra di calcio: anno 2002. Avevo 6 anni. Giocavo nel mio oratorio, Santa Maria della Vittoria, di cui sono particolarmente orgogliosa. Man mano scorro tra le varie foto appese ne vedo altre. Anno 2007, Brescia Calcio Femminile, primo anno da piccola leonessa. In realtà l’anno prima avevo partecipato ad un Porte Aperte e avrei dovuto iniziare all’età di dieci anni ma, per motivi di lavoro dei miei genitori e per la distanza del campo, non avevo potuto cominciare. Il Brescia è stata la mia famiglia da quando avevo dieci anni. Dalle Pulcine alla Serie A, dalla maglia dell’oratorio alla maglia azzurra della nazionale. Quante partite con quella maglia indosso, quante vittorie, quanti pianti, quanta passione ed entusiasmo. Se sono la ragazza che sono adesso è anche grazie al calcio perché, infondo, è lo specchio perfetto della vita di ogni giorno. Gioie, tristezze, salite, vittorie, sconfitte, sacrifici, allenamenti, ma tutto sempre con entusiasmo e soprattutto con tanta umiltà. Ho sempre sognato di arrivare dove sono arrivata ora e probabilmente anche più in alto. Poi, però, capita che i tanti progetti che avevi in testa iniziano ad essere sormontati da qualcosa di diverso. Si potrebbe dire “la vita prende il sopravvento” ma preferisco utilizzare altri termini. Più che questo preferisco dire che ad un tratto si prende in mano la vita, ci si guarda allo specchio e ci si dice: “Che cosa voglio fare, o meglio, chi voglio essere?” e la mia sempre sicura risposta “voglio fare ed essere una calciatrice” ha iniziato a lasciare il posto a “voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri, voglio essere chi mi dice il cuore”. Si sa, al cuor non si comanda e quando un cuore inizia a suggerirti ed invitarti a qualcosa di bello allora si è pronti anche a fare ‘pazzie’. Sono consapevole di avere lasciato tanto, ma allo stesso tempo sono convinta che tanto troverò. Fare delle scelte comporta sempre dire no a qualcosa e sì ad altro… e io sono felice di aver fatto questa scelta nonostante tutte le paure e i mille dubbi che la accompagnano. Mi è costato tanto dire no al calcio, ci ho pensato e ripensato, ma sento che quello che intraprenderò è quello che voglio davvero fare. Ad agosto partirò un mese per il Mozambico, in Africa, e andrò in missione con altri ragazzi miei coetanei. Sarei egoista e poco credibile anche con me stessa a dire che partirò solo per aiutare e per fare del bene perché, sono convita, che prima di tutto andrò per essere aiutata e per ricevere tanto bene. Donando si riceve e sono sicura che riceverò tantissimo. Da settembre invece intraprenderò un percorso di studi e le tempistiche non saranno più compatibili con partite ed allenamenti. Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita e, quindi, anche questo talento a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco. Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto. Voglio ringraziare tutti, da mio papà che è stato il mio primo allenatore a chi ci portava l’acqua al campo d’allenamento con il Brescia, da chi mi ha accompagnato alla mia prima partita di calcio a sei anni a chi mi ha sostenuta quando la decisione di smettere si faceva sempre più vicina. Grazie a tutta la società per questi undici anni, grazie a tutto lo staff e grazie alle mie compagne di squadra. Porterò sempre tutti nel cuore, ovunque sarò. Ho letto una frase che mi piace particolarmente e che faccio mia: “Intraprendere un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi". Elisa"

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