Auguri Pelè, la Perla Nera del calcio compie 76 anni
Una delle coincidenze più misteriose e memorabili della storia del calcio è la nascita nella stessa settimana di ottobre dei tre migliori (classifica soggettiva fino ad un certo punto) calciatori della storia del calcio. Dal 23 al 30 ottobre si ricordano le nascite di Pelé, Garrincha e Maradona, tre che hanno vinto campionati mondiali in varie epoche, avendo però sempre un ruolo da protagonista fondamentale per la vittoria più prestigiosa possibile.
Il primo ad aprire la settimana "sacra" del calcio mondiale è Edson Arantes do Nascimento, in arte e pantaloncini corti Pelé, nato il 23 ottobre 1940 a Três Corações. Il nome con cui avrebbe voluto farsi chiamare era proprio Edson, datogli dal padre in onore di Thomas Alva Edison, ma il soprannome con cui un suo amico di scuola lo ha apostrofato, lo ha accompagnato poi per tutta la vita.
Del 76enne Pelé sappiamo tutto grazie alle tante biografie scritte sul suo conto che scandagliano fin nei minimi particolari la sua vita di campo e privata. E tutti sono d'accordo con Waldemar de Brito, il quale lo vide giocare con la sua prima squadra, il Bauru, e chiamando in sede al Santos pregò tutti di prendere subito quel bambino, dicendo che sarebbe diventato in poco tempo il miglior giocatore del mondo. In effetti Pelé ci mise poco ad affermarsi. Il 7 settembre 1956, a 15 anni, giocò la sua prima partita con il Santos segnando anche il primo gol, entrando poi stabilmente in prima squadra l'anno successivo quando divenne anche capocannoniere del Campionato Paulista e venendo convocato in Nazionale a soli 10 mesi dalla firma del suo primo contratto da professionista.
Un inizio di carriera folgorante e da predestinato
Un anno dopo si trovò a giocare il Mondiale in una squadra che fino ad allora aveva sempre perso nell'occasione più importante. Dopo la seconda partita, Pelé sostituì Mazola, il nostro Josè Altafini, nell'attacco verdeoro e non uscì mai più segnando in finale due gol, di cui uno votato come il più bel gol della storia dei Mondiali mai segnato in una finale.
Dopo quella partita tutto il mondo, non solo in Brasile (dove molti però fino a quel momento avevano ancora remore su lui) e Garrincha, si rendono conto di chi è Pelé e cosa vuole dire per il futuro del calcio. Quello che fece da allora in poi è appunto epocale: col Santos vince 10 volte il Campionato Paulista, 5 Coppe del Brasile, 2 Coppe Libertadores, 3 campionati del mondo con il Brasile, 2 Coppe Intercontinentali. La prima volta contro il Benfica giocando una partita clamorosa a Lisbona sotto gli occhi dell'altro grande talento del decennio, Eusebio, l'altra contro un Milan che riuscì a contenerlo in casa grazie ad una grande marcatura di Trapattoni, per poi esserne travolti in Sud America.
Dopo la vittoria del 1958, nel 1962 Pelé arrivò in Cile già infortunato e le carezze messicane alla prima partita lo costrinsero a saltare tutto il torneo. Ben sostituito da Amarildo e soprattutto da Garrincha che prese sulle sue spalle l'intero attacco dei verdeoro, il Brasile rivinse il titolo eguagliando l'Italia per mondiali vinti.
Messico '70, Italia travolta dalla Seleçao e della Perla Nera
La partita che decretava la migliore squadra di sempre e chi avrebbe portato a casa la Coppa Rimet si giocò proprio contro l'Italia nel 1970 in Messico. Il Brasile dei cinque numeri 10 (Pelé, Gerson, Jairzinho, Rivelino e Tostao) era davvero qualcosa di unico e incontrollabile. I nostri giocarono una partita coraggioso e attenta ma quella squadra straordinaria vinse facilmente per 4-1 facendo entrare Pelé direttamente al primo posto nell'Olimpo dei più grandi.
Dopo anni e anni di successi, nel 1975 si fa convincere dai soldi della Warner Communications e dal progetto NASL americano giocando due anni con i Cosmos di New York insieme a Chinaglia, Carlos Alberto e Beckenbauer. Anche lì si distinse con gol e giocate di alto livello che portarono la squadra newyorchese al titolo nel 1977 e Pelé stesso a vincere il titolo di MVP nel 1976. Alla fine di una parabola calcistica senza eguali, Pelé ha segnato 1281 gol, record che difficilmente qualcuno riuscirà a ritoccare.
Oltre a vincere trofei, con il Santos girava anche il mondo guadagnando ma soprattutto facendo guadagnare tantissimi soldi a dirigenti e faccendieri che seguivano allora la squadra della Perla Nera. Quel Santos giocò ovunque con aneddoti incredibili che riguardano il suo numero 10: in Colombia un arbitro espulse Pelé, il pubblico iniziò ad urlare e tirare di tutto in campo e fu allora che Pelé rientrò in campo e ad uscire fu l'arbitro. Nel 1967 invece in Nigeria si stava combattendo una guerra civile. Ma a Lagos giocava il Santos e allora le due fazioni in contrasto dichiararono un periodo di tregua per poter assistere pacificamente alla partita del più grande giocatore di calcio dell'epoca.
Queste storie insieme a tante altre fanno di Pelé un'icona della prima parte del Novecento. Solo lui insieme a pochi gruppi musicali, artisti, attori e politici sono diventati il marchio di un'epoca che rimarrà per sempre nel cuore di chi l'ha vissuta.