Bologna: la crisi è finita, Porcedda si congeda con una telefonata
“Ho ceduto a Zanetti e soci il mandato a vendere il mio albergo di Carloforte. Credo che da qui in avanti non avrete più problemi”. Della serie, una telefonata ti allunga la vita. Finisce cosi la querelle sulla crisi del Bologna. Una storia fatta di questure, riunioni di azionisti, indagini, sentenze, collegi arbitrali e finita con un capannello di calciatori riuniti intorno ad un telefono messo in vivavoce nella hall di un albergo di Parma. Poi l'esplosione di gioia, il sardo se n'è andato, giochiamo in pace. Prima di partire per il Tardini i giocatori si sono affacciati alla finestra e hanno rivelato l'Angelus ai tifosi in trepida attesa fuori dall’albergo.
Finisce bene una trattativa estenuante, portata avanti da Consorte per esautorare un uomo che ancora non si è capito se fosse un farabutto o semplicemente una mente completamente priva di senno e di qualsivoglia coscienza del sistema economico nel quale viviamo. Di sicuro un personaggio che è meglio aver perso.
Ora mancano soltanto gli atti formali. Porcedda aveva già ceduto sabato notte tutte le sue azioni (l’80% del pacchetto azionario) a titolo gratuito e ieri ha spedito al fax del notaio di Intermedia il documento che mancava perché l’affare potesse definirsi chiuso: l'atto di vendita del suo albergo per poter pagare i 6 milioni ancora mancanti nelle casse del Bologna.
Ma è presto per stappare lo champagne. I bilanci del Bologna erano in dissesto totale, il buco era davvero di 35 milioni di euro e pare che il congedo dal calcio sia costato tanto anche alla famiglia Menarini, detentrice del 20% delle quote e ora fattasi da parte anch'essa a favore dei nuovi soci.Ora servono le firme liberatorie di tutti gli imprenditori in cordata con Massimo Zanetti. Tutti. Anche Gianni Morandi, uno dei rappresentanti di quel 5% delle quote che Consorte vuol lasciare in mano ai tifosi. Inizia una nuova era per il Bologna