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Juventus Champions League 2019-2020

Atletico Madrid-Juventus, la guerra dei mondi: terzini e mezzali le chiavi per Sarri

L’Atletico Madrid difende “a V” e lascia gli attaccanti lontani dalla porta in fase di non possesso. Diego Costa dovrebbe andare a sfidare il terzino destro della Juve. Proteggere Pjanic sarà l’altro fattore che deciderà la partita. Rispetto alla sfida dell’anno scorso, le mezzali bianconere giocano più alte e in una porzione di campo più definita. E può essere un vantaggio.
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La sfida tra Atletico Madrid e Juventus è un confronto di filosofie, di stili, di approccio al gioco. I Colchoneros, penultimi per tiri nella Liga, contano su difesa compatta e riaggressione decisa sul pallone. Chiudono gli spazi di mezzo con i terzini e con le ali che si stringono, giocano un calcio più energico e diretto. La Juve di Sarri, ancora work in progress come dimostrano i soli dieci tiri di media a partita, persegue lo sviluppo del gioco attraverso il fraseggio e la costruzione sulle fasce già dalla difesa. Proprio qui, soprattutto nella zona di destra della difesa bianconera, il duello con Diego Costa potrebbe fare la differenza. Fondamentale, poi, il contributo delle mezzali della Juve nella spinta e nella protezione di Pjanic.

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Come attacca l'Atletico Madrid

Simeone ha confermato il 4-4-2 della scorsa stagione con il quartetto mobile di centrocampo: formalmente Thomas e Saul al centro, Koke e Lemar sugli esterni. L’Atletico, che attacca nel 38% dei casi da sinistra, secondo i dati Whoscored, ha la penultima media tiri della Liga (6.41, fa peggio solo il Celta Vigo). E' comunque sesta per expected goals, segno di una produzione offensiva che tende a cancellare tiri inutili o difficili dal suo orizzonte. I Colchoneros si limitano a 55 tocchi in area (otto squadre soltanto ne registrano di meno), e a una ricerca del dribbling, dell'uno contro uno, semplicemente nella media. E' una squadra diretta, prima per passaggi filtranti (47 totali, 10,76 a partita), che completa 14.8 passaggi, secondo i dati Wyscout, per ogni minuto di possesso, dietro solo a Barcellona, Real Madrid e Siviglia.

Juve: cruciale la protezione della difesa

La partita presumibilmente si deciderà a centrocampo, sia in termini di duelli individuali sia di posizionamento collettivo. In conferenza stampa, Sarri ha fatto capire di considerare Pjanic a disposizione e di non voler sottovalutare il contributo anche in fase di possesso di Khedira e Matuidi. "Khedira è un giocatore universale, Matuidi è campione del mondo in carica. Poi, oltre a loro, abbiamo giocatori che possono garantirci maggiore palleggio, ma vengono da situazioni complicate" ha aggiunto, in riferimento a Ramsey che non gioca da marzo, e Rabiot che ha giocato solo le amichevoli della International Champions Cup in tutto il 2019.

Sarà determinante la quantità e l'efficacia della protezione del pallone nella zona di Pjanic. Quest'anno, infatti, la Juve tende a controllare di più il possesso rispetto alla gestione Allegri e a richiedere ad ali e terzini di mantenere posizioni più aperte. Di fatto, la Juve di Sarri cerca di svuotare il centro del campo e giocare sugli esterni già dalle fasi di avvio dell'azione. Gli avversari reagiscono, si adattano e anche nelle ripartenze cercano di esporre la Juve nei corridoi. Restano pochi, infatti, i duelli difensivi, vinti o persi, dai bianconeri nella zona di Pjanic. Il grafico si riferisce all'ultima sfida, contro la Fiorentina, ma è un dato costante in tutte le gare della stagione.

