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Bacca: “Sono capitato nel peggior Milan della storia”

Carlos Bacca, 31 anni, è ancora di proprietà del Milan ma adesso gioca in prestito al Villarreal. Della sua esperienza rossonera non ha rimpianti e a una radio colombiana racconta della sua diversità di vedute con Montella, la nuova dirigenza e di una rosa modesta.
A cura di Maurizio De Santis
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Non rinnega il passato ma non ha alcun rimpianto. Per Carlos Bacca l'avventura in Italia, e nello specifico al Milan, sembra solo un brutto ricordo. L'attaccante colombiano, 31 anni, è ancora sotto contratto coi rossoneri (fino al 2020) ma è andato in prestito con diritto di riscatto fino a giugno 2018 al Villarreal. Finora la sua avventura nella Liga non è stata pari a quanto fatto e vissuto ai tempi del Siviglia: allora, con Emery in panchina (oggi al Psg), riuscì a ritagliarsi un posto d'eccezione all'ombra di colossi quali Cristiano Ronaldo e Messi, a essere decisivo nelle Coppe portando in dote l'Europa League.

Adesso è tutto diverso. In 9 presenze e 538 minuti giocati (con la media di circa 1 ora a match) tra campionato e Coppa ha messo a segno 2 gol (uno al Betis l'altro all'Alaves, entrambi risalgono a settembre): poco davvero per una punta che era abituata a essere letale in area di rigore.

Al posto giusto nel momento sbagliato. Si può sintetizzare così l'esperienza di Bacca al Milan. Anzi, è lui stesso a spiegare le ragioni della delusione a ‘W Radio Colombia’ dove ha raccontato del rapporto poco idilliaco con il tecnico, Montella, e soprattutto ha espresso giudizi poco lusinghieri sulla rosa delle ultime stagioni. Le ragioni del declino? Nella decisione da parte del presidente Berlusconi di lasciare la guida del club dopo ben trent'anni passati al timone della sua creatura.

Gli anni passati al Milan sono stati soddisfacenti per me sul piano personale, ho raggiunto l’obiettivo stabilito – ha ammesso Bacca -. I risultati potevano anche essere migliori, però sarebbe servito l'aiuto di tutta la dirigenza. Purtroppo sono capitato nel peggior Milan della storia. Dopo trentuno anni il presidente, Silvio Berlusconi, aveva deciso di vendere la società. E con l’allenatore e la nuova dirigenza avevamo vedute differenti.

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