Arsenal-Manchester United 1979: la Five Minute Final
È un bel pomeriggio a Wembley. L'Inghilterra sta cambiando per sempre in quell'estate del 1979, ma il 12 maggio l'attenzione è tutta sulla finale di Fa Cup. L'Arsenal di Brady affronta il Manchester United di Joe Jordan, che per gli opinionisti e gli spettatori neutrali ha la squadra più attraente. I Gunners, che hanno avuto bisogno di cinque tentativi per passare al terzo turno lo Sheffield Wednedsday di Jack Charlton, ha rischiato di non poter schierare il terzino Sammy Nelson che ha scoperto il posteriore verso i tifosi per celebrare un gol al Coventry. Ma Nelson viene sospeso solo due settimane e può essere in campo a Wembley. Dave Sexton, il manager dei Devils, ha passato la vigilia a comprare, e pagare di tasca sua, orologi che poi regala alla vigilia a tutti i suoi giocatori.
Uno-due micidiale – Sexton, come Terry Neill, il manager dell'Arsenal, cerca il primo titolo in carriera in quella 98ma finale di FA Cup, la 49ma giocata a Wembley. Al 12′ la partita già cambia. Brady spacca la difesa dello United con un perfetto filtrante per l'ala destra David Price, che evita il tackle di Buchan, capitano dei Devils vincitori della FA Cup due anni prima. Dalla linea di fondo, Price appoggia indietro. Sulla palla arrivano Alan Sunderland e Brian Talbot, che un anno prima aveva segnato, proprio all'Arsenal, il gol vittoria per l'Ipswich Town in finale. Entrambi la toccano, il portiere dello United, il 21enne sudafricano Gary Bailey, è battuto, ma alla fine il gol viene assegnato a Talbot. Sunderland avrà comunque modo di gioire, eccome. L'Arsenal domina e a due minuti dall'intervallo raddoppia. Brady lavora d'anca per ricevere il passaggio di Talbot e aggirare un paio di tackle, prima di disegnare un cross perfetto per Frank Stapleton, che giocherà cinque finali di Fa Cup, tre per l'Arsenal e due per lo United, vincendone due e segnando in entrambe le vittorie. Il colpo di testa di Stapleton è perfetto: two-nil for the Arsenal.
Un cambio controproducente – I tifosi dei Gunners cominciano a cantare "Ee-ay-addio, we've won the cup", come se avessero già vinto. A questo clima partecipa anche mister Neill, che decide di togliere David Price per inserire l'inesperto Steve Walford. Negli studi di ITV, Jack Charlton informa la nazione che è una mossa sbagliata, che la squadra così perderà completamente il suo equilibrio. “L'Arsenal adesso potrebbe trovarsi addirittura in difficoltà”. Niente sembra cambiare, però, fino all'86'. Ma se questa finale è per tutti la “Five Minute Final” un motivo ci sarà. E quel motivo comincia quando nessuno più se l'aspetta.
Da 0-2 a 2-2 – Steve Coppell disegna una punizione che trova sul primo palo la torre di Martin Buchan. Il difensore prolunga verso il compagno di reparto Gordon McQueen, arrivato ai Devils dai grandi rivali del Leeds (lascerà solo nel 1985 dopo 228 presenze) che segna il più facile dei gol. Ora i Gunners hanno paura, e i Devils ci credono. Coppell alza un altro cross verso l'area, McIlroy, il nordirlandese con 341 presenze in 10 anni allo United, controlla nello stretto. Evita l'intervento prima di O'Leary, poi di Young. Jennings, il portiere dell'Arsenal, anche lui dell'Ulster, gli esce incontro ma McIlroy lo anticipa per una frazione di secondo e la mette nell'angolino: 2-2. “E' McIlroy, è ancora McIlroy” grida John Motson, leggendario telecronista della BBC.
Il gol vittoria di Sunderland – A quel punto, Brady ha un obiettivo solo, “lanciare la palla il più lontano possibile per impedire che ci segnino ancora”. Ed è proprio Brady a prendere palla e scattare ancora in avanti, prima di lanciare Rix, che ha ancora abbastanza energia per una corsa verso la bandierina del calcio d'angolo. “E' stato un passaggio fondamentale” dirà Neill, “perché invece di passargliela sui piedi, l'ha costretto ad accelerare per raggiungere la palla”. Con i tifosi dell'Arsenal ancora con la testa fra le mani, e la curva dello United, dalla parte opposta del campo, ancora nel pieno della festa per l'inatteso pareggio, Rix traccia un cross di prima verso la chioma folta di ricci naturali di Alan Sunderland. Quel traversone, spiegherà, è il frutto dei lunghi allenamenti con Don Howe, uno dei migliori assistant coach nella storia del calcio inglese, fondamentale per il double dei Gunners di Bertie Mee nel 1971, braccio destro di Ron Greenwood, Bobby Robson e Terry Venables sulla panchina della nazionale inglese e, dopo tre stagioni da manager dell'Arsenal, artefice del successo della “crazy gang” del Wimbledon di Bobby Gould in 1988. “Ripenso sempre a quello che mi diceva Howe” ha raccontato Rix, “più sei vicino alla riga di fondo, più devi pensare di eliminare il portiere col tuo cross”. Ed è proprio questo che succede. Bailey sbaglia completamente il tempo e si vede scavalcato dalla palla, mentre Sunderland si allunga e firma il gol della vittoria. “E' stato come vincere al totocacio salvo accorgerti poi che non avevi giocato la schedina” commenta McIlroy. “E' stato come essere condannato a morte, venire graziato all'ultimo minuto, uscire dal tribunale ed essere investito da un autobus” analizza non senza qualche concessione all'esagerazione e alla retorica Lawrie McMenemy negli studi della BBC.
Che fine ha fatto la coppa? – “La sera prima della finale” ha raccontato l'anno scorso Sunderland al Daily Mail, “un tifoso dell'Arsenal ci ha aspettato fuori dall'albergo e ha dato a tutti un dollaro d'argento come portafortuna: io ho ancora il mio!”. La sua fortuna, però, è finita insieme alla sua carriera, chiusa a 36 anni. È passato attraverso un divorzio e un divieto di guidare che gli ha tolto opportunità di continuare come coach. Così, dopo vari lavori, ha scelto di cambiare vita e, nonostante i suoi tre figli in Inghilterra, ha deciso di stabilirsi a Malta in quella che era la sua casa per le vacanze. “Qui almeno la vita è più facile e c'è il mare”. La sera di quel 12 maggio 1979, nello spogliatoio dell'Arsenal scorrono fiumi di champagne. Il trofeo è raramente davvero asciutto nel corso del weekend. Nemmeno quando Neill lo riporta a casa. Sua figlia, infatti, guarda la coppa senza troppa convinzione: “Cos'è quella roba vecchia?” gli chiede. Non passa molto tempo che l'FA Cup finisca nella piscina dei vicini.