Bologna penalizzazione, 7 giorni per salvare la squadra
Chi non è di Bologna, forse troverà oscura l’intera vicenda. Per questo è utile fare un quadro della situazione.
Immaginate una città importante che vive da mesi un vuoto di potere. Ora immaginate che uno dei simboli di maggiore visibilità di questa città, ovvero la sua squadra di calcio, viva il medesimo problema, oltre ad una insostenibile situazione finanziaria. E’ normale che questo quadro dei fatti stuzzichi l’appetito di politici, lobby di potere e imprenditori, specialmente quelli in cerca di una prestigiosa vetrina, utile alla conquista di consensi in vista di una imminente discesa in politica.
Oggi la società finanziaria Intermedia di Giovanni Consorte consegnerà il rapporto sullo stato finanziario del Bologna, da questi dati dipenderà la strategia da adottare per salvare la società. Chiunque sia interessato dovrà rilevare l’80% della quota detenuta dal sardo Porcedda e il 20% dai Menarini, tutti e due rivelatisi sovrani incapaci di reggere il peso del comando.Le opzioni son due: mettere soldi freschi per ricapitalizzare la società, o mandare in fallimento controllato il Bologna e ripartire da zero, senza il patrimonio di giocatori, senza la serie A ma anche senza debiti e pendenze fiscali.
Per ora dell’ipotesi fallimento nessuno vuol sentire parlare, e ci mancherebbe altro, ma allo stesso tempo nessuno sembra veramente farsi avanti per salvare il Bologna, quasi che gli interessati volessero attendere di capire chi sarà il proprio avversario in questa maratona di solidarietà.
Si, in fondo la vetrina Bologna fa gola. Fa gola a chi ha a cuore la partita politica che si giocherà nel 2011, quando dovrà esser eletto il nuovo sindaco.
Sembra che si stiano delineando infatti due diverse fazioni. Quella di Consorte, presidente di Intermedia, ex presidente Unipol e legato ad un certo ambiente politico di destra, il quale sta cercando aiuto dai soci della sua banca, la stessa che sta analizzando i conti del Bologna. L’idea è rilevare la società e darla in mano a Cazzola, imprenditore, ex presidente rossoblù ed ex candidato sindaco alle ultime comunali, il quale non ha mai digerito la sconfitta delle ultime elezioni. Dall’altra parte c’è Sabatini, patron della virus basket Bologna, dietro la sua proposta di acquisizione sembra celarsi la potente alleanza fra Unipol, Coop adriatica e Lega coop, le grandi sorelle del potere economico della sinistra, almeno a Bologna.
Chiunque sia veramente interessato a salvare il Bologna, che sia per motivi politici o meno, deve fare in fretta.
Se fra una settimana gli stipendi non verranno versati ai giocatori, questi ultimi saranno in diritto di mettere in mora la società, cosa che sancirebbe la definitiva scomparsa del Bologna. Per ora i giocatori per voce del capitano e simbolo Marco Di vaio hanno giurato lealtà alla causa, ma si sa, quando si tratta di soldi, la pazienza ha un limite molto basso.