Benvenuti in Bundesliga, il campionato europeo a “cinque stelle”
Lo Steve Jobs del calcio – Altro che "chiacchiere e distintivo", come amava urlare in faccia alla giustizia il duro Al Capone, alias Robert De Niro. Altro che le frottole, prodotto d.o.c. della nostra terra, che spesso sentiamo raccontare dai protagonisti del povero calcio italiano. Quì ci troviamo di fronte a manager e dirigenti seri, ad una organizzazione di teutonica solidità ed efficacia, ad un mondo (probabilmente) lontano anni luce dal nostro. Emirati Arabi? Macchè! Russi? Nient'affatto! Manchester, Madrid o Parigi? Nein! Riprogrammate il vostro "navigatore calcistico" signori, perchè la nuova geografia del pallone passa anche dalla Germania e, più precisamente, da Monaco. Applausi al buon Karl Heinz Rummenigge, che a Milano provoca ancora brividi di piacere nella tifoseria nerazzurra. Standing ovation per "Kalle" e per la dirigenza bavarese perchè, indiscutibilmente, l'Oscar al miglior colpo di calciomercato va a loro. L'intoccabile Pep, alla fine si è accasato. Dopo i mesi sabbatici sotto l'Empire State Building, Guardiola ha scelto il Bayern Monaco ed il campionato tedesco per ripartire: una scelta coraggiosa ma, allo stesso tempo, giustificata dai recenti passi in avanti (da gigante) dell'intero movimento calcistico tedesco. Sinonimo di successo e di innovazione, "cool" come l'inventore della mela morsicata, l'ex allenatore del Barcellona ha preferito rimettersi in gioco, spiazzando tutti, dalla Bundesliga (definita da molti il campionato meglio organizzato) e da una società modello, presa ormai ad esempio da molti altri club europei.
Fatti, non parole – I numeri stanno tutti dalla parte del "movimento" tedesco. Gli oltre 45 mila spettatori di media a partita (14 milioni a stagione) certificano il successo del torneo più seguito al mondo, subito dietro a quello della "mitica" NFL americana. La Bundesliga, nonostante i delatori si siano divertiti a giudicarla la sorella minore del calcio europeo, è da anni un campionato avvincente che, in queste ultime stagioni, ha consegnato il famigerato "Meisterschale" (il piatto d'argento che viene consegnato a chi vince) a cinque squadre diverse: Werder Brema, Bayern Monaco, Stoccarda, Wolfsburg e Borussia Dortmund. Pep Guardiola ha scelto un progetto, ma ha anche "sposato" un mondo che sembra funzionare alla perfezione. Un mondo dove, mentre gli interessi (e gli utili) televisivi scendono, la qualità delle squadre sale vertiginosamente. Un paradosso, se pensiamo ai problemi di casa nostra. Fatturati record, zero follie sugli ingaggi, record di abbonamenti, ricavi commerciali alle stelle, stadi all'avanguardia e spesso invidiati dai dirigenti di mezza Europa ("Mi sono innamorato dell'AufSchalke Arena, lo stadio di Gelsenkirchen!", dichiarò Galliani nel 2005). Un "trend" che continua a sorprendere: basti pensare al rapporto, che hanno a Monaco, tra spese per il personale e ricavi: 49,8%, la metà del Manchester City e di molti altri club finiti sotto il mirino dell'Uefa a causa di una gestione, per usare un eufemismo, a dir poco delirante. A testimonianza dell'efficacia della strategia e dei conti virtuosi ci sono le cifre: il club ha chiuso un bilancio record con un utile di 69.3 milioni di euro e un fatturato di 332.2 milioni, il migliore nei suoi 112 anni di storia.
L'invidia italiana – Copiare ed incollare il modello tedesco? Certo, a parole sembra facile ma, nella realtà, sarà un compito davvero arduo. Lo sanno bene i nostri dirigenti. Ne è a conoscenza anche chi, al calcio, si è avvicinato da poco. Come Barbara Berlusconi che, mentre il padre sognava ad occhi aperti Guardiola, andava in giro ripetendo: "In Europa ci sono troppi debiti, le squadre di calcio sono imprese come le altre e non possono generare perdite eccessive: il libro paga non deve superare il 50% del fatturato. Un modello è il Bayern Monaco che produce profitti e ogni anno è presente in Europa tra le big". Questione di coerenza, verrebbe da dire. Un'altra differenza "abissale" tra il nostro calcio e quello tedesco è, ad esempio, la scelta di investire seriamente sui giovani.