“BarcelloNapoli”, record di passaggi in stile blaugrana
La grande bellezza. Il Napoli meglio del Barcellona. Il tiki-taka di Sarri incanta l'Europa, e non solo. “La forza è il gioco di Sarri, fatto di velocità, tagli continui e tanto movimento senza palla. Il risultato è un gioco davvero spettacolare”. In campionato, il Napoli ha completato 3364 passaggi, contro i 3301 dei blaugrana che hanno reinventato il passing game. Gli azzurri mantengono una media di 523,7 passaggi corti riusciti a partita, inferiore nei primi cinque campionati d'Europa solo al PSG (557, 3899 totali) e al Bayern Monaco di Ancelotti (579,6), nettamente superiore anche alla media della squadra inglese più vicina a quello che alle origini del calcio era il modello scozzese, poi esportato in Ungheria e Brasile, ovvero il Liverpool di Klopp (3074 passaggi riusciti, 2884 corti, 480.7 di media).
Passaggi, i 4 migliori della A – È il risultato di una partecipazione collettiva della squadra alla costruzione del gioco. Si comincia con Koulibaly e Albiol, che distribuiscono rispettivamente 81.8 e 73.7 passaggi a partita, si prosegue con la regia dei due cervelli della squadra. Hamsik smista 82.8 palloni di media, nessuno come lui in Serie A, Jorginho (terzo in questa classifica) 81.8. Quattro assi di un colore solo, i quattro “passatori” più determinanti del campionato: il segreto del successo è qui.
Rigenerato Hamsik – La chiave sta nel 4-5-1 che Sarri disegna in fase di non possesso, con la squadra che si schiaccia da un lato per seguire il movimento del pallone. La difesa tende a rimanere molto alta, tutta la squadra gioca racchiusa in 20-30 metri, così da facilitare anche il recupero del pallone in zone più favorevoli per l'immediato rilancio dell'azione.
Determinante, nel nuovo centrocampo del Napoli, la dimensione di Hamsik, rigenerato da Sarri: non cerca più il gol con insistenza, contro il Benfica ha distribuito 16 palloni a Jorginho e 13 a Mertens senza però creare occasioni da gol, è libero dal ruolo che lo frenava di trequartista. Da mezzala sinistra, ha ritrovato centralità forse anche come conseguenza della cessione di Higuain. Si sta affermando come leader magari poco appariscente, ma comunque in grado di sfruttare gli spazi sulla trequarti, di attivare la transizione senza palla e dettare linee di passaggio nello stretto. Ma c'è un'ulteriore opzione che stuzzica il tecnico: spostarlo in un ruolo alla Pirlo, da regista basso. L'ha provato sia contro il Chievo sia sul campo del Genoa, con risultati sicuramente incoraggianti.
Cervello Jorginho – Certo, Hamsik sa come dettare i tempi del gioco. In questo campionato, ha completato 497 passaggi (90% di precisione), con il 53% di appoggi in avanti (261 su 489), una percentuale identica a quella di Jorginho. L'anno scorso, le differenze risultavano decisamente più evidenti: il brasiliano ha completato 3084 passaggi con il 91% di accuratezza, mentre Hamsik, più dichiaratamente mezzala, 2338 con l'86% di precisione. E non a caso, rispetto all'anno scorso, si avvicinano anche gli interventi dei due in fase di non possesso. Certo, l'eventuale spostamento di Hamsik garantirebbe quello che Jorginho, pur nella sua capacità di lettura della partita (116 appoggi contro il Benfica), ancora non ha: l'intuizione geniale, la verticalizzazione che genera spazio laddove non c'è. Ma toglierebbe al Napoli il giocatore che finora ha creato più occasioni (16). Anche se Sarri ha già a disposizione un eventuale erede in Zielinski, 308 minuti giocati e 9 occasioni create finora, con l'esplosività che spezza gli equilibri e costruisce superiorità numerica negli ultimi trenta metri.
La rinascita delle ali – Poi lì, come diceva Guardiola, sta tutto all'istinto dei giocatori. Non può bastare, comunque, il solo istinto a spiegare i venti gol in stagione, la fluidità di un attacco che siriteneva indebolito dalla partenza di Higuain. L'arrivo di Milik ha messo Sarri di fronte alla necessità di adattare il canovaccio interpretativo dei tre tenori davanti. Ha chiesto alle ali, più Mertens che Callejon comunque, di accentrarsi, tanto che il belga finisce quasi per interpretare un ruolo da seconda punta. Quando poi, nel ragionato turnover che ha alternato gli uomini senza stravolgere gli equilibri, ha inserito Insigne, lo schema è rimasto identico. Anche Lorenzo il Magnifico si è votato più alla creazione che alla conclusione, libero comunque di alzare l'intensità della spinta offensiva, di cercare l'uno contro uno senza paura, con la certezza di avere le spalle coperte da un centrocampo compatto in cui spicca il contributo dinamico in fase difensiva di Allan.
Universale Callejon – La sintesi del Sarri-pensiero rimane comunque Callejon, un perno, un giocatore universale che incarna ambizione e stile europeo del nuovo Napoli. È anche la sua completezza tattica a fare la differenza, la capacità di integrarsi tanto con Gabbiadini, svariando di più a tutto campo, quanto con il polacco, rimanendo a giocare più da ala classica soprattutto se sull'altro versante agisce Mertens. Con i suoi 3.2 tiri a partita (la media più alta della squadra, la 13ma in Serie A) e gli 1.7 passaggi chiave (secondo solo a Hamsik), Callejon toglie punti di riferimento alle difese avversarie. Sa aggredire il terzino alle spalle, sa tagliare in mezzo e prendere d'infilata il centrale, e insieme partecipa alle diagonali difensive e aiuta il primo pressing sull'uscita bassa del pallone da parte degli avversari.
Il Napoli, è questa la forza di Sarri, è ripartito dal gioco per il post-Higuain. Il tecnico ha saputo mettere ogni elemento al servizio del modulo e il modulo al servizio dei singoli. Il 4-3-2-1, o 4-3-3 con il trequartista, si adatta alle caratteristiche dei giocatori, soprattutto dei centrocampisti, e all'esigenza già chiara in estate di “distribuire i gol sugli altri attaccanti e giocare più vicini alla punta”.
Ghoulam ringrazia – Con le corsie libere, soprattutto a sinistra, i terzini possono spingere: non è un caso che Ghoulam abbia apportato 1.7 passaggi chiave, mandando un compagno al tiro, di media a partita, tanti quanti Callejon. Proprio da quel lato il Napoli ha manifestato il meglio del suo repertorio contro il Benfica. Ghoulam ha costantemente creato un triangolo con Hamsik e Mertens che ha favorito la circolazione del pallone e ha portato gli azzurri ad attaccare nel 44% da quel lato. I 10 cross tentati dal terzino francese e i tre del belga danno la misura anche di un tipo di soluzione offensiva cercata più dell'anno scorso. Di un'arma in più che rende ancora più imprevedibile il meccanismo dell'attacco partenopeo.
Milik show – Un meccanismo in cui Milik rivela tutte le sue qualità. “Ho scelto il Napoli anche perché c'era Sarri in panchina” ha detto. “E' una persona speciale, passa molto tempo a curare l'aspetto tattico e questo non mi era mai accaduto con altri tecnici. La cura della tattica è un aspetto tipico del calcio italiano, ma il nostro calcio, molto offensivo, è diverso. Facciamo circolare il pallone e cerchiamo di renderci pericolosi alla prima occasione e questo mi piace”. L'Italia e l'Europa si incantano anche così.