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Benfica a rischio fallimento

Il Banco Espirito Santo commissariato: per i lusitani ora ci sono 200 milioni di debiti da coprire.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non c'è pace per il Benfica: il club lusitano, che dal 1962 non è più riuscito a vincere un trofeo europeo (otto finali perse, tra Champions ed Europa League, l'ultima lo scorso anno nella finalissima contro il Siviglia), sarebbe a un passo dal fallimento economico. Quasi una maledizione che rischia di mettere in ginocchio una delle realtà più solide del panorama calcistico europeo. E qualcuno già cita quell'incantesimo storico lanciato da Béla Guttmann che, dopo aver vinto la Coppa dei Campioni nel 1962 chiese alla società un aumento dello stipendio, ma ricevette invece un rifiuto. L'allenatore ungherese se ne andò sbattendo la porta e lanciando la maledizione "Nei prossimi cent'anni non vincerete più una coppa", che ancora oggi fa tremare i tifosi lusitani.

Adesso però il rischio è concreto anche da punto di vista finanziario: il Banco Espirito Santo, commissariato, ha chiuso i rubinetti. E per il Benfica questo si è trasformato in un grosso problema economico: i lusitani devono ora saldare debiti per 200 milioni di euro. La squadra, poco alla volta, vende (o perde) pezzi importanti: Oblak è passato all'Atlético Madrid, André Gomes e Rodrigo al Valencia, Garay è finito allo Zenit, Cardozo al Trabzonspor e Lazar Markovic al Liverpool, sono solo i primi nomi della diaspora. E non saranno i soli. I tifosi lo hanno capito e temono che il nuovo corso sia avaro di soddisfazioni. La Champions League di quest'anno è un'incognita. Il Porto e lo Sporting sembrano già un passo avanti. E sul calciomercato, ricco in uscita ma povero in entrata, l'ombra dei debiti è spaventosa. Insomma, per il Benfica si prospettano tempi durissimi. Il sogno sarebbe quello di superare, anche se con una squadra mediocre, la fase a gironi di Champions, per poter incassare un bel gruzzolo di milioni di euro a copertura dei debiti. Ma non sarà facile. Ed in Portogallo, il Benfica non può contare su molti club "alleati" in grado di prestare giocatori di un certo livello in grado di compensare le cessioni. La maledizione di Guttman colpisce ancora. Forse.

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