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Borussia in Azerbaijan senza Mkhitaryan, l’armeno rischia l’arresto

Le tensioni internazionali tra Armenia e Azerbaijan costringono il trequartista del Borussia Dortmund a non partecipare alla trasferta di Europa League contro il Qabala.
A cura di Maurizio De Santis
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Henrikh Mkhitaryan resta a casa, in Germania, non prenderà parte alla partita di Europa League contro il Qabala. Trasferta tabù ma le condizioni fisiche o eventuali provvedimenti disciplinari da scontare nulla c'entrano con la scelta del Borussia di non inserire il nome del giocatore nella lista dei convocati. Per lui, armeno, l'Azerbaijan è terra pericolosa a causa del conflitto tra i due Paesi nella regione del Nagorno-Karabakh. Il trequartista del Dortmund rischia addirittura l'arresto a margine di tensioni internazionali che, nel caso in questione, farebbero leva sula rivalità di tipo sportivo. "Le questioni di sicurezza sono sempre prioritarie – ha ammesso il CEO del Borussia, Watzke -. Abbiamo fatto le nostre valutazioni al riguardo e ci siamo resi conto che la situazione è difficile. Oltretutto, se un nostro calciatore non si sente abbastanza tranquillo per motivi ambientali non possiamo ignorarlo".

Nulla da fare, il tecnico Tuchel dovrà rinunciare a uno degli elementi più forti della rosa. Eppure, tre anni fa Mkhitaryan fu tra gli artefici di un'iniziativa di beneficenza indirizzata proprio nella regione del Nagorno-Karabakh, oggi epicentro del conflitto. Un precedente che non è sufficiente a smorzare la tensione né a consentire al giocatore di mettere piede in terra azera senza rischiare, all'arrivo in aeroporto, di essere tratto in arresto dalle autorità locali. Un precedente, quello della partecipazione dell'Armenia ai Giochi Olimpici disputati nell'estate scorsa a Baku, che nemmeno è servito per garantire sicurezza al calciatore considerata l'evoluzione della situazione. Qual è stata la posizione della Uefa relativamente a questa vicenda? La Federazione non può ingerire in vicende nazionali che nulla c'entrano con i regolamenti interni della Uefa stessa. "Sono gli Stati che hanno l'ultima parola sulla possibilità o meno che venga rilasciato il visto a un calciatore", ha ammesso il segretario, Infantino.

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