Astori e il dramma di Avenatti: “Mi avevano dato 2 mesi di vita”
Domenica mattina. Avenatti è a letto con la moglie Jessica, sposata nel 2016 quand'era alla Ternana. Fa zapping e in tv il flash sulla notizia della morte di Davide Astori gli toglie il fiato. Lascia entrambi impietriti, con lo sguardo fisso e perso nel vuoto. Il capitano della Fiorentina s'è spento nella notte assieme al suo cuore che ha smesso di battere. Felipe, attaccante del Bologna, si volta verso la propria consorte ma entrambi restano senza parole e vengono risucchiati indietro nel tempo, a pochi mesi prima, quando al calciatore venne diagnosticato un problema al cuore.
I medici gli dissero che, se gli esami fossero stati negativi, oltre a interrompere subito l'attività agonistica avrebbe anche rischiato un paio di mesi di vita. E oggi non potrebbe raccontare il dramma vissuto in quei mesi trascorsi tra il suo arrivo in Emilia e il calvario che lo ha condotto in America per esami altamente specialistici e ‘un'operazione di risistemazione' (a ottobre scorso) nella clinica Monte Sinai di New York, reputata la migliore al mondo per la cura delle aritmie cardiache.
La mattina che è successa la tragedia di Astori – ha raccontato al Corriere dello Sport -, io e mia moglie eravamo a letto. Ci siamo guardati negli occhi e siamo rimasti in silenzio per un tempo eterno.
A dicembre dell'anno scorso arriva l'idoneità. Avenatti, 24 anni, accenna un sorriso ma negli occhi puoi vedere il film di quei momenti durissimi vissuti dalla consorte – alla quale i dottori rivelarono "ha 2 mesi di vita se gli esami danno un certo esito" – e dal calciatore che nell'estate scorsa era stato costretto a fermarsi per una tachicardia sospetta.
Non capiscono quale sia il mio problema – ha aggiunto Avenatti -. Ho paura, non dormo la notte. Faccio ancora altri esami, stavolta in America. Mi danno finalmente l'ok, ma qualche giorno prima c'era stata quella telefonata a Jessica. E' stato come nascere una seconda volta.