Balotelli: “Io, per 18 anni non italiano. Dove andrò? Chiedetelo a Salvini”
"Dove andrò a giocare? Chiedetelo a Salvini". Mario Balotelli scherza così durante la presentazione del libro del giornalista di Sky, Alessandro Alciato. Coi suoi ‘Demoni' (è il titolo del testo) ha già fatto i conti e spesso ne hanno mortificato le potenzialità di calciatore che (forse) avrebbe potuto lottare per il Pallone d'Oro se solo fosse stato più continuo, sereno, equilibrato. A 28 anni è tornato al centro della scena ma per vicende calcistiche e null'altro. E' ripartito da Nizza, ha ritrovato i gol, la maglia della Nazionale e fiducia in sé stesso. E chissà, magari potrà indossare anche la fascia di capitano quella che qualche tifoso razzista mai vorrebbe vedere al suo braccio perché – come recitava lo striscione – ‘il mio capitano ha sangue italiano'.
Roberto Mancini lo ha richiamato in Azzurro: ne conosce pregi e difetti ma soprattutto sa quanto possa essere importante per una squadra un calciatore del suo potenziale. "Un po' l'ha buttato", ha ammesso il commissario tecnico nella conferenza stampa che ha preceduto la gara contro l'Olanda. Mario ha sorriso e sorride ancora quando gli rivolgono sempre la stessa domanda: "Dove andrò a giocare? Davvero non lo so se sarà in Italia oppure ancora all'estero – ha aggiunto l'attaccante -. All'avvocato Rigo (collaboratore di Raiola, ndr) ho detto che lo sa Salvini dove giocherò…".
Non fa battute (e nemmeno ne ha voglia di farne) quando affronta un tema sensibile: intolleranza e razzismo che avvelenano anche il Belpaese. Lui l'ha provato sulla propria pelle e spiega: "Brutto avere la cittadinanza solo a 18 anni, da giovane è stato difficile non essere riconosciuto come italiano. Nella mia vita ci sono stati tanti razzisti, anche ignoranza e paura del diverso. Sono nato e cresciuto in Italia e non sono mai stato in Africa – ha aggiunto Balotelli – e credo che questa legge andrebbe cambiata".