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Bonucci: “Insulti sui social? Vorrei andare a prendere a casa chi offende la mia famiglia”

Dalla Juventus alla Nazionale, il difensore del Milan è sempre sotto i riflettori dopo il trasferimento più costoso della scorsa stagione e l’inizio difficile in rossonero. Anche a Torino l’esordio non fu facile: “Il primo anno spesso andavo in panchina e non ero contento del rendimento. Stavo per trasferirmi a San Pietroburgo, lì mi è stata vicina ed è stata fondamentale”.
A cura di Maurizio De Santis
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La Juventus e il Milan, la Nazionale e la grande delusione per la mancata qualificazione al Mondiale. E la famiglia che viene sopra ogni cosa, prima di tutto e tutti. Leonardo Bonucci si racconta in una lunga intervista a Vanity Fair: aziona il rewind e lascia che il nastro gli scorra davanti agli occhi fotogramma per fotogramma. A volte sorride, altre lo sguardo diventa serio, altre ancora un velo di tristezza gli ricorda i momenti più difficili per la malattia e l'operazione del figlioletto, Matteo, tifoso del Toro e di Belotti. In campo non fa sconti, nemmeno a sé stesso. "Sciacquatevi la bocca", è la sua esultanza simbolica.

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Gote gonfie, dito indice verso la bocca ed espressione beffarda: in tanti anni di carriera, dalle serie minori alla maglia Azzurra, ha capito che il modo migliore per ‘guardare il faccia alla morte è sorriderle di rimando'. Vialli li chiamava occhi della tigre ma il concetto è lo stesso: la vita come gli avversari picchiano duro, ti rialzi e sei più forte. Sempre. E' così che, assieme a sua moglie, è riuscito a trovare le energie – fisiche e mentali – in quei giorni in cui ha guardato negli occhi (anche) Dio e ci ha fatto due chiacchiere, prima che il piccolo entrasse in sala operatoria.

Mi ha guardato e mi ha fatto il verso del leone – ha ammesso il difensore – è il ricordo più nitido che ho di quei giorni terribili. Gli dicevo sempre che era il mio leone. Quindi, nonostante la situazione, ha trovato la forza per farmi un ruggito.

Croce e delizia. In quel periodo i social network pullulavano di messaggio d'auguri, incoraggiamento, sostegno, grande affetto e solidarietà. Poi capita che indossi la maglia diversa e allora tutto svanisce nel nulla. E il tam tam della Rete può diventare un coacervo di offese, anche le più cattive.

Leggo quasi tutto. E quando ti insultano la famiglia, soprattutto dopo che hai passato certe cose, ti sale il veleno dentro. Vorresti andarli a prendere a casa, poi magari sono gli stessi che ti chiedono un selfie se ti incontrano. Bisogna farsi scivolare addosso certi commenti e concentrarsi sul resto. I social sono pericolosi, ma possono essere anche importanti per far passare messaggi positivi.

Mai mollare. E' un vecchio adagio del calcio e della vita. Da Rocco al Trap, c'è una generazione di giocatori e di italiani che saputo coniugare pragmatismo e forza di volontà, carattere e rispetto dell'avversario, agonismo e lealtà sportiva. E' anche così che si costruisce un ottimo atleta. Poi se hai accanto la persona giusta (sua moglie) è anche meglio. E' successo anche al guerriero Bonucci.

Il primo anno alla Juventus, quando spesso andavo in panchina e non ero contento del rendimento. Stavo per trasferirmi a San Pietroburgo, lì mi è stata vicina ed è stata fondamentale.

La più grande delusione. Domanda facile, facile. Come chiedere a un alunno un argomento a piacere… in questo caso, però, la lezione è di quelle che non si dimenticano facilmente. E ti restano dentro. La sera dell'eliminazione dell'Italia dai playoff quell'abbraccio con Gigi Buffon fu l'emblema, bello e triste al tempo stesso, della disfatta di un gruppo, la fine di un ciclo che ha dato la stura alla rifondazione del calcio italiano.

Fino all’ultimo pensavamo di poter raddrizzare la partita. E’ stata una delusione incredibile anche per noi giocatori, ma lo sport a volte riserva pure delusioni. Persone come Tommasi, Maldini, Costacurta credo sia l'ideale adesso. Gente che conosce bene questo sport, che è stata una bandiera del movimento.

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