Arturo Lupoli, il pupillo di Wenger che oggi si gioca la salvezza con la Fermana
Doveva essere il più grande talento del calcio italiano e invece oggi si ritrova a giocarsi la salvezza in Serie C. Di Arturo Lupoli, all’inizio degli anni 2000, se ne era parlato davvero tanto, identificando nell’ex fenomeno cresciuto nell’Arsenal, il prossimo fantasista della Nazionale fresca di delusione del Mondiale del 2002. Ma il corso degli eventi ha portato il giovane Lupoli a trovarsi spesso di fronte a scelte che forse, ad oggi, sono state sbagliate. Tanti cambi di maglia dopo l’esordio con gol nella prima squadra dei ‘Gunners’ allenata da Wenger e poche luci ma tantissime ombre nell’unica esperienza in Serie A con la maglia della Fiorentina.
Ad oggi però, in Serie C con la casacca della Fermana e dopo aver girovagato per diversi club di B senza grosse ambizioni, Lupoli si ritrova a giocarsi una salvezza nelle Marche. Un calciatore di grande talento che ha avuto solo la sfortuna di non scegliere mai il percorso giusto e continuativo che forse gli avrebbe permesso di vedere la sua carriera spiccare presto il volo. Analizziamo insieme la sua storia.
I primi botti nelle giovanili del Parma con Pepito Rossi
Arturo è bresciano di nascita e napoletano di origini, ma ben presto diventa il pallone a decidere la sua residenza. Si trasferisce a Casalmaggiore, per poter inseguire il proprio sogno di diventare calciatore: la squadra è il Parma, quel maledetto Parma di Callisto Tanzi che però nel suo incredibile vivaio, contava anche un certo Giuseppe Rossi. I due, dopo il fallimento della società, partirono nel grande esodo che vide i talenti del vivaio ducale lasciare il club.
Lupoli andò all’Arsenal di Wenger mentre Pepito si trasferì al Manchester United. Le strade dei due attaccanti classe 1987 si divisero ma ben presto, sia di Rossi, ma soprattutto di Lupoli, il diretto interessato, ne sentiremo presto parlare come il golden boy venuto dall’Italia e pronto a far sognare la Premier League e il pubblico dei ‘Gunners’ che dopo una sola partita era già pazzo del giovane Arturo.
Il gol all’Everton che cambiò letteralmente la sua carriera
è il ventisette ottobre, anno duemila e quattro, la partita è un terzo turno di Carling Cup e l’avversario è il Manchester City. Il primo impatto con il calcio inglese è buono, il secondo è ottimo: Lupoli è titolare e gioca con personalità, tanto che la squadra vince 1-2 e Wenger decide di rispedire il suo Golden Boy in campo per la Football League Cup. E’ il 9 novembre, si gioca nella tana dei Gunners contro l’Everton, che passa pure in vantaggio da calcio piazzato con Gravesen. Poi successe l’incredibile.
Arturo entrò in campo e realizzò due gol per completare la rimonta alla seconda presenza da titolare in uno stadio pieno e impazzito che vedeva già in quel ragazzino smaliziato il suo jolly per il futuro. Arsene Wenger aveva già pensato che quel ragazzino ben presto avrebbe fatto tantissimi gol in Inghilterra. Ma sarà stato realmente così?
L’avventura al Derby County e la vittoria del campionato
In due anni coi Gunners realizzò 4 reti in 9 partite. Una media ottima che meritava certamente di essere approfondita. Arsène decide allora che il lungo viaggio intorno al mondo doveva ancora avere inizio. E così l’ambizioso ‘King Arthur’, passò in prestito al Derby County. Scelta azzeccatissima, quella di Wenger: al Derby Lupoli rese tantissimo, trascinando gli arieti alla promozione in Premier League. Una stagione eccezionale, che gli valse l’interesse di diversi club.
Tra i tanti, la spuntò la Fiorentina che lo tenne in Toscana per i primi 5 mesi dove però trovò poco spazio, chiuso da mostri sacri come Mutue Pazzini. I viola allora gli trovano l’opportunità per allungare il suo viaggio. Andò in prestito a Treviso e poi ancora in Inghilterra, a Norwich prima e a Sheffield poi. Nonostante qualche bello sprazzo, Arturo non fece però così bene. La Fiorentina decise allora di spedirlo all’Ascoli.
L’inizio di un lungo girovagare in Italia e in Europa
Arturo nelle Marche visse due delle stagioni buone, collezionando in tutto 11 reti e contribuendo a due preziose salvezze dei bianconeri. Le strade di Lupoli e l’Ascoli però poi si divisero e Arturo trovò una nuova casa a Grosseto, una piazza ambiziosa e al contempo sempre complicata che culminò con la retrocessione dei maremmani nel 2013.
E così Lupoli andò prima al Varese e poi addirittura in Ungheria all’Honvéd, chiudendo l’annata 2013-2014 con sole 9 presenze e nemmeno una rete.
A 27 anni, Lupoli tornò quindi di nuovo a Varese dal prestito ma le cose non andarono per il meglio e così, quasi come un miracolo, ecco la chiamata del Frosinone, società che lottava per traguardi ben più nobili. Arturo accettò con grande entusiasmo, e così 8 anni dopo il Derby County, Lupoli prese parte a un’altra promozione. L’anno prima sembrava tutto destinato a spegnersi, ma in Ciociaria per quel giovane talento che si era messo in evidenza con l’Arsenal le cose stavano davvero cambiando.
L’obiettivo salvezza con la Fermana
Il Frosinone non lo portò con sé in Serie A e così a fine agosto Lupoli passò al Pisa di Gattuso. Compito? La promozione in Serie B. Nella prima parte di stagione le cose filano per il meglio, ma poi la società decide di prestarlo al Catania, impedendogli di festeggiare l’impresa insieme ai compagni che vinsero i playoff contro il Foggia di De Zerbi. Poi la Serie C, prima con il Sudtirol dove in 12 presenze non realizzò neanche un gol e poi oggi alla Fermana in Serie C girone B dove ad oggi, con 27 gare giocate e 7 gol, sta contribuendo a salvare la squadra marchigiana.
A 30 anni Lupoli si sta completamente rilanciando nel mondo del calcio sperando di aver trovato, finalmente, alla Fermana, la sua meta per poter mettere le basi e dare una continuità seria alla sua carriera capace di rendere onore anche alle aspettative di un Arsene Wenger che in lui ha sempre creduto fin dalla prima volta che lo lanciò in campo con i ‘Gunners’ dei grandi.