Boateng: “Uscirei da campo anche in Champions”
La rabbia e l'orgoglio. La prima l'ha già smaltita, il secondo lo aiuta ad affrontare a testa alta la bufera scatenata dall'ennesimo episodio di intolleranza all'interno degli stadi italiani. Kevin Prince Boateng si dice pronto a ripetere il gesto di protesta compiuto ieri a Busto Arsizio. "Uscirei di nuovo dal campo, non importa se è un'amichevole o una gara di Champions League", afferma il ghanese in un'intervista alla Cnn. Già, perché quelle immagini hanno fatto il giro del mondo e messo, ancora una volta, in cattiva luce il nostro calcio fuori controllo.
Ai microfoni del network il Boa descrive l'amarezza di quegli attimi, quando s'è rivolto al direttore di gara per protestare.
Se succede di nuovo non gioco più. L'arbitro mi ha detto: ‘Non ti preoccupare'. Io ho risposto che ero preoccupato, non era una situazione piacevole. Ero arrabbiato e amareggiato, ho detto che non volevo più giocare. All'improvviso ho provato sensazioni estremamente spiacevole e negative, mi dispiace abbia dovuto agire io. Mi sorprende che nel 2013 si debbano ancora sentire certe cose. Non è la prima volta che mi capita, ma ho 25 anni e ne ho decisamente abbastanza.
Palla calciata in tribuna, via la maglia e tra le pieghe del viso silenzi troppo duri da raccontare. No, Kevin non tace. Anzi, urla al mondo di non dimenticare e nemmeno prendere sotto gamba episodi come quelli di Busto Arsizio.
Non dovremmo dire che non abbiamo sentito nulla, non dovremmo andare a casa e far finte di niente. Dobbiamo fermarci e aprire gli occhi: era razzismo al 100% e non c'entrava niente con il calcio. Non c'entrava nulla con la partita, con la rivalità tra le squadre. Ecco perché ho agito in quel modo.
E allora quella palla spedita con rabbia verso gli spalti adesso carambola nella metà campo di Lega e Federazione, rimbalza fino alla Fifa.
C'è tanta gente, ad esempio alla Fifa, che può fare qualcosa: dovrebbero svegliarsi e agire. In caso di razzismo, certe persone dovrebbero essere bandite per sempre dagli stadi. Non dovrebbero metterci più piede, questa potrebbe essere la prima misura da adottare. Dobbiamo aprire occhi e orecchie, vedere e ascoltare tutto. E bisogna reagire. Io -chiarisce – amo il calcio così tanto che non lo abbandonerei per colpa di qualche stupido.