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Il valore delle mezzali

Nella sfida dell'anno scorso al Wanda Metropolitano, la Juve di Allegri, disposta con il 4-3-3 e Bentancur titolare come mezzala destra, ha sofferto il problema opposto. Ovvero, i duelli difensivi in mezzo si sono concentrati nella zona centrale, ma la squadra ha perso da subito compattezza a centrocampo. Saltati i collegamenti tra Pjanic e le mezzali, troppo distanti dal bosniaco, la Juve ha lasciato agli spagnoli il dominio degli half-spaces.

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Rispetto a quella sfida, però, c'è una differenza e non di poco conto. L'identità dei moduli non nasconde le differenze di interpretazione. E vale soprattutto per i giocatori decisivi nell'economia del risultato, le due mezzali. Consideriamo Matuidi. Al Wanda Metropolitano, nell'andata degli ottavi dell'anno scorso, ha faticato a trovare una dimensione, una posizione, ha subito il gioco degli avversari. Ha corso tanto e spesso a vuoto. Quest'anno la porzione di campo che copre è ridotta, più concentrata. Sarri chiede ai suoi una maggiore monodimensionalità. Se riuscirà a non farsi trascinare dal contesto, mantenere questa posizione più stabilmente avanzata sulla trequarti potrebbe rendere il francese il vero jolly del partita. Perché costringerebbe l'esterno destro del centrocampo dell'Atletico ad arretrare e si allenterebbero le distanze con i centrali.

Matuidi contro l'Atletico l'anno scorso e nelle prime partite di questa stagione
Matuidi contro l'Atletico l'anno scorso e nelle prime partite di questa stagione

La difesa dell'Atletico Madrid

L’Atletico, nonostante una struttura votata al contenimento e alla copertura, concede leggermente più tiri di quanti ne riesca ad effettuare a partita (6.87 di media contro 6.41). In ogni caso, subisce meno reti rispetto alla stima dei gol attesi incassati (expected goals against), altrimenti non si spiegherebbe il secondo posto in classifica. Simeone organizza una sorta di "V", di barriera protettiva che assorbe gli attacchi avversari, li lascia rimbalzare e toglie efficacia nelle zone di campo. Contro questa difesa, può funzionare il fraseggio tipico delle squadre di Sarri, stretto e veloce ma orientato all'ampiezza. Possono funzionare i cambi di gioco per far scivolare la difesa avversaria sul lato debole e creare aperture per gli inserimenti da dietro. Servirà, evidentemente, il supporto delle ali nella zona dell'area di rigore.

Gli interventi difensivi dell'Atletico Madrid contro l'Eibar: chiara la costruzione a V
Gli interventi difensivi dell'Atletico Madrid contro l'Eibar: chiara la costruzione a V

Danilo-Diego Costa: il duello chiave

Simeone ha provato anche a passare a un 3-5-1-1 contro il Leganes ma i tre interni di centrocampo, Thomas, Koke e Lemar, non sono andati oltre un dialogo fitto quanto sterile con Joao Félix. Funziona meglio la linea a quattro dietro, che consente anche all’Atletico di creare superiorità numerica negli ultimi trenta metri.

La presenza di un talento ancora potenziale e non del tutto inquadrato come Joao Felix rende ancora più determinanti per l'attacco dell'Atletico i movimenti di Diego Costa, secondo in squadra per tiri tentati di media a partita e primo per dribbling. Il portoghese rimane ancora ondivago nella ricerca di una posizione dalla quale incidere. Un tentativo non del tutto realizzato, ancora: Joao Felix ha infatti segnato meno rispetto alla stima degli expected goals, ha completato meno di un dribbling ogni due e sbagliato tutti i passaggi tentati in area.

Costa invece si muove dentro un'area più ristretta, sulla trequarti nella zona di centro-sinistra. Evidente come Simeone cerchi di tenere la squadra bassa, di guadagnare campo in maniera quasi rugbistica togliendo riferimenti stabili negli ultimi sedici metri. Costa va dunque ad agire nella zona di Danilo. La vittoria potrebbe decidersi qui. Chi riuscirà a costringere il rivale sulla difensiva, e di conseguenza a determinare la posizione in campo dell'altro, permetterà alla sua squadra di maturare un vantaggio competitivo probabilmente decisivo.

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