Assist, movimenti offensivi, possesso: perché Hamsik è una colonna del Napoli
Marek Hamsik, il capitano, la colonna, la bandiera di questo Napoli è l’emblema dell’eccessivo parossismo mediatico attorno al quale ruota il calcio nella città campana troppo spesso avara di complimenti e ricca di critiche, polemiche e accuse. “Non è decisivo nelle partite importanti”, “Scompare per larghi tratti della partita”, “Non diventerà mai grande” e tante di queste frasi fatte hanno accompagnato l’ormai decennale avventura dello slovacco a Napoli. Un’avventura partita con Reja, proseguita con i vari Donadoni, Mazzarri, Benitez e Sarri e che, fra coppe Intertoto, Europa League, Serie A, 2 Coppe Italia vinte, magnifiche cavalcate in Champions fino alla magica notte di Doha contro la Juventus ha portato Hamsik (capitano dal 2013/14) a vestire la maglia azzurra per 418 volte (terzo all time alle spalle di Juliano e Bruscolotti) con ben 102 reti all’attivo (quinto ogni epoca dietro Vojak, Cavani, Sallustro e Maradona).
Numeri piuttosto eloquenti e che, senza alcun dubbio, spengono e mortificano gli sterili giudizi cui è stato vittima nel corso di questi anni, come se, non andando via da Napoli, il giocatore fosse rimasto in un limbo calcistico, fra la grandezza e la normalità.
Primo nelle maggiori classifiche individuali del Napoli
Ma l’importanza dello slovacco non deriva soltanto dagli incredibili numeri fatti registrare nella sua storia azzurra ma anche per la sua inenarrabile duttilità tattica. Centrocampista centrale, regista, mezzala, trequartista e poi di nuovo mezzala in una linea centrale a tre, Hamsik è stato il factotum della squadra. Un elemento che, anche quest’anno, si sta rivelando imprescindibile per i meccanismi della compagine partenopea. Sempre presente in tutte le competizioni, quarto per minutaggio, dietro solo a Reina, Koulibaly e Callejon, fra i primi in squadra per passaggi effettuati (1.074) e assist vincenti, il numero 17 rappresenta una straordinaria risorsa per Sarri e questo Napoli.
I movimenti in campo, l'arma dello slovacco
Il capitano azzurro inoltre, diventa uno straordinario interprete del 4-3-3 di mister Sarri grazie alle sue caratteristiche peculiari: grandi fondamentali, tecnica di base, fraseggio corto-lungo, tagli senza palla e incursioni con la sfera. Una condizione tattica questa perfetta per il calciatore slovacco che si concretizza in campo con tante giocate di estrema bellezza e con una miriade di tagli interni in verticale.
Il suo modo di legare i reparti con le sue doti tecniche poi, consentono di alleggerire il “peso”, la responsabilità di ricamare calcio al solo regista di turno. Un mediano aggiunto che, oltre a dialogare coi compagni in mezzo al campo e premiare le sortite offensive del terzino sinistro posto sul suo lato, risulta molto efficace in zona gol con i suoi inserimenti e le sue bordate da fuori area. Insomma, di questa bandiera, che, nonostante tutto, non smette di garrire fiera al vento, il Napoli non può proprio fare a meno.