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Borriello e le scomode verità: il tradimento della Spal e i 50mila euro a gol col Cagliari

L’attaccante 36enne attualmente svincolato e alla ricerca di un ultimo ingaggio racconta le ultime stagioni tormentate tra Cagliari e SPAL. “A Ferrara non sono stato difeso dalla società quando mi infortunai. Si pensava fingessi, mi sono curato per mesi da solo. Cagliari? Giulini non voleva che segnassi più”
A cura di Alessio Pediglieri
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Ce ne ha per tutti, Marco Borriello. A 36 anni e con una ventina di stagioni alle spalle può permettersi di dire cosa pensa, come lo pensa e perché lo pensa. Facendo nomi, cognomi e circostanziando i fatti. In questo modo, in una esclusiva intervista alla Gazzetta, racconta la sua verità sulle sue ultime tre stagioni, tormentate da rapporti sempre più complicati tra Spal e Cagliari.

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Per Borriello la verità è che non è ancora finita la sua avventura nel calcio che conta: vuole l'ultima sfida, l'ultima rivincita contro tutto e contro tutti, senza vendette ma per onorare la propria carriera e poter ambire al 100° gol in Serie A, distante ancora 4 marcature. Al momento è senza squadra, vincolato, si allena, è in forma e attende la chiamata giusta entro l'inizio della prossima stagione.

La SPAL, l'infortunio, l'esclusione

Fuori rosa senza motivo. Con la Spal è finita malissimo, tra infortuni e polemiche. Per tutto il 2018 non è più sceso in campo, per un infortunio al polpaccio che lo ha perseguitato mese dopo mese e quando era pronto per scendere in campo all'ultima giornata, la società non glielo ha concesso: "Nella settimana che portava all’ultima partita ero pronto. Non mi hanno più fatto allenare con la prima squadra. E poi mi hanno negato il permesso di giocare la partita d’addio di Pirlo"

L'infortunio e le illazioni. In mezzo, illazioni, commenti feroci, critiche al suo modo di vivere fuori dal calcio – sui social – accusato dai tifosi di infortuni fantasma: "Non mi ha aiutato la società, non mi ha protetto: ero infortunato ma si diceva che non fosse vero e la Spal taceva. La società fece passare un messaggio negativo, come se io non volessi allenarmi e fossi un lavativo, forse perché ero costato molto. Io sono sempre stato un grande professionista, non permetto a nessuno di infangare la mia carriera".

Il Cagliari, Giulini, i gol, la cessione

L'accordo con Giulini e i troppi gol. Prima della Spal, i problemi anche col Cagliari, dove il colpevole ha un volto e un nome: il presidente Giulini. Due stagioni vissute positivamente tra gol, bonus guadagnati sul campo e la stima di pubblico e compagni. Poi, il buio. Arrivato improvvisamente a fine della prima stagione quando per il Presidente del Cagliari Borriello non doveva piùsegnare: "Ero arrivato a 16 gol e nel contratto c'era scritto che per ogni marcatura avrei ricevuto un bonus da 50 mila euro. Giulini non voleva più che scendessi in campo e segnassi".

La spaccatura nello spogliatioi e la cessione. Da quel momento, la discesa, lenta e inesorabile insieme al rapporto con tecnico e gruppo spaccato nel mezzo: "Restelli non mi ha difeso, i compagni nemmeno. Il presidente ha voluto cambiare i parametri per la seconda stagione, alzando il compenso fisso e abbassando i bonus ma glielo impedii. A 10 giorni dalla fine del calciomercato chiesi la cessione. C'erano decine di squadre alla porta: stavo chiudendo col Bologna, poi si inserì la Spal".

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