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Ben Coker gioca a calcio grazie a una pompa di insulina

L’agente di Ben Coker, l’ex pilota di Formula 1 Mark Blundell, fa del calciatore un grande esempio per tutti coloro che soffrono di diabete. Coker gioca in League One con il Southend United.
A cura di Alessio Morra
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In questi giorni in Inghilterra c’è un calciatore che ha conquistato le prime pagine, non è una superstar della Premier League ma ha una storia da raccontare. Lui si chiama Ben Coker, è malato di diabete e gioca nel Southend United grazie a una pompa d’insulina chi gli ha cambiato la vita. Coker, che è diventato anche un ambasciatore per il diabete nel Regno Unito, sta anche cercando di mostrare ad altri giovani che vivono la sua condizione che il diabete non è una barriera per fare sport. Il suo agente Mark Blundell, ex pilota di Formula 1, sostiene che Coker è ‘una fonte di ispirazione incredibile perché dimostra che anche chi è affetto da seri problemi può competere a livello professionistico’.

La storia di Coker – Quando ha quindici anni Ben Coker sviene in un campo di calcio. La madre si preoccupa, anche perché il giovane Ben in quei giorni aveva una sete enorme e urinava molto più spesso del solito. Dopo aver svolto degli esami Coker scopre di avere il diabete di tipo 1, che colpisce un britannico su 350.000 persone. Lui è giovane e sogna di diventare un calciatore e infatti dopo aver effettuato quella scoperta chiede ai medici: “Sarò ancora in grande di giocare a calcio?”. Chi lotta con questa malattia ha bisogno di due iniezioni di insulina al giorno, ma fortunatamente la tecnologia fa passi da gigante e grazie alle nuove scoperte Ben Coker, che ora ha ventisei anni, continua a fare il calciatore. L’inglese infatti gioca a calcio grazie a una pompa d’insulina, un dispositivo grande quando uno smartphone che Coker ha posizionato più o meno sopra l’ombelico, che dispensa nel suo corpo l’insulina stessa ventiquattrore al giorno.

Pompa d’insulina – Ben, originario dell’Hertfordshire, gioca con il Southend United FC in League One (l’equivalente della nostra Lega Pro), e ha raccontato tutta la sua storia che può far capire a chi è affetto da questa malattia che si può provare a vivere una vita normale anche se si ha il diabete: “Non è stato facile. Quando lo scoprimmo giocavo dodici ore a settimana, in più c’era la partita il sabato e non potevo correre il rischio di una crisi ipoglicemica. Allora con me portavo sempre una bevanda energetica zuccherata che mi servisse in caso di emergenza, anche se per fortuna non ho mai avuto problemi quando ho giocato. Per dieci anni ho usato una penna iniettabile che mi ‘rifornisse’ di insulina quando i livelli di zucchero fossero bassi, poi l’equipe medica ha suggerito una pompa di insulina, che ho da più di un anno che mi permette di non dover fare continue iniezioni. Sono più rilassato non devo preoccuparmi di iniezioni e il mio calcio è migliorato. Devo indossare il dispositivo per tutto il tempo, lo tolgo se si danneggia e in quel caso lo ricollego alla fine del primo tempo”.

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