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Barcellona, l’incubo di André Gomes: “Mi vergogno a uscire di casa”

Il giocatore portoghese ha parlato delle sue difficoltà da quando veste la maglia del Barcellona: “Sento di vivere un inferno, spesso non volevo uscire di casa per la vergogna”.
A cura di Alessio Morra
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André Gomes nell’estate 2016 fu acquistato dal Barcellona, che versò nelle casse del Valencia 35 milioni di euro, più 20 di bonus. Il portoghese divenne così uno dei giocatori più costosi della Liga. Quell’enorme cifra sborsata non ha aiutato il centrocampista che, candidamente, ha detto che da quando è diventato un giocatore del Barcellona ha avuto grosse difficoltà mentali e ci sono stati momenti in cui aveva vergogna a uscire di casa.

L’inferno di André Gomes

A volte può succedere che una grande cifra spesa da una squadra per un giocatore possa finire per danneggiare il giocatore stesso. André Gomes alla rivista ‘Panenka’ ha svelato le sue difficoltà e sono quasi scioccanti le sue parole: “Sto vivendo un inferno, più di una volta ho pensato di non uscire di casa, ne avevo quasi paura, me ne vergognavo”.

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Troppa pressione

Con il Barcellona in quest’anno e mezzo raramente è riuscito a brillare e il posto in squadra non lo ha mai conquistato. La pressione è sempre più forte e André Gomes non riesce ad avere sensazioni positive in campo:

Non sto bene in campo, non riesco a godermi quello che mi piace fare di più. Nei primi sei mesi le cose sono andate molto bene, poi tutto è cambiato. Ho iniziato a sentire sempre più pressione. La pressione la vivo bene ma non quella che metto su di me. É come se avessi delle cattive sensazioni durante le partite.

In allenamento sono tranquillo, in partita no

Il problema non è tecnico, ma mentale per il giocatore che in allenamento fa quello che deve, ma che in campo, nonostante il grande appoggio dei compagni di squadra, non riesce poi a essere decisivo:

In allenamento mi sento tranquillo, mi sento a mio agio con i miei compagni ma a volte ho poca fiducia e si vede in allenamento. Posso anche aver giocato uno o due giorni prima ma ho ancora le immagini della partita in testa e questo non mi permette di andare avanti. Tengo per me tutta la frustrazione e non parlo con nessuno, soffro nel pensare troppo. E anche se i miei compagni mi aiutano molto, le cose non vanno come vorremmo. Gli amici mi dicono che ho il freno a mano tirato. Mi dà fastidio quando mi dicono che potrei fare bene perché chiedo poi a me stesso: e allora perché non lo faccio?

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