Berbatov e il rifiuto al Manchester City: “Risposi fottetevi!”

Il Manchester City mi voleva, gli ho risposto ‘fan***o’! Ho detto al mio agente che non mi importava dei soldi, noi andavamo al Manchester United per la storia, i giocatori e la tradizione.
Dimitar Berbatov ha sempre avuto un carattere particolare, sia in campo che fuori. L'attaccante bulgaro, che ha giocato per moltissimi anni tra Bundesliga e Premier League, è uno che ha fatto sempre discutere in tempi di mercato per le sue scelte improvvise e le sue variazioni dell’ultimo minuto: in un'intervista a FourFourTwo ha raccontato che nel 2008 era al top della carriera dopo l’esperienza al Tottenham e fu corteggiato dal Manchester City: alla fine, però, a spuntarla furono i cugini del Manchester United. Il giocatore classe ’81 ha rispedito al mittente l’offerta dei Citizens e perché ha accettato quella dei Red Devils ma si trattò di scelta di storia e di tradizione calcistica, perché almeno fino a quel momento il divario tra le due società era abissale. Con il senno di poi, quella del nativo di Blagoevgrad alla fine fu una scelta azzeccata perché in quattro stagioni dalle parti di Old Trafford ha messo insieme 56 goal, due Premier League e un Mondiale per Club. Un bottino niente male.
La telenovela Berbatov tra Viola e Juventus
Dalla Fiorentina al Fulham passando per la Juventus, in pochissime ore nell'estate del 2014 si decise il destino di Dimitar Berbatov. L'accordo con la Viola, l'intromissione dei bianconeri e poi la virata verso la Premier League con un aereo partito da Londra per l'Italia e mai arrivato nel Belpaese ma che ha effettuato la sua unica sosta a Monaco e poi ha invertito la rotta. Tanti dubbi su questa trattativa che, a tratti, ha preso i contorni di una telenovela abbastanza tremenda per le modalità e per toni con cui i club italiani si fronteggiarono per portare il bulgaro in Serie A e Berbatov spiegò il rifiuto nel corso di un’intervista rilasciata a ESPN:
Avevo offerte da entrambe, ma dopo tanti anni in Inghilterra volevo restarci e non imparare una nuova lingua, nuovi metodi e stile di gioco. Avevo imparato l’inglese dai film e parlavo con me stesso e volevo usare l’inglese. Dico a mia figlia di parlare in inglese quando gioca con le bambole. Ora il suo inglese è migliore del mio.