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Andrea Pirlo lascia il calcio a 38 anni: grazie Professore, di tutto

A 38 anni Andrea Pirlo appende le scarpette al chiodo: “Tornerò in Italia già a dicembre, è inutile continuare: arriva il momento in cui capisci”. In carriera ha vinto tutto e ripetutamente, con il gioiello del Mondiale 2006 incastonato in una carriera perfetta. “Ora alleno? No, starò a casa con la mia famiglia”
A cura di Alessio Pediglieri
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Ciao Andrea Pirlo, e grazie. Grazie di averci regalato oltre un ventennio di giocate speciali, di emozioni in campo, di gioie per gli occhi e per il cuore. Al di là dei colori di una maglia, del tifo per uno stemma, Andrea Pirlo ha rappresentato per tutti gli amanti di questo sport, semplicemente il calcio. E oggi a 38 anni suonati, anche il Professore ha deciso di non impartire altre lezioni, salutare tutti e farsi di lato. Con la stessa eleganza con cui ha accarezzato i palloni in giro per l'Italia, l'Europa e il Mondo, vincendo tutto ciò che c'era da vincere.

L'Addio del Professore

Un silenzio fragroso

Non farà certo rumore come Francesco Totti, ma l'addio al calcio giocato da parte di Andrea Pirlo ha la stessa forza di quello del capitano giallorosso. E se non avrà uno stadio al completo ad applaudirlo, una colonna sonora che riecheggia in tutto lo stadio e telecamere che lo riprendono da ogni angolazione, il suo addio suona forte e chiaro. E da oggi il calcio ha perso qualcosa di importante.

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La consapevolezza

Si sapeva che il momento sarebbe arrivato, e lo sapeva anche il Professor Pirlo che ha imparato la lezione più importante: "Rientrerò in Italia già a dicembre. A 38 anni è giusto dare spazio ai ragazzi. Ti rendi conto da solo che è arrivato il momento. Ogni giorno hai problemi fisici, non riesci più ad allenarti come vorresti perchè hai sempre qualche acciacco".

Il segno di Pirlo nel calcio

Tutti i successi di Pirlo

In carriera Andrea Pirlo ha vinto tutto, risultando insostituibile sia con i suoi club che con la Nazionale: sei scudetti, due Coppe Italia, due Champions League e naturalmente il Mondiale del 2006 in Germania, un secondo posto con la Nazionale di Prandelli agli Europei del 2012 in Polonia e Ucraina, un bronzo olimpico (Atene 2004) e un Europeo Under 21 (Slovacchia 2000) risultando il miglior giocatore e il capocannoniere del torneo grazie a due rigori e alla punizione decisiva nella finale contro la Repubblica Ceca.

l'eredità della ‘maledetta'

Il ‘Professore' ha lasciato ai posteri oltre alle pennellate in mezzo al campo anche la "maledetta". Un'eredità che in molti hanno già provato a raccogliere e che al momento nessuno è in grado di ripetere: un tiro ‘a tre dita' che ha migliorato l'invenzione nata dalla potenza di Roberto Calros. Una punizione che ha inserito Pirlo tra i migliori realizzatori di sempre su calcio piazzato.

Una carriera straordinaria

Dalla periferia a Berlino

Nel mondo del calcio ha iniziato dal gradino più basso, in periferia, per poi crescere di anno in anno nutrendo il proprio talento di giie e di dolori, imparando a conoscersi, sfruttando le proprie debolezze e trasformandole in punti di forza. Così, in carriera, Pirlo è riuscito a gestirsi al meglio, sempre. Soprattutto nei momenti di difficoltà, superandoli e spingendosi sempre oltre.

L'intuizione a centrocampo

L'unico reale fallimento è rimasta la sua parentesi all'Inter, dove il Pirlo regista non viene compreso né sfruttato. Eppure a Brescia nel 2001 l'intuizione vincente arriva già con Carletto Mazzone, che lo arretra a centrocampo. Un' idea poi confermata da un altro Carlo, Ancelotti, nel Milan capace di trionfare per due volte in Europa. In rossonero resta un decennio prima di andare via (clamorosamente) gratis nel 2011 alla Juventus, dove contribuirà alla rinascita bianconera.

Il Mondiale da Professore

Poi, la partenza per gli States, l'avventura nel calcio dorato degli USA in un ambiente in cui il ‘soccer' era visto ancora con diffidenza. Ma che Pirlo ha saputo destare dal torpore regalando perle assolute anche oltreoceano. In mezzo a tutto ciò, il capolavoro in terra tedesca nel 2006, dove gioca una Coppa del Mondo da dominatore: il gol che sblocca il match inaugurale col Ghana, l'assist "no look" a Grosso nell'epica semifinale con i padroni di casa e uno dei rigori della trionfale lotteria dal dischetto nella finalissima con la Francia.

Il futuro di Pirlo

Nessuna panchina all'orizzonte

Come molti suoi ex compagni oggi il passo successivo sembra obbligato: sedersi in panchina e iniziare una nuova avventura, da allenatore. Ma per Pirlo al momento tutto è ancora troppo prematuro: "Non lo so ancora. Se penso ad allenare? Non è detto che siccome sei stato un buon giocatore puoi farlo. Devi essere predisposto e avere la prova del campo. Deve scattarti la scintilla. A me non è ancora scattata"

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